Vorrei precisare che Marco Valerio Marziale non era cristiano. Non può avere dunque espresso intenzionalmente un principio cristiano.
Nè mi risulta che Marziale fosse un filosofo: era uno scrittore, autore di epigrammi (iscrizioni): motti brevi, aforismi, frasi ad effetto, spesso caratterizzate da una chiusa mordace (in cauda venenum).
Corriamo dunque il rischio di non trovarci su un terreno adatto al germoglio cristiano, che a mio avviso ha bisogno di radici ben più profonde e riconoscibili.
In questa ottica, è possibile che la frase avesse per l'epoca tutt'altro significato da quello che appare alla nostra cultura cristiana, e cioè che si riferisse, ad esempio, alla ricchezza intesa come superfluo: "potrai ritenerti ricco solo di ciò che avrai donato, perché il resto, avendolo trattenuto per te, significa che ti serviva". : ))))))))))))))
Dovremmo in caso contrario ritenere Marziale un nuovo Cristo, nel dire al giovane ricco "Se vuoi essere perfetto, và, vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri; poi vieni e seguimi". Massima in cui, oltretutto, la ricchezza "spirituale" non è solo nel donare beni e cose, ma anche in quel "seguire", cosa se possibile ancora più difficile.
Evitiamo insomma di vedere in Marco Valerio Marziale, poeta di corte della Roma imperiale, un precursore dell'ideale francescano.
13 anni e 6 mesi fa
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: ))))))))))))
Devo dire che mi sento un pò come si poteva sentire Daniele nella fossa dei leoni, perché ne ho davanti due veramente agguerriti (e anche un terzo mi pare abbia fatto capolino). Tuttavia sono stato io a gettarmi in questa discussione, e non mi tiro indietro. Ma chiaramente non è una discussione da poco: ci vorrà amore per la ricerca, e impegno.
Tentando di analizzare il problema passo dopo passo, per prima cosa io vorrei da Dario una spiegazione più approfondita del perché egli ritenga che il concetto di Dio includa in sé la paura: se per motivi storici (sul che posso essere sicuramente d'accordo) o per motivi intrinseci al concetto, come mi sembra di capire. E in questo secondo caso, appunto, in base a quali deduzioni. Tu dici, Dario: "Un Dio che non fa' paura, non esiste, non può esistere. Sarebbe dimenticato immediatamente. Da tutti.". Ma mi pare ovvio che l'esistere vada riconnesso ad un dato obiettivo, non alla circostanza che qualcuno o qualcosa esista nella mente altrui. Su non so quanti miliardi di esseri umani, solo una frazione infnitesimale ci conosce, eppure esistiamo. Ecco, io vorrei capire più a fondo il tuo pensiero su questo punto.
13 anni e 6 mesi fa
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Inoltre, per tua norma e regola, Napoli è ben più antic di Roma, essendo stata colonia greca. E "spccanapoli" (però ci sei stato a Napoli: piazzetta Nilo si trova proprio su spaccanapoli) altro non è che l'antico "decumano". Altro che Colosseo! Noi abbiamo addirittura Pompei, l'antro della sibilla cumana, il lago d'Averno, Surriento, Capri... Ogni ben di Dio... E poi: più Colosseo dello stadio San Paolo.... : )))
13 anni e 6 mesi fa
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Nè mi risulta che Marziale fosse un filosofo: era uno scrittore, autore di epigrammi (iscrizioni): motti brevi, aforismi, frasi ad effetto, spesso caratterizzate da una chiusa mordace (in cauda venenum).
Corriamo dunque il rischio di non trovarci su un terreno adatto al germoglio cristiano, che a mio avviso ha bisogno di radici ben più profonde e riconoscibili.
In questa ottica, è possibile che la frase avesse per l'epoca tutt'altro significato da quello che appare alla nostra cultura cristiana, e cioè che si riferisse, ad esempio, alla ricchezza intesa come superfluo: "potrai ritenerti ricco solo di ciò che avrai donato, perché il resto, avendolo trattenuto per te, significa che ti serviva". : ))))))))))))))
Dovremmo in caso contrario ritenere Marziale un nuovo Cristo, nel dire al giovane ricco "Se vuoi essere perfetto, và, vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri; poi vieni e seguimi". Massima in cui, oltretutto, la ricchezza "spirituale" non è solo nel donare beni e cose, ma anche in quel "seguire", cosa se possibile ancora più difficile.
Evitiamo insomma di vedere in Marco Valerio Marziale, poeta di corte della Roma imperiale, un precursore dell'ideale francescano.
Devo dire che mi sento un pò come si poteva sentire Daniele nella fossa dei leoni, perché ne ho davanti due veramente agguerriti (e anche un terzo mi pare abbia fatto capolino). Tuttavia sono stato io a gettarmi in questa discussione, e non mi tiro indietro. Ma chiaramente non è una discussione da poco: ci vorrà amore per la ricerca, e impegno.
Tentando di analizzare il problema passo dopo passo, per prima cosa io vorrei da Dario una spiegazione più approfondita del perché egli ritenga che il concetto di Dio includa in sé la paura: se per motivi storici (sul che posso essere sicuramente d'accordo) o per motivi intrinseci al concetto, come mi sembra di capire. E in questo secondo caso, appunto, in base a quali deduzioni. Tu dici, Dario: "Un Dio che non fa' paura, non esiste, non può esistere. Sarebbe dimenticato immediatamente. Da tutti.". Ma mi pare ovvio che l'esistere vada riconnesso ad un dato obiettivo, non alla circostanza che qualcuno o qualcosa esista nella mente altrui. Su non so quanti miliardi di esseri umani, solo una frazione infnitesimale ci conosce, eppure esistiamo. Ecco, io vorrei capire più a fondo il tuo pensiero su questo punto.