Vorrei spezzare una lancia in favore del buon Vincenzo. Mi rendo conto che talvolta possa apparire inquietante, direi anzi urticante (e questo talvolta mi fa tanto ridere...::))) ... Ma sotto la rude scorza si nasconde un'intelligenza viva e un animo di sensibilità superiore.
Visnja, ognuno corre per la sua strada. Quella di Vincenzo potrebbe essere più dura, più difficile ma anche più gloriosa della nostra. Mai emettere giudizi. Tentiamo sempre di essere fratelli agli altri, sempre disponibili, perché "...sulla prona Terra troppo è il mistero; e solo chi procaccia di aver fratelli in suo voler non erra". : ))))
'Onna Elisabè, jà: nu' poco 'e pacienzia... : )))
Un abbraccio a tutte e due, gentilissime e meravigliose donzelle.
13 anni e 6 mesi fa
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A mio modesto parere, e con stretto riferimento al titolo del libro ("Qualcuno con cui correre"), a furia di innamorarsi di qualcuno che ama qualcun altro si finisce prima o poi col correre da soli, con quel qualcun altro alle calcagna.
Consigliato a chi ama le esperienze indimenticabili.
13 anni e 6 mesi fa
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"L'amore sopravvive alla morte. // L'amore di cui io parlo qui, non ha niente a che fare col rapporto uomo - donna. L'amore di cui io parlo esiste ed esiste in questo mondo. Si cerca e si raggiunge. Non è facile , certo. Bisogna credere nell'impossibile. Come primo passo.
Bisogna cercarlo da soli. Poi si può tentare di trasmetterlo . Ma è molto difficile. // Preferisco di gran lunga camminare vicino al torrente. o parlare con gli alberi. // Io affido sempre tutto al vento. Al destino".
Sottoscrivo tutto al mille per mille. Senza alcuna riserva o condizione. E non a livello teorico. La faccenda è estremamente pratica.
Hai davvero provato a parlare con gli alberi? Io qui vicino ho tre splendidi cedri del libano, e quando esco col cane, mentre lui gira intorno, mi fermo a parlare con loro. "Sento" la loro vita, la loro sensibilità. Lo sento, che sono molto più vivi di quanto si possa immaginare. Probabilmente anche più di me.
Quanto al destino, non a caso ti parlavo in altro luogo di Diodoro Crono. Vituperato e deriso dai più, a cominciare da Cicerone, ha intuito probabilmente una grande verità. Sta di fatto che, facendo uso di quella sua intuizione, molte cose divengono più chiare, e si può proseguire più agevolmente nella ricerca.
Ma, certo, rimangono sempre frange oscure. Almeno per me e per ora.
13 anni e 6 mesi fa
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Ciao, solo ora leggo questa tua poesia.
Bella. E sono perfettamente concorde anche quanto al contenuto, ma andrei oltre.
Nella tua poesia c'è un'intuizione che andrebbe tirata fuori e portata allo scoperto. Qualcosa che dici, ma non espliciti.
E fai bene; esplicitare non è compito del poeta, anzi. Ma io che commento, DEVO tentare di farlo.
Innanzitutto, l'intuizione che l'Uomo è la coscienza dell'Universo sembra trovare un'assonanza nella meccanica quantistica, in cui l'osservatore sembra incredibilmente giocare un ruolo attivo e non passivo. Poiché hai usato tu stesso il termine "osservatore", sono certo che non sei digiuno di queste cose. Ma questo è il meno.
L'esplicitazione attiene alla terza strofa.
Usi l'Uomo al singolare e con la maiuscola, la stessa maiuscola che usi per il Costruttore.
Eppure gli uomini sono molti, non è uno.
Ma se i molti fossero in realtà tutti collegati tra loro? Eh, allora sì che sarebbero uno. Un'unica coscienza per un unico universo, quantunque vi siano tanti uomini (e in genere, nello spazio infinito, soggetti) e tante stelle e galassie. Il rapporto Uomo-Universo diventerebbe per tal via uno a uno. Tanto che si potrebbe parlare di Uomo-Universo, intendendo per tale un'unica entità insieme soggettiva ed oggettiva.
Già questa conclusione appare sconvolgente, perché postula tra tutti gli uomini, anzi direi tra tutte le soggettività dell'universo, una latente soggettività comune, per cui a livello profondo ciascuno sia influenzato dall'altro, ciascuno sia fratello dell'altro (e mi riferisco anche agli animali, alle piante, perfino ai sassi), ciascuno SIA l'altro, donde l'assoluta necessità di un Qualcosa che leghi tutto e tutti. Nulla si presta a questo ruolo più dell'Amore.
Il Costruttore. Manca solo un piccolo passo per rendersi conto che questo Costruttore, che è Dio, è proprio l'Amore.
Ancora un ultimo passo: se l'Amore è nell'Uomo, intendendo come tale l'Universo che vede se stesso, anche qui il rapporto è uno a uno, come con l'Universo. E dunque Dio e l'Uomo sono la stessa cosa.
Già in questa shematica analisi è adombrato un concetto di ordine trinitario.
E mi vengono in mente quelle enigmatiche e insieme chiarissime parole : "Non è scritto nella legge: io ho detto: voi siete dèi? Se ha chiamato dèi coloro ai quali è stata indirizzata la parola di Dio (...) potete voi dire: Tu bestemmi! a me (...) per il fatto che ho detto: Sono figlio di Dio? Se non faccio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le faccio, non volendo credere a me, credete alle opere, affinché sappiate che il Padre è in me, ed io sono nel Padre". (Giovanni 10, 34-38).
Buona giornata, e complimenti !!!
13 anni e 6 mesi fa
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Risposta a Nietsche: Essendo il bene e il male gli unici due centri gravitazionali dell'agire umano, ciò che appare travalicarli già si trova, in realtà, nella sfera di attrazione di uno dei due. Nulla può andare al di là del bene e del male.
13 anni e 6 mesi fa
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Di risposte categoriche ne ho piene le tasche: non fanno per me, provengono sia da uomini che da donne, e spesso preludono agli schiaffoni. : )))
Quelle precise di solito possono essere solo dei "non so".
E quelle sia categoriche che precise sono di solito risposte sbagliate....
13 anni e 6 mesi fa
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Visnja, ognuno corre per la sua strada. Quella di Vincenzo potrebbe essere più dura, più difficile ma anche più gloriosa della nostra. Mai emettere giudizi. Tentiamo sempre di essere fratelli agli altri, sempre disponibili, perché "...sulla prona Terra troppo è il mistero; e solo chi procaccia di aver fratelli in suo voler non erra". : ))))
'Onna Elisabè, jà: nu' poco 'e pacienzia... : )))
Un abbraccio a tutte e due, gentilissime e meravigliose donzelle.
Consigliato a chi ama le esperienze indimenticabili.
Bisogna cercarlo da soli. Poi si può tentare di trasmetterlo . Ma è molto difficile. // Preferisco di gran lunga camminare vicino al torrente. o parlare con gli alberi. // Io affido sempre tutto al vento. Al destino".
Sottoscrivo tutto al mille per mille. Senza alcuna riserva o condizione. E non a livello teorico. La faccenda è estremamente pratica.
Hai davvero provato a parlare con gli alberi? Io qui vicino ho tre splendidi cedri del libano, e quando esco col cane, mentre lui gira intorno, mi fermo a parlare con loro. "Sento" la loro vita, la loro sensibilità. Lo sento, che sono molto più vivi di quanto si possa immaginare. Probabilmente anche più di me.
Quanto al destino, non a caso ti parlavo in altro luogo di Diodoro Crono. Vituperato e deriso dai più, a cominciare da Cicerone, ha intuito probabilmente una grande verità. Sta di fatto che, facendo uso di quella sua intuizione, molte cose divengono più chiare, e si può proseguire più agevolmente nella ricerca.
Ma, certo, rimangono sempre frange oscure. Almeno per me e per ora.
Bella. E sono perfettamente concorde anche quanto al contenuto, ma andrei oltre.
Nella tua poesia c'è un'intuizione che andrebbe tirata fuori e portata allo scoperto. Qualcosa che dici, ma non espliciti.
E fai bene; esplicitare non è compito del poeta, anzi. Ma io che commento, DEVO tentare di farlo.
Innanzitutto, l'intuizione che l'Uomo è la coscienza dell'Universo sembra trovare un'assonanza nella meccanica quantistica, in cui l'osservatore sembra incredibilmente giocare un ruolo attivo e non passivo. Poiché hai usato tu stesso il termine "osservatore", sono certo che non sei digiuno di queste cose. Ma questo è il meno.
L'esplicitazione attiene alla terza strofa.
Usi l'Uomo al singolare e con la maiuscola, la stessa maiuscola che usi per il Costruttore.
Eppure gli uomini sono molti, non è uno.
Ma se i molti fossero in realtà tutti collegati tra loro? Eh, allora sì che sarebbero uno. Un'unica coscienza per un unico universo, quantunque vi siano tanti uomini (e in genere, nello spazio infinito, soggetti) e tante stelle e galassie. Il rapporto Uomo-Universo diventerebbe per tal via uno a uno. Tanto che si potrebbe parlare di Uomo-Universo, intendendo per tale un'unica entità insieme soggettiva ed oggettiva.
Già questa conclusione appare sconvolgente, perché postula tra tutti gli uomini, anzi direi tra tutte le soggettività dell'universo, una latente soggettività comune, per cui a livello profondo ciascuno sia influenzato dall'altro, ciascuno sia fratello dell'altro (e mi riferisco anche agli animali, alle piante, perfino ai sassi), ciascuno SIA l'altro, donde l'assoluta necessità di un Qualcosa che leghi tutto e tutti. Nulla si presta a questo ruolo più dell'Amore.
Il Costruttore. Manca solo un piccolo passo per rendersi conto che questo Costruttore, che è Dio, è proprio l'Amore.
Ancora un ultimo passo: se l'Amore è nell'Uomo, intendendo come tale l'Universo che vede se stesso, anche qui il rapporto è uno a uno, come con l'Universo. E dunque Dio e l'Uomo sono la stessa cosa.
Già in questa shematica analisi è adombrato un concetto di ordine trinitario.
E mi vengono in mente quelle enigmatiche e insieme chiarissime parole : "Non è scritto nella legge: io ho detto: voi siete dèi? Se ha chiamato dèi coloro ai quali è stata indirizzata la parola di Dio (...) potete voi dire: Tu bestemmi! a me (...) per il fatto che ho detto: Sono figlio di Dio? Se non faccio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le faccio, non volendo credere a me, credete alle opere, affinché sappiate che il Padre è in me, ed io sono nel Padre". (Giovanni 10, 34-38).
Buona giornata, e complimenti !!!
Quelle precise di solito possono essere solo dei "non so".
E quelle sia categoriche che precise sono di solito risposte sbagliate....