Scritta da: BoscoInside
in Poesie (Poesie personali)
Orgoglio
Proiezioni mentali di metafisiche scadute
l'orgoglio è una stampella vuota.
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Proiezioni mentali di metafisiche scadute
l'orgoglio è una stampella vuota.
E i muscoli tutti,
rinvigoriranno tra fango e foglie secche,
tra pioggia e vento di maltempo.
Respiro... Respiro... respiro...
Respiro... respiro... Vivo...
Lacrima.
Controverse visioni di un mondo che non fu mai
giacenze di grano vuote come elementi primordiali
il fuoco e l'acqua
nasce da me l'essere io.
Il sole mi chiese se quelle erano sedie volanti,
e io nello stesso giorno
forse senza neanche pensarci,
guardando gli aquiloni vicino le montagne
con gli occhi di un vecchio stanco
stanco sì, ma molto fantasioso
più di un bambino,
risposi sì
eran proprio sedie volanti.
Il mio pensiero
ed ogni battito del mio cuore
è un soffio leggero per te
per accarezzarti
per sentirti vicino a me.
Un soffio leggero
e son lì con te.
È tutto così, come in un quadro
immensamente infinito di bellezza
come tutte le opere d'arte
ognuna con la propria magia
il proprio tempo
la propria storia che l'avvolge di un antico e commosso sorriso malinconico
perso in un tempo che fu
come vecchie foto di persone viste
distratte
di storie intrise di paure, passioni, odi, amori, incomprensioni...
vi rendo omaggio io... a voi che sapete di me.
Chiudo gli occhi commossi
e una lacrima timida
riesce a fuggire da quest'occhi che non videro nulla di tutto ciò.
a tutti i nonni e le persone che non poterono.
È l'essere me stesso
recluso in ergastoli senza grazia alcuna
raggi filtrati da sbarre mentali
di pensieri ottusi e duri a cadere,
ostili al dimenticare,
troppo forti a queste radici così profonde
che hanno un nome e un volto d'angelo cattivo eppur angelo
mio amor.
Mi sento anch'io parte di loro,
di quelli che ho davanti.
Ma è cosa breve e controllata.
Giusto il tempo di calare del sipario.
E non appena sono qui
smetto la maschera da scuro carnevale.
Mi guardo intorno un attimo,
così
tanto per far girare gli occhi.
Non c'è più niente che io non conosca
di questo camerino.
E non ho più curiosità da soddisfare.
Sto fermo come un palo
ad aspettare chi busserà alla porta per dirmi che tocca a me di nuovo.
E nemmeno me ne accorgo
che sono già dove ero prima.
Di nuovo in scena
a recitare la parte di uno che sta male.
Che poi mi viene così naturale
perché non è un mio recitare.
È dire come sto davvero,
davanti agli altri
invece che sentirlo e basta.
Come quando sono solo.
Hanno spostato avanti il sabato di un giorno
per far partecipare la popolazione
al grande evento della passerella.
C'è il vanto giù in paese
con la divisa da potente,
che passeggia per la via di centro.
Quella più frequentata
dalle monture da ossequianti
con i corpi di lecchini dentro.
Va lento in mezzo alla promenade (per un giorno)
con la bella di turno in tenuta elegante
che gli tiene il braccio
e guarda il vuoto.
Si scaldano i cuori,
si scatena l'invidia
nel vederli passare
e ripassare.
"Kindly requested"
Ai tavolini dei bar
i camerieri di turno
corrono lenti.
Tengono vuoti i posacenere da segnali neri di fumo
e pieni i bicchieri da liquori rossi di rabbia.
La pulizia per i locali del centro
è un vanto.
Come quello che passa e ripassa.
Locali di democrazia
per chi ha soldi da gettare
come mance da lasciare.
Un po' più in là
ma molto lontano
quattro divise straccione
sognano di stracciare le divise buone.
"... Ma passiamoci sopra..."
Chissà quante volte lo abbiamo pensato
sia tu che io.
E ci siamo passati sopra.
Alle nostre bugie,
Alle nostre "altre storie".
Ai "potrei dire"
ed ai "non devo dire".
Ci siamo passati sopra.
Ai quando ed ai perché.
Ci siamo schiacciati.
Tu ed io.
Ed alla fine siamo stati entrambi schiacciati.