Poesie personali


Scritta da: Nello Maruca
in Poesie (Poesie personali)

La forza dell'amore

Quando ch'avvenne ch'eri nel patibolo
e più da presso starti ti dovevo
fu allora che caddi da sul trampolo,
forza non ebbi e al male soggiacevo.
Pur negli sforzi che mal custodivo
cercavo apparire quieto e disteso
ma dolce, più sovente, la tua voce udivo
che mi spronava ad essere men teso.

Tu domandavi, quasi non sentivo,
con gli occhi m'imploravi: Io fremevo,
volevo in quei momenti esser non vivo;
in cuore avevo te e te vedevo
nel grand'affetto che per te portavo.
Un attimo e spariva il delirio,
per poco, quasi, calmo ritornavo
e s'imponeva d'abbraccio il desiderio.

Ma nel cercare di formular lo slancio
l'incubo dentro al cuor rigenerava,
l'animo ribolliva, mi bloccava
e nel dispero ancor lo trainava.
Nell'impotenza a discostar pensiero
dentro qualcosa mi struggeva il cuore
e nella finzione e non nel vero
sforzo teneva a dimostrare amore.

Vero quel sentimento sincero e puro
fu lo supporto a ritrovar la via
a rivedere nel venir futuro
quant'ancor dolce il vivere dolce sia
e la cagione ch'era del malore
fu pian pianino a margine riposta
e l'amore il posto prese al dolore
donando al male, indi, ferma risposta.
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    È l'autunno

    È l'autunno. L'estate con tutti i suoni, colori,
    luminose grida ci lascia annunciando un nuovo
    imprevedibile momento, una non più polverosa via
    da percorrere arsa di cicale e rovi, sassi di mare,
    cardi selvatici, lucertole palpitanti al sole.
    È l'autunno e tu sei con me.
    Già l'anno passato
    speravo solo nel tuo ricordo
    effimero, lontano; ora sei
    qui a riempire ancora le mie fantasie,
    i miei ricordi di acqua e muschio.
    Ora verso la pioggia,
    il vento disegna in questa sera di
    grigio, un freddo brivido,
    un'ignota paura, un tempo
    che sembra già essere stato,
    ma che non riesco a leggere.
    Ora le rondini, gli uccelli di passo,
    volano a stormi
    verso l'oriente caldo di amplessi,
    di amori sudati e profumi di sesso e gelsomini.
    Verrà la nebbia sottile a bagnare il mio cuore che
    aspetta una nuova stagione con te.
    Composta lunedì 15 settembre 2008
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      Scritta da: Nello Maruca
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      L'amico

      Se in disgrazia per sfortuna cadi
      E aita chiedi a quello ch'è tuo amico
      Allora conoscere puoi quant'è sincero.
      Se alle tue necessità dona calore
      Di certo è sincero e amico vero
      Ma se, di contro, si squaglia e cerca
      Scusanti mancando del suo aiuto
      Non è amico vero ma bacato
      E somiglia a mela ch'è lucente fuori
      Ma dentro è marcia e d'invertebrati
      Laidi succhioni è popolata.
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        Scritta da: Nello Maruca
        in Poesie (Poesie personali)

        L'abbandono

        Nelle tristi passeggiate estive
        solo mi trovo presso quel ruscello
        laddove era tutto lustro e bello
        mentr'ora appare sterile e brullo
        per la tua assenza, mia soave stella,
        e pure le foglie che son verdi e vive

        paiono mosce, penzolanti, smorte.
        Ti dipartisti e più non ritornasti,
        provocato in cuore m'hai enormi guasti.
        Sono certo, non a male lo facesti
        se dentro tieni quei sentimenti onesti
        d'allora che amore giurasti fino a morte.

        Certo è la sorte che ti tien discosta,
        non scema, però, la pena dell'abbandono
        giacché sognato sempre avea in quel dono
        ch'avere la donna amata spera ognuno;
        sentirsi gratificato, essere qualcuno
        d'aver seco l'amata di carezze desta.
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          Scritta da: Nello Maruca
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          L'abisso

          In vetta mi restavo all'alto monte
          dalle pareti lisce, strapiombate
          e tutt'intorno v'era un fosso nero
          per quanto che potea vista mirare.
          Solo mi stavo lì, senza speranza
          tremante per lo freddo e di paura;
          le membra anchilosate, solo tormento,
          il corpo mal reggevano le gambe
          e la vista si spegneva lentamente.
          Il cuore, di vita, in petto dava
          segnale per forte, velocissimo pulsare.
          Tremante, stordito, impaurito per tempo
          mi restai quando, qual fulmine, aprironsi
          le porte del cervello e dolce, soave
          di luce luminosa a braccia aperte
          avvolte dal Divino, azzurro Manto
          la Celeste Maria m'appar di fronte.
          In un abbraccio mi stringe dolce e caldo
          e mi riporta per lo sereno cielo,
          a braccia aperte a mò di rondinella
          oltre l'abisso periglioso e nero
          in pianeggiante, odoroso, erboso prato.
          Mi giro, non è più,. Nel nulla s'è dissolta.
          ed io all'alto Cielo volto lo guardo
          per lo scampato periglio e la serenità
          che dentro m'ero, così, pregai: Veneranda
          Madre! O Divina!. Un respiro vicino:
          Era mia moglie: Tutto fu un sogno.
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            Scritta da: Nello Maruca
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            Il denaro

            Mai grand'amore per il denaro ebbi
            tanto che poco e male lo conobbi;
            m'accorgo, ora, però, che mancando esso
            nemmanco il necessario t'è concesso.
            Vero che la felicità non la precetta
            ma di piaceri, sì, fa grand'incetta.
            Indifferente gli resta la morte
            ma dona garanzia di buona sorte.
            Non assicura, no, la vita eterna
            ma dona ricchezza ed agio sulla terra.
            Certo, beato non è chi lo possiede
            ma il misero ginocchioni, lui in piedi.
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              Scritta da: Nello Maruca
              in Poesie (Poesie personali)

              Stranezza

              Costantemente in terra l'uomo è vilipeso
              perciò, ahimè, chi vive su questo Pianeta
              tosto, spesso, tiene voglia di giungere alla meta
              giacché più il tempo scorre più la vita è peso.

              Vuole il buon Dio, però, che in alto è altro Loco
              laddove si vive eternamente in piena pace
              dov'è quiete perenne; è luce, e tutto tace.;
              contrario di quanto si ha in questo fuoco. *
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                Scritta da: Nello Maruca
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                Il ricordo

                Mai prima m'eri apparsa sì diversa
                Giacché la mente mia di ricord'arsa
                Ti avea inglobata ancora giovinetta
                E mai avanti osò: restò dormiente
                Ai bei ricordi della fanciullezza
                Allorquando ridondavi di gaiezza.
                Immutata, nel tempo, nella mente
                Restava la tua imago adolescente,
                il dolcissimo guardo avviluppante
                e i lunghi, biondi, bellissimi capelli
                e il viso dai tratti snelli e molto belli.
                L'andatura sensuale e fluttuante,
                la voce carezzevole e suadente,
                le rosee, carnose labbra sorridenti,
                le affusolate mani e i candidi denti.
                I fiorellini della chioma adorni
                E il serpeggiante ruscello schiumeggiante,
                che all'ombra della grande pietra,
                accanto al faggio gigante e verdeggiante
                i piedi ci baciava la limpid'acqua tra
                un innocente bacio e una carezza.
                Snello lo corpo d'elegante gazzella
                L'insieme tutto di mattutina stella.

                Tutto rimasto è là, com'era allora
                Quando serenità elargiva ed allegrezza
                Mentr'io mi resto nella speme, ancora.
                Né quella pietra d'immensa grandezza
                Alcunché mutato ha del suo aspetto;
                sol'io ho perso la dolce giovinezza:
                Lo dice il viso dal mutato aspetto.
                Quest'oggi t'ho incontrato in via Verdisca
                ove passammo la nostra etate fresca;
                gli occhi celesti ancora ma alquanto
                tristi, lo guardo dolce sì, ma simil spento,
                non più la soffice chioma dal colore biondo
                ma crine che di biondo ha solo un fondo.
                Il passo incerto, ahimè, e assai lento,
                la voce dolce ancora ma tremolante
                il labbro assottigliato e penzolante.
                Poco di quanto in mente è somigliante
                Giacché in essa rimasta er'aitante
                Ed ora m'appari, invece, assai cadente.
                Sol'ora mi sveglio dal lungo torpore
                E nella realtà m'immergo di quest'ore
                Che tutta m'appare nell'interezza
                E mi dice che l'allegra giovinezza
                Volutamente rimasta era presente
                A dar sollievo alla mia stanca mente.
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                  Scritta da: Nello Maruca
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Il rimorso

                  Ogni mattina allo spuntare del giorno,
                  all'apparire dell'attesa aurora
                  sorgesse il sole o spirasse bora *
                  o ch'estate fosse o piovoso inverno

                  senz'alcun'indugio al campicello
                  sperando mettere qualcosa nel paniere
                  t'incamminavi per la ricerca giornaliera,
                  con chissà qual'altri pensieri nel cervello:

                  Quante volte, però' fu la ricerca vana,
                  quante volte il ritorno fu triste e deluso
                  che vuota fu la cerca quotidiana
                  e altro giorno in fame s'è concluso.

                  Nel desolato teterrimo abituro,
                  sfumata la speranza del mattino
                  tutt'intorno t'appariva ancor più scuro
                  ma la speranza non avea confino.

                  In quegl'anni di epidemica carestia
                  puranco d'affetti, nonna, fosti scarsa.
                  Povera in tutto, o nonna, io nol capia
                  perciò lo cuore me lo stringe morsa.

                  Grande, se solo poco avessi riflettuto
                  t'avrei qualche sospiro, forse, lenito.
                  nol feci, più nulla or posso, t'ho perduto!
                  Il rimorso mi rode all'infinito.
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