Nel 1871 il diciassettenne Rimbaud, gày, scriveva "JE est un autre", una frase divenuta centrale nell'ancora irrisolto dibattito filosofico sul concetto di "altro". Nel 1999 il sottoscritto ha creduto che "Matrix" tematizzasse il "conosci te stesso" e Neo com'ulteriorità e trascendimento del proprio io, con buona pace per gli psicologismi di Winnicott e del suo "vero sé". Vent'anni dopo, il film viene festeggiato solo quale manifesto della comunità LGBT[Q]. "Boy Erased" fornisce il suo contributo nel ridurre il problema identitario a una questione di gender.
"Ci sono trame a presa sicurissima. Cosacchi, nazisti, Seconda guerra mondiale, amore, morte, nostalgia, truppe sovietiche, rivolta ucraina, viaggio, commozione. Se volessimo praticare l'artificio d'un tag su ogn'elemento - fatti, cose, persone, sentimenti, epoche - di quest'opera, saremmo vicini a un record." Nick Baker-Monteys va sul sicuro toccando quante più corde possibili e purtroppo tutte già risapute, il che non lo mett'al riparo dal déjà vu.
L'impatto emotivo provien'ancora dai trucchetti di Zemeckis sulla scemenza della seconda chance tramite viaggio temporale. Speravo che, dop'il fallimento persino di Brian Greene con "Déjà Vu" (Tony Scott, 2006), qualcuno avrebb'avuto il buon senso nonché l'umiltà per il recupero degl'insegnamenti forniti dalla filosofia e teologia del tempo: l'unico modo logico per cambiare davvero lo status quo è semmai la reversione del flusso cronologico. Ma geni come Klimov ("Va' e vedi", 1985) sono più unici che rari.
Il film sta per diventar'il maggior incasso nella storia del cinema, e lo sta per diventare poiché è un eccezionale segno e sintomo, semiotico e semeiotico, di quest'epoc'allo sbando. La coazione a ripetere, la recidività nell'errore logico mostruoso lasciano basiti: si torn'ad affrontar'il concetto d'onnipotenza e di nuovo nella forma più perversa immaginabile. Se in "Infinity War" essa veniv'usata per dimezzare gl'esseri viventi nel cosmo invece che per raddoppiare le risorse a disposizione, stavolta è concess'il bis con Stark che muore uccidendo Thanos. Siamo addirittura oltr'il c.d. "raddoppio del negativo", alla sua triplicazione. L'ipotesi che Stark poss'usare l'onnipotenza per salvare se stesso e redimere Thanos e la sua armata, ossia l'ipotesi dell'apocatastasi com'evento soteriologico universale, non è mai presa in considerazione e la si lasci'ammuffire nei libri seri di spiritualità. Bene, bravi, Tafazzi forever.
L'idea del film nasce da uno sketch interpretato da Will Ferrell al Saturday Night Live, di cui Adam McKay è stato capo sceneggiatore per due stagioni. La loro collaborazione ha partorito un solo prodotto simpatico, il primo "Ron Burgundy" (2004). Stavolta invece McKay ha sfornato una parodia così poco divertente (diretta da Etan Cohen) che ha vinto quattro Razzie Awards. Eppure c'è persino di peggio.
"Audiard corregg'il culto della virilità rimproveratogli nei precedenti film a base di testosterone, ideologia passiva e artiglieria pesante." "I miei nuovi personaggi sicuramente incarnano la mascolinità m'hanno dovuto cedere e liberarsene per arrivare ad una certa dolcezza." "Il cognome (Sisters) include la sorellanza dei fratelli e la grazia del gesto femminile (si prendono cura l'uno dell'altro tagliandosi reciprocamente i capelli)." "Il sole della democrazia" occidentale sorgerà solo col transito dal patriarcato al matriarcato, dalla ferocia del padre all'abbraccio conclusivo di mammà. Nessuna reciprocità, anzi: "Adesso ho in mente di far'un film su un uomo che diventa una donna.” Nuovi piccoli Wachowski crescono.
Quasi un capolavoro: Hancock riprend'il Dillinger di Michael Mann ("Nemico pubblico", 2009) e lo mixa con la prima stagione di "True Detective", eliminando certa gigioneria di Pizzolatto e conservand'il ruolo di loser per la coppia di Rangers. Fa ribrezzo leggere la critica che blatera di cinema reazionario, conservatore, anti-progressista quand'è la prima ad avere la tastiera insanguinata supportando lavor'infami. A tutt'oggi il miglior film Netflix.
"Il film si rivela dichiaratamente come un family movie dai toni fiabeschi, mai volgari": a certi recensori bisognerebbe fare l'antidoping. Sarebbe stat'il miglior lavoro di regista e cast grazie alla sua vena surreale, poi ruzzola sull'eleganza di colonscopie e zooerastia.
"Siamo stati un po’ troppo superficiali ad affrontare delle cose, le abbiamo fatte e questo ha portato a una crisi in cui abbiamo detto: ‘Prendiamoci una pausa’. Nel corso di questa pausa io ho fatto questo film, Giacomo ha fatto teatro e Giovanni ha scritto un libro", ha detto Aldo Baglio. Futuro roseo, dunque, dopo che s'è preso l'edificante briga di rispolverare gag sulle scorregge. Adesso, però, anch'i rutti.
Il film sta per diventar'il maggior incasso nella storia del cinema, e lo sta per diventare poiché è un eccezionale segno e sintomo, semiotico e semeiotico, di quest'epoc'allo sbando. La coazione a ripetere, la recidività nell'errore logico mostruoso lasciano basiti: si torn'ad affrontar'il concetto d'onnipotenza e di nuovo nella forma più perversa immaginabile. Se in "Infinity War" essa veniv'usata per dimezzare gl'esseri viventi nel cosmo invece che per raddoppiare le risorse a disposizione, stavolta è concess'il bis con Stark che muore uccidendo Thanos. Siamo addirittura oltr'il c.d. "raddoppio del negativo", alla sua triplicazione. L'ipotesi che Stark poss'usare l'onnipotenza per salvare se stesso e redimere Thanos e la sua armata, ossia l'ipotesi dell'apocatastasi com'evento soteriologico universale, non è mai presa in considerazione e la si lasci'ammuffire nei libri seri di spiritualità. Bene, bravi, Tafazzi forever.