Vincenzo, dimmi come si fa ad amare moderatamente. E' una contraddizione in termini: la moderazione è delle azioni, non del sentire.
Mi sembra evidente che una cosa del genere si possa dire solo per due motivi: o per ischerzo, o perché NON SI CONOSCE cosa quel sentimento sia. Questa seconda ipotesi è molto diffusa al giorno d'oggi: molti infatti parlano d'amore senza neanche sapere dove esso stia di casa, scambiando per amore attrazioni di tipo epidermico o comunque invaghimenti di natura superficiale... Ma nel caso di Shakespeare propendo per la prima ipotesi.
L'amore, se è amore, dura per sempre, senza bisogno di alcuna "moderazione".
12 anni e 5 mesi fa
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Iniziamo dall'età dei "nuovi barbari", di cui parla Vincenzo.
Io sono convinto che il periodo attuale sia paragonabile a quello del BASSO IMPERO romano. Oggi come allora, la società occidentale si rammollisce tra agi e corruzione. Oggi come allora, popolazioni extraeuropee (cinesi, islamici, neri africani) premono ai confini, vengono assimilate e rendono la società occidentale sempre più variegata e multi etnica. Oggi come allora, è in crisi l'identità filosofica e religiosa della società occidentale: allora era il cristianesimo e le culture orientali a premere, oggi premono l'ateismo e l'eclettismo religioso e filosofico. Oggi come allora l'economia è in crisi, e l'elenco potrebbe continuare all'infinito. Basso impero, dunque; e anche nuovi barbari, e parlo non solo di quelli extraeuropei, ma anche di noi stessi, per l'avvilente degrado culturale in atto.
12 anni e 5 mesi fa
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Sergio, ciò che dici mi appare molto ingenuo... : ))
Io posso assicurarti quanto segue:
1) La maggioranza dei parlamentari e degli uomini "di potere" non capisce un'acca delle materie in cui è chiamata a prendere decisioni, ma è esperta solo nell'arte di convincere altri (cioè nella retorica), e nel saper preparare e scansare intrallazzi e trabocchetti, e procurarsi denaro o altre utilità, attività quest'ultima cui dedica il 90% del proprio tempo.
2) Se il mondo (e l'Italia) va male, non è per via di scelte errate, ma per via di scelte non fatte, ritardate, o compiute in maniera disonesta, cioè nell'interesse di pochi e non della collettività;
3) Le scelte sbagliate non fanno paura: anche per i razzi che vanno in giro per il sistema solare si è sempre in tempo a correggere la rotta, figurati per le scelte politiche.
Scusami se te lo dico, ma tra le righe del tuo pensiero leggo il ristagnare di un luogo comune che ha fatto e fa molto comodo alle strutture di potere, segnatamente a certa (ormai pseudo) sinistra che, per fortuna, sta per arrivare al capolinea dei suoi trasformismi (finalmente). Non c'è bisogno di strutture di partito che ci insegnino la politica e l'economia, ma c'è bisogno che queste strutture, con i loro clientelismi, finalmente chiudano bottega !!! A studiare le singole materie e le singole questioni (che sono problemi NOSTRI) sapremo ben pensarci da soli...
Tu mi dici: "Come si fa a dare una arma decisionale a persone che non hanno una specifica cultura? " - e io ti rispondo: come si fa a dare a questa gente il diritto di voto?? E addirittura l'eleggibilità passiva (vedi Bossi, Calderoli, Mastella, e tanta altra bella gente degna solo di un bel paio di orecchie d'asino)?
Nel pratico, a mio avviso sarebbe semplicissimo verificare IN CIASCUN CAMPO le competenze di ciascuno: il presupposto dell'ONESTA' (molto facilmente verificabile in micro strutture elettive di ampiezza poco più che condominiale) comporterebbe l'automatica limitazione del diritto di voto di ciascuno a determinate materie. Non essendovi deleghe in bianco da conferire, sarebbe infatti perfettamente inutile accordare a tutti il diritto di voto su tutto; ma solo, come dicevo, a ciascuno su alcune materie.
Secondo me in questo modo si otterrebbe sicuramente maggiore onestà (innanzitutto), ma anche maggiore competenza che con il buffonesco sistema attuale.
Ritengo comunque che le cose ormai viaggino in questa direzione. Nei tempi fisiologici di 10 o 20 anni, o forse meno, non si può arrivare che a questo. Il problema è se le resistenze delle strutture di potere esistenti produrranno frizioni sociali in proposito. Io spero proprio di no; ma, sinceramente, credo proprio di sì.
Mi sembra evidente che una cosa del genere si possa dire solo per due motivi: o per ischerzo, o perché NON SI CONOSCE cosa quel sentimento sia. Questa seconda ipotesi è molto diffusa al giorno d'oggi: molti infatti parlano d'amore senza neanche sapere dove esso stia di casa, scambiando per amore attrazioni di tipo epidermico o comunque invaghimenti di natura superficiale... Ma nel caso di Shakespeare propendo per la prima ipotesi.
L'amore, se è amore, dura per sempre, senza bisogno di alcuna "moderazione".
Io sono convinto che il periodo attuale sia paragonabile a quello del BASSO IMPERO romano. Oggi come allora, la società occidentale si rammollisce tra agi e corruzione. Oggi come allora, popolazioni extraeuropee (cinesi, islamici, neri africani) premono ai confini, vengono assimilate e rendono la società occidentale sempre più variegata e multi etnica. Oggi come allora, è in crisi l'identità filosofica e religiosa della società occidentale: allora era il cristianesimo e le culture orientali a premere, oggi premono l'ateismo e l'eclettismo religioso e filosofico. Oggi come allora l'economia è in crisi, e l'elenco potrebbe continuare all'infinito. Basso impero, dunque; e anche nuovi barbari, e parlo non solo di quelli extraeuropei, ma anche di noi stessi, per l'avvilente degrado culturale in atto.
Io posso assicurarti quanto segue:
1) La maggioranza dei parlamentari e degli uomini "di potere" non capisce un'acca delle materie in cui è chiamata a prendere decisioni, ma è esperta solo nell'arte di convincere altri (cioè nella retorica), e nel saper preparare e scansare intrallazzi e trabocchetti, e procurarsi denaro o altre utilità, attività quest'ultima cui dedica il 90% del proprio tempo.
2) Se il mondo (e l'Italia) va male, non è per via di scelte errate, ma per via di scelte non fatte, ritardate, o compiute in maniera disonesta, cioè nell'interesse di pochi e non della collettività;
3) Le scelte sbagliate non fanno paura: anche per i razzi che vanno in giro per il sistema solare si è sempre in tempo a correggere la rotta, figurati per le scelte politiche.
Scusami se te lo dico, ma tra le righe del tuo pensiero leggo il ristagnare di un luogo comune che ha fatto e fa molto comodo alle strutture di potere, segnatamente a certa (ormai pseudo) sinistra che, per fortuna, sta per arrivare al capolinea dei suoi trasformismi (finalmente). Non c'è bisogno di strutture di partito che ci insegnino la politica e l'economia, ma c'è bisogno che queste strutture, con i loro clientelismi, finalmente chiudano bottega !!! A studiare le singole materie e le singole questioni (che sono problemi NOSTRI) sapremo ben pensarci da soli...
Tu mi dici: "Come si fa a dare una arma decisionale a persone che non hanno una specifica cultura? " - e io ti rispondo: come si fa a dare a questa gente il diritto di voto?? E addirittura l'eleggibilità passiva (vedi Bossi, Calderoli, Mastella, e tanta altra bella gente degna solo di un bel paio di orecchie d'asino)?
Nel pratico, a mio avviso sarebbe semplicissimo verificare IN CIASCUN CAMPO le competenze di ciascuno: il presupposto dell'ONESTA' (molto facilmente verificabile in micro strutture elettive di ampiezza poco più che condominiale) comporterebbe l'automatica limitazione del diritto di voto di ciascuno a determinate materie. Non essendovi deleghe in bianco da conferire, sarebbe infatti perfettamente inutile accordare a tutti il diritto di voto su tutto; ma solo, come dicevo, a ciascuno su alcune materie.
Secondo me in questo modo si otterrebbe sicuramente maggiore onestà (innanzitutto), ma anche maggiore competenza che con il buffonesco sistema attuale.
Ritengo comunque che le cose ormai viaggino in questa direzione. Nei tempi fisiologici di 10 o 20 anni, o forse meno, non si può arrivare che a questo. Il problema è se le resistenze delle strutture di potere esistenti produrranno frizioni sociali in proposito. Io spero proprio di no; ma, sinceramente, credo proprio di sì.