Mauro Lanari

Nella pagina del Film Un posto tranquillo di John Krasinski
Nel febbraio 2014 e nel giugno 2016 i coniugi Krasinski diventano genitori d'Hazel e Violet: John cade nel panico e si chiede tardivamente s'egli poss'essere un padre abbastanza buono lottando giusto per mantener'in vita le figlie in un mondo da incubo. La risposta è positiva, tant'è che nel 2018 questa coppia modello di genitorialità gir'un survival horror post-apocalittico che dovrebbe metaforizzare quanto sopra. Tra rimandi a Romero, Shyamalan e Carpenter, "A Quiet Place" impon'un messaggio piuttosto pro-life e una sovrumana sospensione dell'incredulità, l'elemento più fantascientifico del film (insonorizzazione con materiale fonoassorbente: concetto sconosciuto agl'esseri umani del 21° secolo, e molt'altre scemenze).
3 anni e 4 mesi fa
Nella pagina del Film Annientamento di Alex Garland
"Le metamorfosi" d'Ovidio e non "La metamorfosi" di Kafka. Cambiamento eracliteo in nome dell'amore.
3 anni e 4 mesi fa
Nella pagina del Film Peterloo di Mike Leigh
Prevedibilissimo super flop al botteghino poiché Leigh "depriva Peterloo d'enfasi proletaria, destinandolo così a un pubblico di stampo intellettuale invece che a quel pubblico che dovrebbe far indignare e, magari, anche ribellare" (Daria Pomponio). "L'analisi meticolosa della vanità della parola in entrambe le fazioni e la freddezza, l'austerità, il distacco com'antidoto a tale retorica son'eccessivi" (Aldo Spiniello), le deformazioni caricaturali e grottesche (Grosz al posto di Turner) sono superflue, e alla fine ne pagano le spese epicità e coinvolgimento emotivo: sarebbe stato molto meno noioso leggere un saggio sull'argomento.
3 anni e 4 mesi fa
Nella pagina del Film Il grande salto di Giorgio Tirabassi
D'una durezza inaspettata quanto sorprendente. Scordatevi la commedia italiana, il tragicomico, l'agrodolce, la risata amara, Germi, Risi, Pietrangeli, Comencini, Monicelli, Scola, Citti. L'esordio alla regia di Tirabassi scommette sul cinema dell'assurdo con un racconto cupo, disperato, da dramma esistenziale o da tragedia greca sul Fato avverso che s'abbatte implacabile sui reietti. Lillo, Mastandrea e Giallini appaio in camei che non snaturano il progetto m'addirittura lo rafforzano: eterni sconfitti, "gli ultimi saranno ultimi" (Massimiliano Bruno, 2015). Peccato che l'epilogo, invece di rilanciare nella beffa d'un ulteriore atroce scherzo del destino, cambi registro virando verso il grottesco alla Ferreri.
3 anni e 5 mesi fa
Nella pagina del Film Vox Lux di Brady Corbet
Nel periodo fra le stragi scolastiche statunitensi e l'11 settembre, "un ritratto del XXI secolo" simboleggiato dalla vita d'una popstar faustiana ("One for the money. Two for the show. Three to make ready. And four to go"), reincarnazione della Nina de "Il cigno nero". L'ambizione di Corbet è smisurata, il risultato detestabile: istrionismo e supponenza per costruire un apologo sulle colpe della spensieratezza, un'allegoria fin troppo ovvia e scoperta sulla colpevolezza intrinseca di ciò che distoglie lo sguardo («non voglio che la gente pensi» – declama Celeste – «voglio solo che si senta bene»), denuncia d'un mondo di cui replica in gran parte la superficialità.
3 anni e 5 mesi fa
Nella pagina del Film Si vive una volta sola di Carlo Verdone
Condivido la rece d'Alò quando c'invita a comparare quest'ultima fatica di Verdone all'Altman di "M*A*S*H" piuttosto ch'alla commedia italiana. "Si vive una volta sola" rimarca la differenza fra soggetto e sceneggiatura: se la prima è telefonata, citofonata, whatsappata, d'una prevedibilità sconcertante, non c'è sceneggiatura che tenga, compensi e controbilanci. Sarebbe fiacca pure la sceneggiatura? Verdone ha sempre fatto antropologia e la volgarità del film è la volgarità della cultur'odierna, forse non più solo nostrana od occidentale ma globalizzata. Fa molto meno ridere rispetto ai suoi standard? Ma è da tempo ch'il regista ha virato verso la malinconia abbandonando ilarità e gag spassose. Di nuovo: invecchiato lui o la società che vuole rispecchiare? Tir'un'aria spengleriana, dovrebbe ricorrere il centenario della sua opera principale, verrà obliat'anch'essa: perché svegliare il can di massa che dorme ronfando?
3 anni e 6 mesi fa
Nella pagina del Film I figli del fiume giallo di Zhangke Jia
La contaminazione di generi e stili non è un valore intrinseco se non s'amalgano. 17 anni e 136 minuti per raccontare che, in definitiva, lo spazio e il tempo non cambiano nulla, al massimo decantano il disfacimento già in atto: quello antropologico, cinese, amoroso, amicale, corporeo. Un interminabile fiume corale ampollosamente immerso nella solitudine geografica dei territori sconfinati e in una cronologia iperdilatata abitata esclusivamente da storie di loser: un tentativo d'epopea fallimentare quanto i suoi personaggi, con simbolismi e stilizzazioni che distruggono sul nascere le parvenze di neorealismo. Poi, dopo il centesimo desertico campo lunghissimo, uno perd'il conto e s'annoia.
3 anni e 6 mesi fa
Nella pagina del Film Il talento del calabrone di Giacomo Cimini
"Tu vuo' fa' l'americano" (https://www.youtube.com/watch?v=BqlJwMFtMCs) e invece è uno scarto fiction Raiset che s'inserirebb'a forza in un buco del palinsesto estivo. Dialoghi, script e personaggi d'un cialtronismo calabronico: tensione zero, irritazione dieci.
3 anni e 6 mesi fa
Nella pagina del Film Partisan di Ariel Kleiman
Esordio col botto per Ariel Kleiman, ch’inscena genitori di figli partoriti & cresciuti con l'unico scopo di renderli assassini e/o assassinati. Una realtà di fatto indiscutibile, sistematica e universale. Il regista svela la menzogna schiantando il più atroc'e radicato dei tabù, ma l’uso della metafor'annacqua l'impatto del film, tant'è ch'incomprensioni e fraintendiment'interpretativi abbondano rigogliosamente. Verrebbe da pensare ch'i Taviani di “Padre padrone” (1977) siano stati più diretti e incisivi, tuttavia basta la (ri)lettura delle recensioni dell’epoca e s’è costretti a ricredersi.
3 anni e 9 mesi fa
Nella pagina del Film Lion - La strada verso casa di Garth Davis
Nel Google Earth del mercato cinematografico globale, Bollywood è la nuova mecca e Dev Patel n'è il Messia. Strapiazzato, e non strapazzato, da pubblico & critica, farà incetta di premi dell'Academy, chiedere a Danny Boyle che ha lanciat'il trend nel 2006 (8 statuette). Decente la Mara, ottima la Kidman, contraddittorio il film che corre su due binari opposti: la ricerca della madre biologica e l'elogio dell'adozione. Il serbatoio/cisterna d'acqua è quello che si tenta di far traboccare dai dotti lacrimali: un putèo che soffr'era già il vulnus d'un paio di pellicole del neorealismo.
3 anni e 9 mesi fa