Per dare onore al vero, devo dire che la visuale espressa da Marc'Antonio (E DALLA FRASE) pecca, malgrado le apparenze, di grande superficialità. E' una visione primitiva, direi "istintiva" delle cose riguardo alle delusioni (non solo d'amore, ma delusioni in genere). E mi spiego.
In ogni momento della nostra vita, noi VIVIAMO NOI STESSI, nel senso che filtriamo il mondo che ci circonda, ciò che ci accade, i rapporti con gli altri, insomma l'intero scenario sul quale esistiamo ed agiamo, attraverso noi stessi. Ciascuno vede il mondo, le persone, i sentimenti e le cose a suo modo, e interagendo con la realtà COSTRUISCE LA SUA REALTA', la sua propria interpretazione e visione del mondo, insomma COSTRUISCE SE STESSO.
Insomma: malgrado appaia incredibile, noi VIVIAMO dentro di noi, VIVIAMO NOI STESSI.
Basti questa sola considerazione per comprendere che LA MAGIA (sempre che magia vera sia) NON PUO' SVANIRE, perché fa parte di noi. Se dunque svanisce, è perché non era magia, cioè non la vivevamo come tale, non era una cosa NOSTRA.
Conclusione: L'AMORE nasce come amore per un’altra persona, ma poi NON HA BISOGNO DELL'ALTRO, PERCHE' BASTA A SE STESSO. Esso è DARE, non RICEVERE. Se l'altro svanisce, vi è, sì, un grande dolore, CHE NON POTRA' MAI FINIRE. Il dolore è PER SEMPRE. Ma questo dolore è ampiamente (anche se, in fase iniziale, amaramente) compensato dalla consapevolezza di aver " filtrato " l'Universo in una MAGIA che non si è dissolta, ma è divenuta CONSAPEVOLEZZA DI UN PATRIMONIO PERSONALE INDISTRUTTIBILE. Un patrimonio tutto IN CONTANTI, cioè spendibile in qualsiasi momento e PER SEMPRE, nella capacità di amare non solo un singolo individuo o più singoli individui, ma l'Universo intero in tutte le sue manifestazioni.
E dunque mi appare risibile, perché contraddittorio, il concetto "mi sono innamorato due volte nella vita". : )) Chi davvero si innamora, entra in sintonia con la GIOIA, e si innamora della vita, dell'Universo intero, DELLA MERAVIGLIA (conosciuta e sconosciuta) che lo circonda: e rimane innamorato per sempre, non di una persona, ma DEL TUTTO. Non può dunque credere di morire, nè poi accorgersi di essere ancora vivo. Può solo... provare tristezza per gli affanni di chi si "disincanta" e si "innamora" più e più volte, nel tentativo di mettere in moto un motore che evidentemente, per MOTIVI SUOI PIU' PROFONDI, parte e poi subito si spegne.
Scusatemi, ma - come ho detto - queste cose le ho precisate per dare onore al vero.
Esprimo, da ultimo, grande simpatia (nel senso greco del termine) per il pensiero espresso da Vincenzo Cataldo ai commenti 25, 27 e 29, insieme ad un grande ringraziamento per l'apprezzamento espresso al commento 25, che, per provenire da uno che su molti punti la pensa diversamente da me, mi è, quantunque immeritato, estremamente gradito.
11 anni e 11 mesi fa
Risposte successive (al momento 2) di altri utenti.
" Il Figlio dell'Uomo è padrone del Sabato. " Queste parole, che si applicano anche e soprattutto a ciascuno di noi, stanno a significare che ciò che ha valore non sono le REGOLE, ma il PRINCIPIO ISPIRATORE DELLE REGOLE, che TALVOLTA PUO' LEGITTIMAMENTE INDURRE A CONTRAVVENIRE ALLE REGOLE. Questo è il motivo per cui Robin Hood, LADRO PER LA LEGGE, faceva ciò che era BENE e GIUSTO fare.
La riprovazione morale e la riprovazione sociale viaggiano ed hanno sempre viaggiato su due diversi binari, perché la prima si basa su ciò che E' bene o non è bene fare in ogni singolo contesto conoscendone tutti gli elementi, la seconda su ciò che, in base a paradigmi precostituiti, APPARE ai conformisti "bene", cioè conforme a quei paradigmi. Ma i conformisti, si sa, viaggiano in coda al convoglio: e non hanno (e spesso neanche vogliono avere) una visione completa del panorama.
11 anni e 11 mesi fa
Risposte successive (al momento 8) di altri utenti.
" E' " complicata, Yang Tzu. Se non lo fosse, gli obiettivi non si troverebbero alla fine (se non del cannocchiale); ma, soprattutto, il tutto (cioè l'assoluto) non si porrebbe costantemente (e violentemente) dentro di noi.
11 anni e 11 mesi fa
Risposte successive (al momento 1) di altri utenti.
In ogni momento della nostra vita, noi VIVIAMO NOI STESSI, nel senso che filtriamo il mondo che ci circonda, ciò che ci accade, i rapporti con gli altri, insomma l'intero scenario sul quale esistiamo ed agiamo, attraverso noi stessi. Ciascuno vede il mondo, le persone, i sentimenti e le cose a suo modo, e interagendo con la realtà COSTRUISCE LA SUA REALTA', la sua propria interpretazione e visione del mondo, insomma COSTRUISCE SE STESSO.
Insomma: malgrado appaia incredibile, noi VIVIAMO dentro di noi, VIVIAMO NOI STESSI.
Basti questa sola considerazione per comprendere che LA MAGIA (sempre che magia vera sia) NON PUO' SVANIRE, perché fa parte di noi. Se dunque svanisce, è perché non era magia, cioè non la vivevamo come tale, non era una cosa NOSTRA.
Conclusione: L'AMORE nasce come amore per un’altra persona, ma poi NON HA BISOGNO DELL'ALTRO, PERCHE' BASTA A SE STESSO. Esso è DARE, non RICEVERE. Se l'altro svanisce, vi è, sì, un grande dolore, CHE NON POTRA' MAI FINIRE. Il dolore è PER SEMPRE. Ma questo dolore è ampiamente (anche se, in fase iniziale, amaramente) compensato dalla consapevolezza di aver " filtrato " l'Universo in una MAGIA che non si è dissolta, ma è divenuta CONSAPEVOLEZZA DI UN PATRIMONIO PERSONALE INDISTRUTTIBILE. Un patrimonio tutto IN CONTANTI, cioè spendibile in qualsiasi momento e PER SEMPRE, nella capacità di amare non solo un singolo individuo o più singoli individui, ma l'Universo intero in tutte le sue manifestazioni.
E dunque mi appare risibile, perché contraddittorio, il concetto "mi sono innamorato due volte nella vita". : )) Chi davvero si innamora, entra in sintonia con la GIOIA, e si innamora della vita, dell'Universo intero, DELLA MERAVIGLIA (conosciuta e sconosciuta) che lo circonda: e rimane innamorato per sempre, non di una persona, ma DEL TUTTO. Non può dunque credere di morire, nè poi accorgersi di essere ancora vivo. Può solo... provare tristezza per gli affanni di chi si "disincanta" e si "innamora" più e più volte, nel tentativo di mettere in moto un motore che evidentemente, per MOTIVI SUOI PIU' PROFONDI, parte e poi subito si spegne.
Scusatemi, ma - come ho detto - queste cose le ho precisate per dare onore al vero.
Esprimo, da ultimo, grande simpatia (nel senso greco del termine) per il pensiero espresso da Vincenzo Cataldo ai commenti 25, 27 e 29, insieme ad un grande ringraziamento per l'apprezzamento espresso al commento 25, che, per provenire da uno che su molti punti la pensa diversamente da me, mi è, quantunque immeritato, estremamente gradito.
La riprovazione morale e la riprovazione sociale viaggiano ed hanno sempre viaggiato su due diversi binari, perché la prima si basa su ciò che E' bene o non è bene fare in ogni singolo contesto conoscendone tutti gli elementi, la seconda su ciò che, in base a paradigmi precostituiti, APPARE ai conformisti "bene", cioè conforme a quei paradigmi. Ma i conformisti, si sa, viaggiano in coda al convoglio: e non hanno (e spesso neanche vogliono avere) una visione completa del panorama.