Spalancai gli occhi ad un stupenda donna Che mi consegnò al mondo Spalancai l'anima al più grande uomo e Lui Mi consegnò alla vita Spalancai la mente alla curiosità finendo poi Per consegnarmi al mare Ho in serbo tante cose che forse non sarò Ma se ho aperto il cuore, un giorno, l'ho Aperto grazie a te anima mia...
La foto sbiadita che ho in mente Ti rende già bella quasi come in realtà Dentro la porto come sogno latente Perché parte del tempo che va Tu sogno d'America e tu sogno vivente Hai aperto gli occhioni alla foto che sa Poi moglie poi mamma poi donna da amare Poi viverti accanto e doverti lasciare Ora scriverti a poter raccontare Di un uomo e del tempo che non sa ricordare E sei bella anche adesso che il tempo si appresta Aspetti i tuoi figli sempre pronta a far festa.
Le dissipo, le conto una ad una spinta dall'ardore che, con esse, si dissolva lentamente la mia mestizia. Mentre le sento scivolar via più tiepide ti desidero, mentre sgorgano inclinate dagli incavi del mio collo ti voglio, mentre le nascondo fra le piaghe delle mie dita ti pretendo. Tuttavia sono sola qui a dissetare la mia anima, a sfamare la mia insaziabilità, dando sfogo all'occulto del mio essere e tu non ci sei e non ci sarai mai.
Scavo dentro a mani nude, strappo radici che sono andate troppo giù, e tolgo sassi che tagliano come lame, ma non ho il coraggio di buttarli perché quei sassi sono parte di me, e li ricopro di nuovo, e riscavo di nuovo per poterli anche solo guardare, così ogni notte, così ogni giorno. Li nascondo al mondo, e a quella parte orgogliosa di me che fa a pugni col cuore. Quei sassi mi uccidono, e mi tengono in vita, mi fanno respirare e mi strozzano, quei sassi profumano di lei. Affondo le narici negli odori che mi ha lasciato, ma anche quelli ora stanno volando via, con la stessa leggerezza del vento che ha portato via lei. Stringe un nodo in gola ogni respiro maledetto che ho afferrato da quando non ho più lei, e in petto corre a vuoto il cuore ora che ho perso la bussola. Risuona stanco l'eco di quell'amore tra le pagine di un quaderno sbiadito, e le righe di una lettera datata, ed io lentamente scivolo via dalla mia vita, senza batter ciglio o porre freni, nell'attesa di un profumo nuovo, che mi aiuti a cancellare le tracce di quello che un tempo chiamavo "amore" ed ora non so più cos'era.
Nessuna volontà di insegnarvi niente, scusate, non ho quest'intenzione. Chi mai potrei essere per saperne di più, chi ha mai nominato la mia vita, esempio? O i miei pensieri possono avere la presunzione di spiegare la verità?
Non vogliono essere parole incise a fuoco eterno, le mie, ne le mie stupide poesie hanno l'ardire di chiamare sentimenti attorno, e dentro, io faccio ciò che posso, io vivo ogni momento dedicato al dubbio.
E non ho Dio da ricercare, e non ho dei da far vedere, io non dirò pensiero modellato al giusto, se del mio sangue non ne scorre, non nascondo margini, perché in assenza, di me, niente esiste,
niente modelli e scuole, a escludere ancora prima di capire, maestro vedo chiunque sia capace, ad essere se stesso e non a dire. E ad ogni sbaglio, io mi riconosco, uomo, se così posso.
Spiega le tue ali come non hai fatto mai, incendia il cielo e brucia le sue stelle, che a brillare poi non finiranno, mai. E vola via, guarda la tua ombra, che per altri è quanto di più bello possa esistere, perché non riescono a vedere quel che vive dentro te. Non fermarti ancora, mostra fino a dove può arrivare il cuore, dove non arriva neanche Dio, dove c'è già il mio, che ha raggiunto i propri sogni e li ha lasciati via, per seguire te, e ha scoperto che ogni giorno è un sogno della vita mia.
Spiega le tue ali come non hai fatto mai, quando è tempo di cadere dentro la propria canzone, per rinascere, ancora. E vola via, tra essenze di profumi che respirano di te, trasformando anche la polvere, in frammenti di cristalli d'anima, pioggia di angeli, canterai la tua canzone, che di musica ha inventato quel che di più bello non hanno cantato mai, io che canto insieme a te, e con te sarò anche quando cadrai giù, a donarti quel destino che hai inventato per me, vivo dentro te, e nel fuoco mi consumerai, il nostro canto sarà le uniche parole che la morte piangerà.
Spiega le tue ali come non hai fatto mai, dalle lacrime che fai cadere a terra, ogni volta rinascerai, più bella che mai.
Ed io sono così, come quel senso di risveglio perso appena aperti gli occhi, come quel soffio di respiro dato senza prender fiato, io resto a esistere per chi vuole vedere, io non trasmetto tracce che sul niente a ricordare. Che sia vostro il vivere d'amore vero, che a me che non capisco, non c'è posto ad arrivare, io che non so che sia il battito più forte in petto, io che di sguardo acceso non conosco nei riflessi, io che non so guardare, ma scrivere parole e sogni, per poterne traspirare, io che non vedo dentro a motivare, ma a illudere me stesso per volare. E voi, voi che più di me guardate in faccia, avrete sempre da mostrare quel che Dio vi ha regalato, e inconcepibile rimane tutto quel che vi è diverso, forse che vi disturbi quanto dico? Forse che vi prospetti un dubbio mai pensato? Io vi consiglio almeno questa volta, ridete verso di me, che vita non ho mai imparato. E la ragione è vostra, non c'è che dire, se a quanto mi esce dentro, angeli non danno nome, e gli angeli si sa, sono genere d'amore.