Poesie inserite da Alexandre Cuissardes

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Scritta da: Alexandre Cuissardes

La parata apparecchiata

Tengono la testa china
le bandiere dei generali per diritto.
Vola piano sulle teste ornate
l'aria che puzza di fumo e di paure.
Alte uniformi
per i nani di cuore
e di testa.
Basta guardare attraverso un bicchiere per vederli giganti
o mostri potenti.
Basta vuotarlo il bicchiere
per sentirsi giganti
o mostri potenti.
E domani
al risveglio da una notte da svegli
chi riesce ad alzarsi prometterà di non bere più,
ma lo farà a se stesso,
in silenzio,
sapendo di non poter mantenere.
Composta mercoledì 18 novembre 2015
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    Scritta da: Alexandre Cuissardes

    Dal buco nell'armadio

    Hai preso in fretta gli abiti di ogni giorno,
    li hai messi alla rinfusa nelle valigie buone.
    Nient'altro
    neppure la foto di quel bimbo
    non più mio né tuo.
    Forse,
    con comodo
    ritornerai più avanti.
    Forse.
    Stai a testa bassa,
    per non vedere il resto,
    per non guardarti intorno.
    Io ti vedo,
    anche se tu non vedi me,
    e ti fotografo con gli occhi.
    Le ultime prese,
    l'ultimo viaggio.
    Mi sembri imbarazzata,
    o forse sono io.
    Intanto chiama un clacson dalla strada.
    È un suono che ricordo,
    quello di tante sere.
    L'amica,
    spesso i colleghi.
    Lavoro,
    cene,
    cinema e caffè.
    Gente diversa
    ma tutta con lo stesso clacson.
    Adesso suona tre volte,
    non più una.
    Ha titolo per farlo,
    non è più solo un amante.
    Ti ho dato il tempo per capirti dentro,
    ma credo l'abbia usato per capire meglio lui.
    E visto il risultato
    lo hai apprezzato.
    Composta mercoledì 18 novembre 2015
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      Scritta da: Alexandre Cuissardes

      I sorrisi del giorno rivestito a festa

      Stanno distesi ai fili in mezzo agli altri
      ad asciugarsi,
      quelli di famiglia.
      Ma si riconoscono fra i tanti.
      Hanno sempre le stesse macchie.
      Quelle che non se ne vanno.
      Non vengono mai troppo puliti
      i panni sporchi lavati in casa.
      Non ci si sforza più di tanto
      per far meglio.
      Chi passa dà un'occhiata
      e poi getta lo sguardo alla finestra sempre chiusa.
      Se proprio vuole commentare scuote un po' la testa
      e segue la sua strada.
      Lei,
      che da dentro vede tutto
      dice a mezza voce che pensasse a casa sua.
      E poi lo maledice.
      Ma è consapevole che è inutile negare.
      Lo sa per prima che volano sempre schiaffi fra le lavandaie,
      mentre lo sporco da levare
      sta fermo ad aspettare.
      A parlare,
      fumare,
      bere e bestemmiare.
      Ma è per buonsenso
      o chissà
      forse per resa
      che alla fine il risultato resta sempre quello.
      È meglio sputtanarsi fuori con chi passa
      che farsi troppo male dentro
      e fra le quattro mura
      solo per cercare di lavare lo sporco incancrenito
      che solo demolendo tutto forse si può far sparire.
      Fra un po' sarà domenica
      il giorno della tregua,
      per non avvelenarsi pure il cibo
      oltre che il sangue.
      Andranno tutti a messa
      coi vestiti tenuti solo per la festa,
      quelli da non lavare mai.
      Tirati fuori dal baule,
      giusto per il tempo necessario.
      E poi messi a riposo
      per rivestirsi da battaglia,
      fino al prossimo giorno da santificare.
      Composta sabato 14 novembre 2015
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        Scritta da: Alexandre Cuissardes

        Ho in mente la vita di ieri

        Se potessi
        camminerei all'indietro
        e tornato al punto di partenza
        amerei la prima.
        Lei che si arrese
        e mi lasciò scappare.
        Lei che si sperse per avermi perso,
        che pianse cosi tanto da spegnersi la vita.
        Lei che lasciò un diario
        invece di parlare.
        Ma troppo tardi.
        Composta martedì 17 novembre 2015
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          Scritta da: Alexandre Cuissardes

          Fatevi la carità

          Non ha né un nome vero né un cognome di facciata.
          Non ci sono foto di lei che corre.
          Nessuno ricorda di averla mai vista camminare.
          Non esce mai da quel suo cerchio finto.
          Sta quasi sempre in piedi a reggersi la testa,
          come se fosse il mondo.
          Qualcuno un po' la copre se fa freddo
          perché convinto che un suo starnuto
          provocherebbe davvero un terremoto.
          Solo di rado mette le mani in posa
          e fa finta di suonare il suo violino
          che manda suoni attraverso la sua bocca.
          A chi le dice che non suona niente
          lei gli risponde che è lui a non saper sentire.
          Ha una parola per tutti senza mai parlare.
          Legge le facce come fossero le mani,
          ma non si rabbuia se vede il male
          e non gioisce se vede la fortuna.
          Sono degli altri,
          non le sue.
          Lascia a tutti il dubbio,
          forse per farli ritornare
          e magari lasciare qualcosa in quel piattino.
          Composta sabato 14 novembre 2015
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            Scritta da: Alexandre Cuissardes

            Il padre di tuo figlio

            Solo tuo padre continua a vederti come sei stato
            non come sei diventato.
            Lo salva dalla realtà
            il suo cuore ignorante.
            Gli luccicano gli occhi quando parla di come eri,
            ma lo fa al presente,
            come fosse oggi.
            Come se aver fermato il tuo tempo
            fosse l'unico modo per far continuare il suo.
            Che sia matto
            o faccia finta,
            o che abbia ragione lui,
            quando mi ascolto anche io sto meglio.
            Almeno per quanto dura il suo parlare
            ti vedo anch'io come ti vede lui.
            Ma è molto dura risvegliarsi.
            Composta sabato 14 novembre 2015
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              Scritta da: Alexandre Cuissardes

              Guardando intorno con gli occhi stanchi

              Passano gli anni.
              Da sempre non fanno altro.
              E da qualcuno si fermano,
              a custodirgli a lungo la vita.
              Da altri volano e catturano,
              portano via
              come aquile,
              lasciando corpi vuoti,
              quattro stracci a terra
              e poca memoria.
              Passano gli anni,
              si siedono nelle osterie
              ad aiutare chi beve a bere di più
              e schiantare,
              perché di anni ne sprechi meno
              e li lasci tornare al tempo.
              Provvederanno le aquile.
              Sì,
              passano gli anni,
              e quando sai che erano tanti
              sono già passati.
              E sono stati pochi,
              sono mancati i migliori.
              Sei un corpo vuoto.
              La tua aquila è arrivata.
              Composta mercoledì 11 novembre 2015
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                Scritta da: Alexandre Cuissardes

                Alle parole, con le scuse

                Arrivo ad un punto in cui devo buttarvi fuori,
                anche se so che mi pentirò,
                avrò ripensamenti.
                Adduco mille scuse
                per fare,
                non fare o rimandare.
                La confusione,
                la mancanza di spazio.
                Il doverlo fare e basta.
                Ma poi perché.
                Io non lo so.
                O forse sì,
                è come un vomito liberatorio.
                E dopo vedere il vuoto
                dove prima c'era qualcosa
                che per quanto fosse poca o tanta
                era sempre troppo.
                Ma era un vomito,
                rimane il puzzo.
                Composta mercoledì 11 novembre 2015
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                  Scritta da: Alexandre Cuissardes

                  Bella di ieri

                  Si regge col filo di perle che le esce dal cuore spezzato.
                  Spezzato da un uomo che lei racconta come molto lontano negli anni.
                  Ma la versione del cuore è diversa.
                  Ha un bracciale a catena
                  lasciato dall'ultimo amante che le ha accarezzato il seno.
                  Dono dell'amore eterno di una notte.
                  Così dice lei.
                  Il rispetto del prezzo pattuito,
                  racconta il bracciale.
                  Parla come se fosse ancora in teatro,
                  anche davanti allo specchio.
                  Si piace o si odia,
                  a seconda dei giorni
                  o di come è stato il suo giorno passato,
                  dalla sera alla notte.
                  Le capita di pensare ad alta voce
                  a quanta della sua vita ha passato distesa
                  non per riposo,
                  e neppure per piacere.
                  Quando accade si siede,
                  chiude gli occhi e si accarezza il corpo di un'altra.
                  Composta sabato 24 ottobre 2015
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