Complotto dalla ragnatela tropp'ingarbugliata per coinvolgere chicchessia in una vigliacca metafora politica sci-fi vaga quanto la forma dei suoi alieni. "Light a match, ignite a war": continuando a non avere la minima novità da suggerire, insistono coi remake più o meno espliciti.
"Tutti contro tutti" atto 3°: incapace tanto di non prendersi troppo sul serio (Bergman, Polański) quanto di ritrovare il cinismo, la cattiveria, la scorrettezza della migliore commedia italiana, il film non sa né com'evitare di scadere nel pianto e nell'impianto teatrali, né com'innescare una comicità irriverent'e catartica, una satira spietata e divertente. L'esplosione conclusiva è giust'un contentino, mentr'il cast viene sperperato da una regia più interessat'a moraleggiare ch'a fornire spessore ai personaggi.
Suonerà crudele infierire s'un film già distrutto da critica e incassi al botteghino, eppure mai come stavolta l'immaginazione sperimentale di Zemeckis con stop motion, CGI e motion capture non è al servizio della storia d'un protagonista con l'ormai consueto disturbo da stress post-traumatico (più amnesia), bensì al contrario è la vita reale di Hogancamp che viene parassitata a uso e consumo delle sperimentazioni tecnologiche del regista. A proposito: poteva pure risparmiarsi l'intera scena sul campanile, anch'essa un inutile doppio di qualcos'altro ("Vertigo", Hitchcock 1958).
Per la Garner "Peppermint" sta ad "Elektra" (2005) come per la Theron "Atomica bionda" (2017) sta ad "Æon Flux" (sempre 2005): c'è un'età anagrafica e biologica dopo cui non è più credibile interpretare personaggi d'azione (peggio: in un revenge movie). Si chiama invecchiamento. E l'ex signora Affleck non va confusa con la quasi omonima Garnier anti ageing cream.
Copia della copia della copia, saga fantasy, futurista e distopica per young adults ch'arriva a mercato saturo e filone esaurito: tra i peggiori e più meritati flop di critica e botteghino del 2018.
Eccelsa maestria "classica", prima com'attore e poi anche come regista, però sempre nelle mani sbagliate poiché Eastwood non ha mai avuto granché da dire. La sua poetica, ideologia o filosofia estetica, termini ormai fuori uso e rimpiazzati dall'insulsaggine di artsy o stilish, è rimbalzata di continuo fra gl'imperdonabili difetti di conservatorismo, patriottismo, qualunquismo, egocentrismo. Vedend'il bicchiere mezzo pieno, è stato incensato e osannato. Io ho visto quello mezzo vuoto.
Sbagliando tempi e modi della black comedy e dello humor inglese, il regist'affronta fallimento e delusione per via omeopatica: il suo film non ha quasi nulla di salvabile.
Alcune parti del testo sono ispirat'ed emozionanti, ma è sbagliato il titolo:
https://www.youtube.com/watch?v=VelS-YCtHV4.
Da tutta la Storia il rimedio curativo, riparatorio o preventivo, s'è sempre dimostrato peggiore del male. Alternative? Forse.
Biopic su un'odissea in una prigione thailandese fra tossici, assassini e amori coi "ladyboys", brutal'e violento anche nelle scelte registiche, interessante quant'un documentario sul turismo sessuale nella stessa nazione.
https://www.youtube.com/watch?v=VelS-YCtHV4.
Da tutta la Storia il rimedio curativo, riparatorio o preventivo, s'è sempre dimostrato peggiore del male. Alternative? Forse.