Rileggere è la cosa migliore. Io rileggo anche i commenti, e spesso li inserisco di nuovo eliminando quello precedente errato. Nel caso delle poesie, poi, è indispensabile lasciarle riposare un po', poi rileggerle a mente fredda e limarle, vedere se "suonano"... Senza questo lavorio, che può durare anche giorni o settimane, rimangono solo bozze.
Grazie dell'attenzione.
Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Se questo avviene per la materia, è estremamente riduttivo e non realistico pensare che possa non avvenire per la soggettività, il pensiero e l'auto-coscienza, cioè per quelli che sono i massimi risultati raggiunti dal corso della Natura.
In effetti certe strane coincidenze di invenzioni o scoperte fatte separatamente da persone diverse che non erano in contatto tra loro sembrano confermare che le idee, come il polline a primavera, siano nell'aria.
Ti ringrazio, Claudio: per me che amo l'arte, ed in particolare la musica, questa tua visita nel mio "bunker" è cosa davvero preziosa. : )
Circa quanto giustamente hai precisato, ho un aneddoto divertente: il più grande dei miei figli, da piccolino (7 o 8 anni) disdegnava frequentarmi allorché ascoltavo musica "classica". Ma un bel giorno, me lo vedo entrare in salotto tutto compunto, mentre ascoltavo il clavicembalo ben temperato di Bach... Come sai è un autore "difficile", vero tormento del neofita (a mia moglie faceva venire l'emicrania), eppure lui, così piccolo, si fermò ad ascoltare rapito... Lui ascoltava Bach, e io guardavo il suo visino estatico...Poi volle uno stereo tutto suo, e a casa nostra praticamente "abitò" Bach per un lungo periodo, cioè finché mio figlio non si sposò e se ne andò. : ))
Mi è venuto in mente questo episodio, a comprova della tua precisazione circa la fruizione del "prodotto musicale finito", che non necessita assolutamente di basi teoriche.
Io tuttavia, parlando di pentagramma, che è l'ABC del fare e comporre musica, mi riferivo per l'appunto alla composizione, non all'ascolto: parlavo di chi "scrive" musica. Ed in genere, questa mia frase è indirizzata a coloro che ritengono di poter "fare" arte, qualsiasi essa sia (scrivere musica, poesie, dipingere: quanto alla poesia, la grammatica è del pari solo l'ABC del fare poesia), senza conoscerne o almeno desiderare di conoscerne, e verificarne, ed applicarne le regole fondamentali, ma tenendole in non cale come cose scolastiche, agevolmente superabili dall'estro o da malintese licenze artistiche.
Ciò, di rimbalzo, sortisce a mio avviso un effetto negativo anche sui fruitori, che si abituano a "prodotti" di qualità scadente, e si convincono anch'essi che le basi tecniche dell'arte siano cose di secondaria importanza: col che perpetuando queste false opinioni. Le quali arrecheranno però sempre il loro danno in fase di creazione (ché tutti diverranno "artisti"), non di fruizione.
Nella poesia, ed in genere in letteratura, ciò può essere addirittura più grave, a mio avviso, che in campo musicale: direi anzi distruttivo. Mentre infatti una nota "stonata" sono più o meno in grado di coglierla tutti, non tutti sono in grado di cogliere uno strafalcione grammaticale, per il semplice motivo che il linguaggio è un qualcosa di estremamente delicato ed opinabile, come dimostrato dalla circostanza che tutti i musicisti (come i matematici) si comprendono anche se di paesi e culture totalmente diversi, ma un italiano e un cinese, in assenza di un interprete, non potranno mai comprendersi se non a gesti.
Di fronte a questa realtà, non discuto che il linguaggio si evolva; ma lasciamo - è questo poi il senso del mio discorso - che si evolva in vista di una qualche utilità espressiva, e non semplicemente a motivo di inavvertiti strafalcioni. : )))
Sergio, mi riferivo al tuo commento n. 5. I bipolari gravi, e anche quelli meno gravi, non si sentono bene; per niente.
Vincenzo, probabilmente le persone cui alludi erano malate davvero e la gente non ci credeva. E' un destino tipico delle persone che soffrono di malattie nervose.
Grazie dell'attenzione.
Bravo Dario.
(*****)
Circa quanto giustamente hai precisato, ho un aneddoto divertente: il più grande dei miei figli, da piccolino (7 o 8 anni) disdegnava frequentarmi allorché ascoltavo musica "classica". Ma un bel giorno, me lo vedo entrare in salotto tutto compunto, mentre ascoltavo il clavicembalo ben temperato di Bach... Come sai è un autore "difficile", vero tormento del neofita (a mia moglie faceva venire l'emicrania), eppure lui, così piccolo, si fermò ad ascoltare rapito... Lui ascoltava Bach, e io guardavo il suo visino estatico...Poi volle uno stereo tutto suo, e a casa nostra praticamente "abitò" Bach per un lungo periodo, cioè finché mio figlio non si sposò e se ne andò. : ))
Mi è venuto in mente questo episodio, a comprova della tua precisazione circa la fruizione del "prodotto musicale finito", che non necessita assolutamente di basi teoriche.
Io tuttavia, parlando di pentagramma, che è l'ABC del fare e comporre musica, mi riferivo per l'appunto alla composizione, non all'ascolto: parlavo di chi "scrive" musica. Ed in genere, questa mia frase è indirizzata a coloro che ritengono di poter "fare" arte, qualsiasi essa sia (scrivere musica, poesie, dipingere: quanto alla poesia, la grammatica è del pari solo l'ABC del fare poesia), senza conoscerne o almeno desiderare di conoscerne, e verificarne, ed applicarne le regole fondamentali, ma tenendole in non cale come cose scolastiche, agevolmente superabili dall'estro o da malintese licenze artistiche.
Ciò, di rimbalzo, sortisce a mio avviso un effetto negativo anche sui fruitori, che si abituano a "prodotti" di qualità scadente, e si convincono anch'essi che le basi tecniche dell'arte siano cose di secondaria importanza: col che perpetuando queste false opinioni. Le quali arrecheranno però sempre il loro danno in fase di creazione (ché tutti diverranno "artisti"), non di fruizione.
Nella poesia, ed in genere in letteratura, ciò può essere addirittura più grave, a mio avviso, che in campo musicale: direi anzi distruttivo. Mentre infatti una nota "stonata" sono più o meno in grado di coglierla tutti, non tutti sono in grado di cogliere uno strafalcione grammaticale, per il semplice motivo che il linguaggio è un qualcosa di estremamente delicato ed opinabile, come dimostrato dalla circostanza che tutti i musicisti (come i matematici) si comprendono anche se di paesi e culture totalmente diversi, ma un italiano e un cinese, in assenza di un interprete, non potranno mai comprendersi se non a gesti.
Di fronte a questa realtà, non discuto che il linguaggio si evolva; ma lasciamo - è questo poi il senso del mio discorso - che si evolva in vista di una qualche utilità espressiva, e non semplicemente a motivo di inavvertiti strafalcioni. : )))
Vincenzo, probabilmente le persone cui alludi erano malate davvero e la gente non ci credeva. E' un destino tipico delle persone che soffrono di malattie nervose.