Poesie inserite da Alexandre Cuissardes

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Scritta da: Alexandre Cuissardes

Anticipo

Hai preparato per anni il tuo lasciare casa.
Hai convinto te stesso,
gli amici ed anche il vostro cane
che era la cosa giusta.
Ogni giorno eri ai nastri di partenza,
sempre pronto,
ma per il giorno dopo.
Quando lei se n'è andata
non hai accettato di essere lasciato.
Non hai accettato quel colpo a tradimento.
Ma lei ha fatto tutto in silenzio
non ha detto niente a nessuno,
solo lei e l'altro sapevano.
Ai depositari del tuo segreto poco importa di come è andata la cosa.
L'unico a meravigliarsi è il cane
che ha visto andare lei e non tu.
Ma ci farà caso per poco.
Sa che neppure con te morirà di fame.
Composta sabato 24 ottobre 2015
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    Scritta da: Alexandre Cuissardes

    Ditkon effe

    Te la scattai con gli occhi
    e le dita messe a cornice
    quella foto con le nostre figure
    ed il futuro che già spariva sullo sfondo.
    Ma la scattai quel giorno.
    Per questo è ancora qui,
    vive con noi,
    nelle nostre teste.
    Ma a me non sembra vera.
    Almeno
    io non mi ci vedo.
    Come se l'avessi scattata
    a qualcun altro.
    Composta sabato 24 ottobre 2015
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      Scritta da: Alexandre Cuissardes

      L'appuntamento immaginato

      Vorrei che mi accogliessi
      come se non fossi mai partito,
      ma ci fossimo salutati la sera prima
      dandoci appuntamento per il giorno dopo.
      Vorrei che non me lo chiedessi
      perché me ne sono andato,
      perché ci siamo persi,
      ma che ci abbracciassimo stretti a lungo.
      Vorrei sentire la pelle di te cresciuto,
      così diversa da com'era quando me ne andai.
      E vorrei finalmente poter piangere sulla tua spalla
      e sentire le tue lacrime sui miei capelli.
      Ma sono davanti alla porta di casa tua,
      è chiusa.
      Sono venuto da lontano nel tempo,
      e sono così stanco.
      Non ho il fiato per chiamare,
      chiedere di te a qualcuno.
      E non ho cuore per pensare che non vuoi aprirmi
      e non ho testa per cercare soluzioni.
      Sono sperso.
      Composta sabato 24 ottobre 2015
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        Scritta da: Alexandre Cuissardes

        I sassi salati in tasca

        Ho una casa sul mare,
        che porto sempre con me.
        La tengo nella tasca sinistra della giacca da vivo,
        nella destra ho la chiave.
        Quando il mare è brutto
        la tasca si bagna.
        Distendo la giacca da vivo ai fili da panni del giardino della casa sul mare.
        Nelle mie condizioni
        è un peso che mi costa molto portare
        e mi capita sempre più spesso di dovermi fermare,
        disteso a riprendere fiato nella stanza più buia della mia casa sul mare.
        Ad aspettare
        che si attenui il dolore che mi dà la mia larga ferita nel cuore.
        Aveva due chiavi di casa la nostra casa sul mare.
        Ho seppellito la tua,
        perché tu non possa trovarla
        perché tu non possa tornare.
        Anche se a te per entrare non serve la chiave.
        Lo sento
        quando mi stendo sul letto e ti lascio sfogare,
        mia larga ed eterna ferita nel cuore.
        Composta sabato 17 ottobre 2015
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          Scritta da: Alexandre Cuissardes

          Le due famiglie e un figlio

          Mio padre scrive molto
          ma mia madre non legge mai.
          Mia madre cucina sempre
          ma mio padre mangia fuori.
          Lui la notte dorme male,
          ma ha tutto il letto a disposizione.
          Dorme spesso di traverso,
          a seconda dell'umore.
          O forse
          perché vuole essere sicuro
          che nessuno gli si metta accanto.
          Deve alzarsi presto al mattino
          quando rientra mia madre.
          Si incontrano sulle porta.
          Lui esce e le dà la buona notte,
          lei entra e gli dà il buongiorno
          io
          è da molto che non saluto nessuno dei due,
          non mangio quello che cucina mia madre,
          non leggo quello che scrive mio padre.
          Non sento la loro mancanza,
          mi pesa la loro presenza.
          Composta giovedì 15 ottobre 2015
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            Scritta da: Alexandre Cuissardes

            35meno

            Lo sai che se mi guardo,
            come sto facendo adesso
            seduto a vestirmi
            di prima mattina,
            vedo due gambe stanche,
            stanche di portarmi addosso.
            E sento l'odio di una schiena costretta a stare dritta,
            sempre sugli attenti,
            anche per chi attento non lo è mai stato troppo.
            Vedo la mia pelle lenta,
            fatta di più età.
            Le piccole vene che salgono in superficie.
            E non mi serve il documento
            per darmi gli anni che ho.
            Ma subito mi viene da guardare chi mi dorme accanto.
            Coperto dal lenzuolo respira un corpo con la pelle di velluto
            venuto in vita quando io ero già quasi stanco della mia.
            In lei c'è il meglio del meglio che abbia avuto
            ed anche sognato.
            È in una sola donna.
            In una donna che sembra trovare tutto in me
            anche se io in me non trovo quasi niente.
            In una donna che mi riempie di affetto
            di attenzioni,
            mi chiama il suo tesoro.
            Una donna che fra non molto mi sorriderà il buongiorno,
            e da quel momento in poi io sentirò il suo abbraccio,
            il suo profumo,
            la sua presenza.
            E mi sentirò "in due".
            Che poi per lei sia tutto vero,
            che sia così matta da pensarlo,
            crederci,
            o che tutto questo sia finto
            e sia io il matto a vedere tutto vero,
            è sempre il più bel buongiorno che potessi mai cercare
            e soprattutto meritare.
            Composta sabato 10 ottobre 2015
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              Scritta da: Alexandre Cuissardes

              Le riflessioni del custode di cuori

              Sento dentro di me ogni battito del cuore d'altri,
              per tutto il tempo della loro vita.
              E se sono sfinito
              è perché ho le loro stanchezze.
              Quando ho vigore è per aiutarli nel loro fare.
              Sorrido delle loro emozioni
              e mi spengo nelle loro tristezze.
              Quando amano mi faccio da parte,
              sarei inopportuno.
              Un cuore in più.
              Quando odiano amo il loro odio,
              lo condivido,
              perché sono cuori buoni e giusti,
              hanno di certo le loro ragioni per odiare,
              ma sono spesso perdenti,
              destinati al crepacuore.
              Vivo della loro vita
              e sento quando si fermano per sempre
              e mi danno riposo
              ed ansia,
              dolore di lutto.
              E lasciano posto ad un cuore nuovo.
              Che prima o poi arriverà.
              Composta sabato 10 ottobre 2015
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                Scritta da: Alexandre Cuissardes

                Il pezzo di luce

                Porto sempre con me un pezzo di specchio,
                per vederci il mondo dentro
                o vederci me.
                Per guardarmi il colore del fiato
                o per tenermelo davanti al viso
                con gli occhi chiusi,
                e scommettere con me che non li aprirò
                chissà per quanto tempo.
                E perdere,
                perché per quanto tempo non li aprirò io lo so,
                o forse no.
                Porto sempre con me un pezzo di specchio
                per potermi incidere la fine rossa
                quando sarò stanco di vedermi e di vedere
                e di perdere le mie scommesse,
                che vinca o perda.
                Composta sabato 10 ottobre 2015
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                  Scritta da: Alexandre Cuissardes

                  Il nulla elevato a troppo

                  Citano poeti e pensatori,
                  pezzi di romanzi,
                  idee degli altri e sogni infranti.
                  Del loro
                  ci mettono il tempo passato a leggere,
                  qualche virgola,
                  tre o quattro povere parole.
                  Una tessera,
                  forse si,
                  qualche simpatia non dichiarata
                  ma fatta capire.
                  Ed alla fine si definiscono intellettuali.
                  Composta sabato 10 ottobre 2015
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                    Scritta da: Alexandre Cuissardes

                    Bentornati maltornati

                    A quelli che la sera tornano a casa tranquilli
                    perché convinti di avere fatto il loro dovere,
                    di avere eseguito ordini,
                    applicato regole giuste,
                    e di avere per questo agito bene e nell'interesse di tutti,
                    o che si sono semplicemente tappati il naso,
                    cosa possono augurare quelli che della loro ipocrisia fanno le spese?
                    Di non tornare a casa,
                    o di tornarci e non trovare più la casa,
                    oppure di ritrovare la coscienza perduta?
                    Composta sabato 10 ottobre 2015
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