Scritta da: Andrea Cocco
in Poesie (Poesie personali)
Non contando passi d'altri,
non sublimando spemi o disii
s'avvista la spiaggia dorata,
essa docile alle onde si cede
mentre naufraga la mia mesta regata.
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Non contando passi d'altri,
non sublimando spemi o disii
s'avvista la spiaggia dorata,
essa docile alle onde si cede
mentre naufraga la mia mesta regata.
Quest'età
della lacerazione civile
non è un'età
per la poesia
e simili:
appena qualcosa sta
per essere scritto
è
come se
fosse scritto
sul retro
di necrologi
per questo anche
le mie poesie
sono così amare
(e quando mai – del resto – non lo
sono state? )
e sono
– soprattutto –
anche
così
poche.
Sono una stupida, per di più una donna stupida
Sono la madre, la fertilità, la terra
La creatrice, procreatrice
Di quelli che ti dicono, puttana!
Intellettuali dotti, ridotti
Uomini dalle parole vanitose,
Untuose, suntuose, mostruose
Sono parole di uomini
Parole di questi tempi, di questi giorni
Parole usate ieri, vanno bene anche per domani
Il mondo è fatto sempre di contemporanei
Di scrittori, di filosofi, scienziati,
Poi ci sono i cantautori e i poeti!
Oh, sì i poeti!
Sono quelli che hanno gli animi mobili, nobili
Cadono in facile sublimazione,
Hanno le voci sommesse
Si commuovono dalle proprie parole,
Quando i loro versi sono,
Declamati, misurati, recitati, sviscerati,
Sono quelli che tengono i fogli nel cassetto
Che hanno un desiderio segreto,
Denudare l'anima Narcisa,
Senza provare alcuna vergogna
I poeti non scrivono per se stessi,
Ma per voi gente comune,
E se non avete capito niente
Perché sono versi concettuali
E io che sono una donna stupida
Ogni tanto scrivo dei versi.
Come un fiume in piena,
Così i pensieri stravolgono
L'argine della mia consapevolezza
La saliva serve come colla
Per attaccare ogni parola
Viaggio nello spazio, coincido con il tempo
Incontro un artista di strada e un nuovo amore
Ma non ci sono eroi e modelli da plasmare
Trovo la strada per una galassia lontana
Osservo dall'alto una pianura desolata.
Sogno le stelle di un cielo di mare
E una brezza salina a spolverare
Il mio volto di cera
Spento e immobile.
Accenderò un fuoco stasera
E tra il suo fumo
Emigrerò con la mia anima.
Durerà solo un attimo
Ma sarà bello e ci credo già.
Buttare,
tutto dietro,
gettare
i cattivi
pensieri,
fregarsene;
ma
la
vita
rimasta,
è tua,
solo tua;
non c'entrano,
altri;
e vado per il mio cammino,
chiaro, scuro,
mentre
il passato,
mi segue come un ombra,
unico,
vero amico.
Quand'egli impallidì una sera, e la voce
tremante
sul nascere di un suono si spense
all'improvviso;
quando i suoi occhi alzando la palpebra
bruciante
mi presero d'un male da cui lo pensai
preso;
quando i suoi tratti più struggenti, ardore
d'un fuoco che non può mai
declinare
mi s'impressero vivi in fondo al cuore,
lui non amava: ero io ad amare.
Il termine, la vetta
di quella scoscesa serpentina
ecco si approssimava,
ormai era vicina,
ne davano un chiaro avvertimento
i magri rimasugli
della tappa pellegrina
su alla celestiale cima.
Poco sopra
alla vista
che spazio si sarebbe aperto
dal culmine raggiunto...
immaginarlo
già era beatitudine
concessa
più che al suo desiderio, al suo tormento.
Sì l'immensità, la luce
ma quiete vera ci sarebbe stata?
Lì avrebbe la sua impresa
avuto il luminoso assolvimento
da se stessa nella trasparente spera
o nasceva una nuova impossibile scalata...
Questo temeva, questo desiderava.
Il fluido, il vago, l'implacabile
volto spacca le trame a metà
"ma guardami stasera, io porto
gli anni inattesi, una densità
di cielo caduto addosso"
non c'è parola che non risuoni
in altro modo. Non c'è.
Finirà tutto in quell'andare
barcollante, in cerca.
Su questo muro d'ombra
Su questa tomba degli anni
Su questa grata di nere parole
Una mano di luce
Come un miracolo
Come un lampo improvviso
Come un fiordaliso sul vetro
Essere puri
Questo è il segreto.