La ragazza del paese stregato
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...una vera amicizia era evidente.
Mirta doveva badare al fratellino, un bambino sudicio e maleducato che giocava con una trottola, alla sorellina piccola e all'altra sorella che la chiamava per giocare a palla. A volte andava da loro, ma poi tornava subito accanto a me per non lasciarmi da solo.
Mi ero dunque innamorato di Mirta? Sì, fin dal primo momento. Ora però non era più un segreto e avrei voluto vivere insieme a lei in un mondo libero dalle convenzioni.
Intanto l'ostilità cresceva intorno a noi gelida, serrata. Un muro di silenzio, di sguardi inquisitivi di disapprovazione, di parole sussurrate ai crocicchi o nelle salette dietro le tendine delle finestre.
Quando ero insieme a lei fingevo di non accorgermene, quando ero solo mi voltavo agli sguardi troppo insistenti. Erano leggi ambigue quelle che dominavano il paese. Non erano scritte in nessun codice eppure tutti le seguivano ciecamente per timore, per superstizione, punendo i trasgressori con muti rimproveri e false benevolenze che creavano una disagevole inquietudine nei rapporti di tutti i giorni. In quanto a me, me ne infischiavo ma era di Mirta che mi preoccupavo. Avrebbe saputo resistere contro il giudizio di tutti? Con me, era un'altra faccenda. Io ... [segue »]
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