Poesie inserite da Alexandre Cuissardes

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Scritta da: Alexandre Cuissardes

Un figlio in poche parole

Ogni mattina ti do il buongiorno,
ti prendo la mano per portarti a scuola.
Ascolto il tuo brontolare
e ti tiro un po' per non farti fare tardi.
Ti lascio con un abbraccio
e faccio volare il tempo
per trovarmi dopo un solo attimo di nuovo lì al cancello,
ad aspettarti
e siamo ancora insieme,
tu col tuo diario del giorno
ed io a raccontarti solo buoni fatti.
Ceniamo scherzando.
Poi ti bacio per la buonanotte
e mi addormento subito.
Ho fretta di sognare che sia stato tutto vero
e che domani sia come oggi.
Composta lunedì 28 settembre 2015
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    Scritta da: Alexandre Cuissardes

    Il salto d'ottobre

    Sento quell'odore.
    Sono i giorni di novembre,
    quelli che non hanno data.
    Che non ti fanno spalancare gli occhi
    perché il freddo non ti geli lo sguardo.
    Sono i giorni di novembre,
    quelli che ci zoppichi sopra
    perché sono segnati col gesso per terra
    da bimbi pittori.
    Il novembre del tuo ieri ci saltellavi dentro,
    ma era cento anni fa.
    Composta domenica 27 settembre 2015
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      Scritta da: Alexandre Cuissardes

      Destinatario mancato

      Il vento fa il postino
      ma nessuno mi scrive sulle foglie.
      Ho mucchi di foglie davanti al mio posto a sedere.
      Ho un muro di posta non scritta
      davanti al mio posto a sedere.
      Non vedo niente,
      non vedo oltre,
      ma non importa.
      Aspetto il vento spazzino
      che porti via tutto
      e lasci il vuoto
      per il prossimo vento postino.
      Composta venerdì 25 settembre 2015
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        Scritta da: Alexandre Cuissardes

        La recita dal vero

        Mi sento anch'io parte di loro,
        di quelli che ho davanti.
        Ma è cosa breve e controllata.
        Giusto il tempo di calare del sipario.
        E non appena sono qui
        smetto la maschera da scuro carnevale.
        Mi guardo intorno un attimo,
        così
        tanto per far girare gli occhi.
        Non c'è più niente che io non conosca
        di questo camerino.
        E non ho più curiosità da soddisfare.
        Sto fermo come un palo
        ad aspettare chi busserà alla porta per dirmi che tocca a me di nuovo.
        E nemmeno me ne accorgo
        che sono già dove ero prima.
        Di nuovo in scena
        a recitare la parte di uno che sta male.
        Che poi mi viene così naturale
        perché non è un mio recitare.
        È dire come sto davvero,
        davanti agli altri
        invece che sentirlo e basta.
        Come quando sono solo.
        Composta martedì 8 settembre 2015
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          Scritta da: Alexandre Cuissardes

          Il sabato del villaggio visto da un poveraccio

          Hanno spostato avanti il sabato di un giorno
          per far partecipare la popolazione
          al grande evento della passerella.
          C'è il vanto giù in paese
          con la divisa da potente,
          che passeggia per la via di centro.
          Quella più frequentata
          dalle monture da ossequianti
          con i corpi di lecchini dentro.
          Va lento in mezzo alla promenade (per un giorno)
          con la bella di turno in tenuta elegante
          che gli tiene il braccio
          e guarda il vuoto.
          Si scaldano i cuori,
          si scatena l'invidia
          nel vederli passare
          e ripassare.
          "Kindly requested"
          Ai tavolini dei bar
          i camerieri di turno
          corrono lenti.
          Tengono vuoti i posacenere da segnali neri di fumo
          e pieni i bicchieri da liquori rossi di rabbia.
          La pulizia per i locali del centro
          è un vanto.
          Come quello che passa e ripassa.
          Locali di democrazia
          per chi ha soldi da gettare
          come mance da lasciare.
          Un po' più in là
          ma molto lontano
          quattro divise straccione
          sognano di stracciare le divise buone.
          Composta sabato 19 settembre 2015
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            Scritta da: Alexandre Cuissardes

            Lo schiaccia cuori

            "... Ma passiamoci sopra..."
            Chissà quante volte lo abbiamo pensato
            sia tu che io.
            E ci siamo passati sopra.
            Alle nostre bugie,
            Alle nostre "altre storie".
            Ai "potrei dire"
            ed ai "non devo dire".
            Ci siamo passati sopra.
            Ai quando ed ai perché.
            Ci siamo schiacciati.
            Tu ed io.
            Ed alla fine siamo stati entrambi schiacciati.
            Composta sabato 19 settembre 2015
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              Scritta da: Alexandre Cuissardes

              Insoliti ignoti

              Duro mestiere
              il mestiere degli eroi.
              Quelli destinati a non morire mai,
              neppure dopo morti.
              Ad essere marmo scolpito
              in piedi in mezzo ai giardinetti,
              bersaglio di palloni e di piccioni,
              o nelle piazze
              in mezzo a traffico e bestemmie.
              Sporchi di fumi di modernità,
              graffiati da "ti amo"
              e cretinate nuove o vecchie.
              Oppure a stare appesi,
              diventati quadri,
              in una lunga galleria.
              Ad osservare gente un po' distratta
              che ne guarda uno ogni tanto
              giusto per dire che c'è stata.
              Un nome da citare
              il giorno di una ricorrenza.
              Magari messa su per fare un po' di folla.
              Per scriverci qualcosa sul giornale
              la mattina dopo.
              "Ieri lui c'era e parlò alla folla plaudente".
              Tenuti appena a mente sul momento
              per poterli raccontare da chi vuol farli stare per forza dalla parte giusta,
              cioè la sua.
              Ridotti a piccoli
              se sono stati grandi
              o fatti grandi
              anche se gente da niente.
              Usati per distrarre,
              per unire
              o per dividere.
              Tirati in ballo senza aver dato alcun permesso
              da gente che spesso neppure se li fila.
              Che attinge a piene mani dalla storia
              solo perché sa
              che non potranno mai smentire.
              Così va
              il dopo la fine degli eroi.
              Composta domenica 6 settembre 2015
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