Io non vengo su questo sito, salvo in rare occasioni, per passare il tempo; ma per trovarvi problematiche su cui riflettere. E faccio queste riflessioni per iscritto. Ecco spiegato l'arcano dell'analisi al posto della sintesi: non sono uno che parla, ma uno che pensa.
Sono del tuo identico parere, Giulio... Ma c'è di più: legarsi alle persone, o ancor peggio dipendere psicologicamente da questi legami, è cosa assolutamente illusoria e deludente, perché ogni legame, in un modo o nell'altro, è destinato a cessare. La via dell'appagamento e della gioia, se esiste, è dentro di noi. E chi la trova, trova anche gli altri: non alcuni sì e altri no, ma proprio tutti. Animali, piante e pietre compresi. :)
Il GIOVANE Padre Pio da Pietrelcina scriveva il 15 Agosto 1914, a soli 27 anni (quando era già cappuccino e direttore di anime):
"Sono stanco della vita, vorrei esserne liberato. La sopporto non senza un estremo sforzo del mio spirito, per amore di colui che me la diede e che ancora vuole mantenerla".
Questo concetto è ripetuto pressoché all'infinito nel suo epistolario: arrivava a chiedere ai suoi penitenti che pregassero Iddio per la sua m0rte...
Possibile che un uomo ritenuto e fatto santo dallo stesso papa Wojtyla desiderasse, in giovane età, essere privato di questo "tesoro unico"? O forse esistono più facce della verità, cioè più verità contrastanti, con molteplici e contrastanti consigli da dare ai "giovani"?
Nel Vangelo di san Luca (14,26) è scritto: "Se uno viene a me e non odia (...) perfino la propria vita, non può essere mio discepolo"...
La faccenda del "tesoro" da spendere è quindi in realtà molto più complessa di quanto possa apparire da queste parole di papa Wojtyla, che inquadrano il problema solo in una visuale ampia e generica, senza dubbio valida ai fini mediatici ma assolutamente non esaustiva, sino a poter essere fuorviante, un po' come possono esserlo quelle foto dei luoghi turistici del terzo mondo in cui tutto appare dolce, sereno ed appetibile, e non si vedono la miseria, la fame e l'abiezione di chi ci vive e ci soffre ogni giorno.
La vita è in realtà un'esperienza aspra e durissima; e chi più la vive nella sofferenza e nella consapevolezza del tormento interiore, meglio (incredibilmente) la spende...
Dario, non so se hai presente, ma lo Zingarelli pesa almeno 5 chili. Lo getterò sicuramente, ma devo ancora scegliere chi se lo merita in faccia. : )))
Klara, Socrate affermava di non sapere assolutamente nulla. Non tutto, nè tanto, nè poco. Asseriva e dimostrava altresì che nell'identica condizione di ignoranza erano tutti coloro che asserivano di sapere qualcosa di se stessi, dell'uomo e del suo mondo. Identificava infine nella virtù l'unica conoscenza utile e possibile.
"Sono stanco della vita, vorrei esserne liberato. La sopporto non senza un estremo sforzo del mio spirito, per amore di colui che me la diede e che ancora vuole mantenerla".
Questo concetto è ripetuto pressoché all'infinito nel suo epistolario: arrivava a chiedere ai suoi penitenti che pregassero Iddio per la sua m0rte...
Possibile che un uomo ritenuto e fatto santo dallo stesso papa Wojtyla desiderasse, in giovane età, essere privato di questo "tesoro unico"? O forse esistono più facce della verità, cioè più verità contrastanti, con molteplici e contrastanti consigli da dare ai "giovani"?
Nel Vangelo di san Luca (14,26) è scritto: "Se uno viene a me e non odia (...) perfino la propria vita, non può essere mio discepolo"...
La faccenda del "tesoro" da spendere è quindi in realtà molto più complessa di quanto possa apparire da queste parole di papa Wojtyla, che inquadrano il problema solo in una visuale ampia e generica, senza dubbio valida ai fini mediatici ma assolutamente non esaustiva, sino a poter essere fuorviante, un po' come possono esserlo quelle foto dei luoghi turistici del terzo mondo in cui tutto appare dolce, sereno ed appetibile, e non si vedono la miseria, la fame e l'abiezione di chi ci vive e ci soffre ogni giorno.
La vita è in realtà un'esperienza aspra e durissima; e chi più la vive nella sofferenza e nella consapevolezza del tormento interiore, meglio (incredibilmente) la spende...