Non Voglio Più pensare A Domani; che venga pure, che passi, non voglio più pensare, a domani, alle sue frottole, alle promesse mancate; alle delusioni; non voglio più aspettare domani; alle cose che non vanno; alzare le spalle, e solo, proseguire la mia strada.
Crepuscolo, quando le streghe, vagano, nei cieli a cavallo d'una scopa; notte, e mille sortilegi, sono possibili; silenzio immenso, occhi piccoli; alle porte del sonno, del sogno.
Non contando passi d'altri, non sublimando spemi o disii s'avvista la spiaggia dorata, essa docile alle onde si cede mentre naufraga la mia mesta regata.
Quest'età della lacerazione civile non è un'età per la poesia e simili: appena qualcosa sta per essere scritto è come se fosse scritto sul retro di necrologi
per questo anche le mie poesie sono così amare (e quando mai – del resto – non lo sono state? ) e sono – soprattutto – anche così poche.
Sono una stupida, per di più una donna stupida Sono la madre, la fertilità, la terra La creatrice, procreatrice Di quelli che ti dicono, puttana!
Intellettuali dotti, ridotti Uomini dalle parole vanitose, Untuose, suntuose, mostruose Sono parole di uomini Parole di questi tempi, di questi giorni Parole usate ieri, vanno bene anche per domani Il mondo è fatto sempre di contemporanei Di scrittori, di filosofi, scienziati, Poi ci sono i cantautori e i poeti!
Oh, sì i poeti! Sono quelli che hanno gli animi mobili, nobili Cadono in facile sublimazione, Hanno le voci sommesse Si commuovono dalle proprie parole, Quando i loro versi sono, Declamati, misurati, recitati, sviscerati, Sono quelli che tengono i fogli nel cassetto Che hanno un desiderio segreto, Denudare l'anima Narcisa, Senza provare alcuna vergogna
I poeti non scrivono per se stessi, Ma per voi gente comune, E se non avete capito niente Perché sono versi concettuali E io che sono una donna stupida Ogni tanto scrivo dei versi.
Come un fiume in piena, Così i pensieri stravolgono L'argine della mia consapevolezza La saliva serve come colla Per attaccare ogni parola Viaggio nello spazio, coincido con il tempo Incontro un artista di strada e un nuovo amore Ma non ci sono eroi e modelli da plasmare Trovo la strada per una galassia lontana Osservo dall'alto una pianura desolata.
Sogno le stelle di un cielo di mare E una brezza salina a spolverare Il mio volto di cera Spento e immobile. Accenderò un fuoco stasera E tra il suo fumo Emigrerò con la mia anima. Durerà solo un attimo Ma sarà bello e ci credo già.
Buttare, tutto dietro, gettare i cattivi pensieri, fregarsene; ma la vita rimasta, è tua, solo tua; non c'entrano, altri; e vado per il mio cammino, chiaro, scuro, mentre il passato, mi segue come un ombra, unico, vero amico.
Quand'egli impallidì una sera, e la voce tremante sul nascere di un suono si spense all'improvviso; quando i suoi occhi alzando la palpebra bruciante mi presero d'un male da cui lo pensai preso; quando i suoi tratti più struggenti, ardore d'un fuoco che non può mai declinare mi s'impressero vivi in fondo al cuore, lui non amava: ero io ad amare.