La ragazza del paese stregato
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...Mirta Finner di anni quindici".
"Di dov'è?"
"Di Vielle"
"Che cosa ha?"
"Non so bene... io..."
"è partita", afferma con tono glaciale, "già andata a casa".
"Ma non è possibile, è qui lo so, è ancora qui all'ospedale..." grido
"Terzo piano corsia di sinistra, ma fate presto perché l'orario delle visite sta per scadere".
Le scale, una rampa, una seconda. Un cartello bianco in alto sul quale spicca la parola i Piano. Salgo ancora.
Ho un lieve capogiro, le persone con il pigiama celeste che stanno a guardarmi, per un attimo le vedo come attraverso una lastra di vetro ondulato. Al terzo piano un lungo corridoio fino alla biforcazione Uomini-Donne.
Svolto a sinistra: stanze, stanze, aperte, chiuse. Di sfuggita colgo le espressioni dei volti all'interno. Donne vecchie, giovani, tristi, assonnate, bocche che ridono, che piangono, che mangiano... Il corridoio sta per finire, ancora due o tre camerate.
Improvvisamente sull'ultimo letto della numero ventotto, Mirta.
*****
Un guizzo flessuoso di chiaroscuri, sullo sfondo delle vetrate. Seminuda, al mio apparire si è infilata di scatto sotto le coperte e rimane immobile a guardarmi.
Appare più pallida, l'ambra della sua pelle raggiunge un tocco di perfezione ineffabile con un baby-doll nero a fiori rossi.
Mi avvicino. Ha ... [segue »]
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