Giuseppe Freda

Nella frase "Amami... e sarai costretta a versare molte..." di Andrea Matacchiera
Alla fine, i seminatori di sofferenza, prima amati alla follia, vengono odiati.
Fanno talvolta paura.
Ma l'indifferenza no: se ostentata, è solo una maschera.
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 4) di altri utenti.
Nella frase "La paura rende uniti gli uomini... spesso..." di Andrea Matacchiera
Ascolta, io vorrei farti capire che in tanto uso la logica perché è l'unico strumento che, sia pur limitatissimo, può condurci a dialogare su un terreno comune.
Io potrei dirti: credo in un Dio che non mi genera alcuna paura. In effetti è così. Ma se ti dico questo tu puoi ben ringraziarmi dell'informazione, e il dialogo si chiude.
Potrei anche, ad esempio, dirti di aver avuto contatti profondi con un mondo ultraterreno: idem, non farei altro che manifestarti una mia esperienza, ma senza un terreno comune su cui interagirla come patrimonio comune.
Potrei addirittura dirti di essere un profeta, o di aver parlato con extraterrestri, o qualunque cosa che non comportasse una mera speculazione, ma un'esperienza vissuta; ma anche questo non servirebbe a niente.
Viceversa, la logica può aiutarci, purché se ne accetti la mediazione.
Se la si rifiuta, è finita, e ciascuno rimane una monade per suo conto.
Orbene la logica mi sembra dire questo: che l'idea di Dio, una volta sorta, non necessita di per sé dell'elemento "incutere paura". Il circolo vizioso paura-dio-paura è qualcosa che attiene sempre alla STORIA dell'idea, non alla sua ESSENZA. Viene dopo, è fatto, generalizzato per quanto si voglia, ma non è necessità.
Invece la logica, per quel poco che può aiutarci, è necessità. Ma se la rifiuti, rimaniamo senza un terreno comune.
In fin dei conti, che importa a te delle tue idee, o a me delle mie? Dovremmo essere sempre disposti a cercare, e a mutarle, se troviamo di meglio...
Insomma: ti invito a non temere, anziché Dio, la ragione. : ))
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 24) di altri utenti.
Nella frase "La frase è stata rimossa per volere dell'autore." di MariaGrazia Novelli
Finché quei ritagli produrranno stelline nel cielo, sarà ancora parte di te.     : ))
13 anni e 6 mesi fa
Nella frase "Mi sono sempre chiesto come vivano le persone..." di Andrea Matacchiera
Il 90% della gente gioca il gioco pratico della vita.
Di questo 90%, l'85% gioca in difesa, e il 5% in attacco.
Quelli che giocano in attacco, talvolta soccombono, altre volte spadroneggiano.
Ma tutti questi, sono TUTTI "normali".
Il restante 10% non pensa al gioco pratico, ma a viverla, la vita.
Ma la vive sempre con stupore e con nausea, perché si sente a disagio in questa condizione umana limitata, falsa, impotente, idiota.
E non c'è obiettivo che gli interessi.
E vede tutti gli altri come esseri inferiori, che seguono una sorta di istinto primordiale di sopravvivenza e perpetuazione della specie fine a se stesso.
E vive sempre sul ciglio del burrone; anzi, se per caso burroni non ce ne sono, se li va a cercare.
E potrei scrivere pagine e pagine sulle caratteristiche di questa gente.
Di questo 10%, il 90% finisce male: non necessariamente, però, come dice Guccini, galera od ospedale. Ce ne sono anche di tosti, che riescono a galleggiare imperturbabili malgrado ferite non da coltello o da fucile, ma da cannone.
Finisce male; ma non se ne frega.
Il 10% diventa famoso per invenzioni, arte, scienza, esplorazioni, cavolate varie.
E neanche se ne frega.
Poi la vita finisce, e arrivederci e grazie.
Sai cos'è questo, Andrea? E' una caratteristica INNATA dello spirito cui si ricollegano le 3 S del romantcismo: Streben, Sehnsucht, Sturm und drang.
Non è un problema di vestiario, di adeguamento ai modelli sociali, di ipocrisia, no, no. E' proprio un problema di testa: i normali pensano normale, e tu non li capisci. Loro capiscono te, invece, ma... non tutto intero. A cubetti. Capiscono quello che di te entra nelle loro caselle.
E' la stessa cosa della gente che va in un museo, e guarda un quadro di Van Gogh. Gli piace semmai il quadro. Ma se si ritrovasse anche per 3 giorni Van Gogh tra i piedi, semmai a dipingere proprio quel quadro, impazzirebbe, letteralmente.
Comunque l'importante è capire che non sei tu ad adeguarti alla tua filosofia, ma la tua filosofia espressione di te.
Quindi non è una filosofia. Devi andare oltre, cercare lontano, tu che ci puoi arrivare.
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 11) di altri utenti.
Nella frase "Ho sempre amato l'"Impossibile". Compiere ciò..." di Andrea Matacchiera
In alcune cose sembri un mio clone.
Non è vero che non si può riuscire nell'impossibile.
Costa caro, molto caro, ma io ci sono riuscito più volte.
Genererai intorno a te un mare di disapprovazione, il che non è che conti molto. Anzi, può essere anche divertente.
Il brutto è che si genera anche un mare di ansia e di dolore in chi ti ama.
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 1) di altri utenti.
Nella frase "Quando nella vita sta andando tutto troppo bene..." di Andrea Matacchiera
A me è capitato.
Ma non è un'esperienza comune a tutti.
Capita solo ai seminatori di sofferenza.
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 3) di altri utenti.
Nella frase "Ho da poco terminato il primo round di lavoro..." di Sabrina Bertocchi
Una selvaggia? No, semplicemente piumarossa.   *****   : )))
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 1) di altri utenti.
Nella frase "Non posso perdere l'unica cosa che mi mantiene..." di Paulo Coelho
Io vorrei evidenziare, a proposito di questo aforisma, un'altra cosa. La locuzione "Una parola che, spesso, si trova con noi al mattino, viene ferita nel corso della giornata e muore all'imbrunire, ma risuscita con l'aurora" è solo una frase ad effetto, priva di ogni significato concreto, ed anche poeticamente zuccherosa e stucchevole, ove da tale punto di vista la si voglia esaminare.
Spes ultima dea lo dicevano i romani; per il cristianesimo è fondamentale; stop, questo coelho in quelle due righe non dice niente. La speranza c'è al mattino, al pomeriggio, alla sera e alla notte. Due righe di puro effetto scenico.
Quanto alla prima parte della frase: "Non posso perdere l'unica cosa che mi mantiene vivo: la speranza" anche qui c'è un più celato, ma ancora più pericoloso effetto scenico: se speri, coelho, non è la speranza (che non esiste in quanto soggetto) a mantenerti vivo, ma sei TU a mantenere viva la speranza. Tanto è vero che la speranza è una virtù dell'uomo, non l'uomo un figlio della speranza, anche se questa seconda locuzione, mi rendo conto, è più degna di uno zuccheroso aforisma.
E quindi: se gli aforismi comunicano concetti, ben vengano; ma se servono solo a far venire quel pò di pelle d'oca che poi passa e lascia niente, meglio lasciarli alle ortiche, insieme alle lacrime (di coccodrllo) di cui è pieno questo sito. : )))
Voto ZERO.
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 1) di altri utenti.