No, Paolo, non sono d'accordo.
La nostra pretesa superiorità rispetto agli animali, a tutt'oggi, si fonda a mio avviso su di una sola circostanza concreta: la maggiore capacità che abbiamo avuto ed abbiamo di sopraffarli.
Abbiamo sfruttato, sfruttiamo e stiamo per distruggere non solo il regno animale, ma l'intera natura che ci circonda.
Basterebbe questa sola considerazione a farci comprendere quanto siamo lontani, NEL CONCRETO, dalla superiorità di cui ci riteniamo portatori.
Ti ho parlato di fatti concreti, che sono sotto gli occhi di tutti.
Ma - dici tu - la verità è che abbiamo doti superiori alle loro; spesso non le usiamo correttamente, è vero, ma ciò dipende dalla nostra coscienza, dall'imparare a farne buon uso, e non esclude la nostra superiorità.
Queste doti superiori si sostanziano in un maggiore sviluppo della scatola cranica, e nel conseguente maggior volume cerebrale; il che dovrebbe porci in grado di "capire" più di loro. Ma ti renderai conto che se il timone di questa nostra superiorità è quella che tu chiami "coscienza" , e se questo timone talvolta può funzionare, tal'altra no, ebbene noi rappresentiamo quanto di peggio possa esistere in natura: una razza potente, in grado di raggiungere le massime vette di incontrollabilità (e dunque di distruttività e pericolosità) possibili, cosa che il distorto uso delle cognizioni e tecnologie in nostro possesso rende sempre più evidente.
Gli animali, viceversa, sono esseri in perfetto equilibrio. Mi piace molto, di questa frase di Byron, quel "bello senza vanità, forte senza insolenza, coraggioso senza ferocia". Indicano uin "timone" che funziona. Gli animali, inoltre, hanno doni che noi neanche ci sogniamo: basti pensare al fiuto dei cani, al loro udito eccezionale, al radar dei pipistrelli, alla possibilità di volare, all'organizzazione delle formiche e delle api, e l'elenco potrebbe continuare all'infinito. Inoltre comunicano tra loro (e anche con noi: chi abbia avuto un cane sa cosa voglio dire) in maniera estremamente perfezionata... e infine... noi degli animali non conosciamo ancora quasi nulla.
Con ciò non voglio dire che siano loro superiori a noi; ma neanche ritengo possibile affermare che siano inferiori.
Il diritto romano, e ancora quello moderno, considerava gli animali come "cose": alla stessa stregua di un mobile o di un oggetto qualsiasi. Come gli schiavi. Nel tempo, ci siamo fortunatamente evoluti, fino al punto che oggi la riduzione in schiavitù e reato; e, quanto agli animali, chi ne maltratta uno rischia seriamente la galera. Tuttavia oggetto della tutela giuridica non è ancora l'animale (che continua ad essere "cosa", e dunque come tale non può essere "offesa") ma il sentimento umano cui ripugna l'offesa agli animali. Questa lenta evoluzione condurrà prima o poi, a mio avviso, a riconoscere agli animali una soggettività. Ciò accadrà quando li conosceremo meglio.
Perché ancora non conosciamo il regno animale. Noi siamo convinti che la razionalità sia la massima espressione dell'evoluzione. Ma lo riteniamo solo perché la razionalità è cosa nostra, in pratica "siamo noi". Potrebbero esistere tuttavia strumenti molto più perfezionati di comprensione dell'Universo, a noi del tutto sconosciuti...
Uno degli indizi della possibile validità di quest'ultima considerazione è dato da quanto tu stesso osservavi circa quel "timone" della nostra superiorità, che chiamavi "coscienza".
Immaginiamo per un solo istante esseri dotati di "coscienza" al massimo grado possibile. Non credi tu che ci sarebbero "superiori" pressoché all'infinito? Ebbene, esseri di tal fatta potrebbero esistere anche tra gli "animali", su questo o su un altro pianeta.
Per concludere, io ritengo che gli animali siano nostri coinquilini e fratelli. E non faccio discorsi di superiorità o inferiorità, ma solo di cooperazione. Ciascuna specie dovrebbe cooperare al bene del pianeta, cosa che il regno vegetale ed il regno animale già fanno da tempo. E' ora che anche il genere umano inizi a farlo, se non vuole autodistruggersi
Per fortuna, mai potrebbe giungere a distruggere il pianeta, il quale impiegherebbe milioni di anni, ma sicuramente risorgerebbe dalle sue ceneri, bello e rigoglioso come e più di prima.
12 anni e 7 mesi fa
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Ho letto, come mio solito, la frase e l'intera sfilza dei commenti, e vorrei fare due osservazioni.
1) Se la vita FINISCE nell'attimo in cui si nasce, si potrebbe sapere QUANDO ERA INIZIATA? Cosa fa, comincia e finisce nello stesso istante? E tutto il resto, che secondo l'autrice viene dopo la fine, cosa è? E' lotta, sofferenza? Ma la lotta e la sofferenza non mi sembrano in antitesi con la vita. L'unica antitesi della vita è la m0rte. Dunque, l'autrice mi scuserà, ma questa frase mi sembra non stia in piedi nè per la testa e nè per la coda.
2) Ciò che dice Francesca riguardo alla scienza, senza che nessuno precisi i concetti, dimostra quanto siano penetrate nella nostra approssimativa cultura del talk-show alcune convinzioni prive di qualsiasi fondamento. Non è affatto vero che la scienza affermi che dopo la m0rte c'è il nulla. Se qualche scienziato, come Margherita Hack, asserisce questa cosa, esprime solo la sua opinione personale, nulla di più: per il semplice motivo che la scienza, non avendo elementi per affrontare e risolvere il problema, non può, per il momento, che dichiararsi agnostica al riguardo. Dunque, Francesca, non aver timore che possa insorgere un qualche pseudo-scienziato a confutare il tuo credere in un'altra vita: la scienza può al riguardo, per ora, solo affermare la propria impotenza a risolvere il problema.
12 anni e 7 mesi fa
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La nostra pretesa superiorità rispetto agli animali, a tutt'oggi, si fonda a mio avviso su di una sola circostanza concreta: la maggiore capacità che abbiamo avuto ed abbiamo di sopraffarli.
Abbiamo sfruttato, sfruttiamo e stiamo per distruggere non solo il regno animale, ma l'intera natura che ci circonda.
Basterebbe questa sola considerazione a farci comprendere quanto siamo lontani, NEL CONCRETO, dalla superiorità di cui ci riteniamo portatori.
Ti ho parlato di fatti concreti, che sono sotto gli occhi di tutti.
Ma - dici tu - la verità è che abbiamo doti superiori alle loro; spesso non le usiamo correttamente, è vero, ma ciò dipende dalla nostra coscienza, dall'imparare a farne buon uso, e non esclude la nostra superiorità.
Queste doti superiori si sostanziano in un maggiore sviluppo della scatola cranica, e nel conseguente maggior volume cerebrale; il che dovrebbe porci in grado di "capire" più di loro. Ma ti renderai conto che se il timone di questa nostra superiorità è quella che tu chiami "coscienza" , e se questo timone talvolta può funzionare, tal'altra no, ebbene noi rappresentiamo quanto di peggio possa esistere in natura: una razza potente, in grado di raggiungere le massime vette di incontrollabilità (e dunque di distruttività e pericolosità) possibili, cosa che il distorto uso delle cognizioni e tecnologie in nostro possesso rende sempre più evidente.
Gli animali, viceversa, sono esseri in perfetto equilibrio. Mi piace molto, di questa frase di Byron, quel "bello senza vanità, forte senza insolenza, coraggioso senza ferocia". Indicano uin "timone" che funziona. Gli animali, inoltre, hanno doni che noi neanche ci sogniamo: basti pensare al fiuto dei cani, al loro udito eccezionale, al radar dei pipistrelli, alla possibilità di volare, all'organizzazione delle formiche e delle api, e l'elenco potrebbe continuare all'infinito. Inoltre comunicano tra loro (e anche con noi: chi abbia avuto un cane sa cosa voglio dire) in maniera estremamente perfezionata... e infine... noi degli animali non conosciamo ancora quasi nulla.
Con ciò non voglio dire che siano loro superiori a noi; ma neanche ritengo possibile affermare che siano inferiori.
Il diritto romano, e ancora quello moderno, considerava gli animali come "cose": alla stessa stregua di un mobile o di un oggetto qualsiasi. Come gli schiavi. Nel tempo, ci siamo fortunatamente evoluti, fino al punto che oggi la riduzione in schiavitù e reato; e, quanto agli animali, chi ne maltratta uno rischia seriamente la galera. Tuttavia oggetto della tutela giuridica non è ancora l'animale (che continua ad essere "cosa", e dunque come tale non può essere "offesa") ma il sentimento umano cui ripugna l'offesa agli animali. Questa lenta evoluzione condurrà prima o poi, a mio avviso, a riconoscere agli animali una soggettività. Ciò accadrà quando li conosceremo meglio.
Perché ancora non conosciamo il regno animale. Noi siamo convinti che la razionalità sia la massima espressione dell'evoluzione. Ma lo riteniamo solo perché la razionalità è cosa nostra, in pratica "siamo noi". Potrebbero esistere tuttavia strumenti molto più perfezionati di comprensione dell'Universo, a noi del tutto sconosciuti...
Uno degli indizi della possibile validità di quest'ultima considerazione è dato da quanto tu stesso osservavi circa quel "timone" della nostra superiorità, che chiamavi "coscienza".
Immaginiamo per un solo istante esseri dotati di "coscienza" al massimo grado possibile. Non credi tu che ci sarebbero "superiori" pressoché all'infinito? Ebbene, esseri di tal fatta potrebbero esistere anche tra gli "animali", su questo o su un altro pianeta.
Per concludere, io ritengo che gli animali siano nostri coinquilini e fratelli. E non faccio discorsi di superiorità o inferiorità, ma solo di cooperazione. Ciascuna specie dovrebbe cooperare al bene del pianeta, cosa che il regno vegetale ed il regno animale già fanno da tempo. E' ora che anche il genere umano inizi a farlo, se non vuole autodistruggersi
Per fortuna, mai potrebbe giungere a distruggere il pianeta, il quale impiegherebbe milioni di anni, ma sicuramente risorgerebbe dalle sue ceneri, bello e rigoglioso come e più di prima.
Ma ti pare poco portare le pietre, e per giunta farlo... senza mormorazione?? :)
1) Se la vita FINISCE nell'attimo in cui si nasce, si potrebbe sapere QUANDO ERA INIZIATA? Cosa fa, comincia e finisce nello stesso istante? E tutto il resto, che secondo l'autrice viene dopo la fine, cosa è? E' lotta, sofferenza? Ma la lotta e la sofferenza non mi sembrano in antitesi con la vita. L'unica antitesi della vita è la m0rte. Dunque, l'autrice mi scuserà, ma questa frase mi sembra non stia in piedi nè per la testa e nè per la coda.
2) Ciò che dice Francesca riguardo alla scienza, senza che nessuno precisi i concetti, dimostra quanto siano penetrate nella nostra approssimativa cultura del talk-show alcune convinzioni prive di qualsiasi fondamento. Non è affatto vero che la scienza affermi che dopo la m0rte c'è il nulla. Se qualche scienziato, come Margherita Hack, asserisce questa cosa, esprime solo la sua opinione personale, nulla di più: per il semplice motivo che la scienza, non avendo elementi per affrontare e risolvere il problema, non può, per il momento, che dichiararsi agnostica al riguardo. Dunque, Francesca, non aver timore che possa insorgere un qualche pseudo-scienziato a confutare il tuo credere in un'altra vita: la scienza può al riguardo, per ora, solo affermare la propria impotenza a risolvere il problema.