Merda sangue Liquidi organici Sudore Fetori nauseabondi Urla indefinite Pidocchi sporcizia E a volte il fondo Nero Di un semplice caffè. Questo è divenuto il mio lavoro non c'è anima l'ho celata per non morire dietro ad ogni dolore.
Dolore, parola astratta Ma conosciuta all'uomo Dal primo respiro di vita. E rimango allora Insoddisfatta Perché vivere senza emozioni non è vita. Ma c'è forse bisogno di silenzio per ascoltare il canto di un pettirosso e di tempo per togliersi dalla mente il grigio ed apprezzare i suoi colori. Rosso Rosso come il sangue Che le mie mani toccano sempre. Rosso Come il sangue con cui le donne devono fare i conti. Rosso come la passione Che brucia Rosso come la rabbia Che esplode Rosso come un avvolgente tramonto sul mare Rosso come le mie guance quando incontrano i tuoi occhi Rosso come le labbra di una donna generosa Rosso come i miei capelli di bimba. Rosso.
Sogna ora finché puoi, finché respiri, ora che vivi, che hai ancora un nuovo giorno. Fai di questo sogno, una nuova possibilità, una nuova occasione. Un nuovo traguardo, una nuova emozione, un obiettivo da raggiungere. Sogna l'impossibile, il possibile l'assurdo il raggiungibile ma sogna perché se sogni, sei vivo!
Hai conquistato tanto e niente di quell'uomo sorridente. Hai ispirato i suoi momenti incantati. Hai dato forza alle ali da te incollate. Hai la chiave del suo cuore. Lui sa che un giorno tornerai ad usare quella chiave. Lui ti aspetterà ed il silenzio parlerà.
Stordita ed ebbra dei colori d'un tramonto, ogni singola attenzione muta aspetto come nuvola s'un cielo azzurro e rosa. E non penso a ciò ch'è stato, mentre del giallo il mio respiro è pieno. Non a quel ch'avrei dovuto, mentre m'incanto ad ascoltar l'arancio. Non a chi devo il mio grazie, mentre mi brucia rosso l'orizzonte. Non a quanto sto sbagliando, fino a che il sole non annega, e tace. Tutto torna al vero aspetto, come desto da un bel sogno che via via perde colori. Ma domani, chiedo e spero che all'arrivo della notte venga rinnovato omaggio. Allor, si, tornerei ebbro. Per poter dimenticare, lungo il lasso di un tramonto ciò ch'è stato, quanto avrei dovuto, chi m'è creditor d'un grazie e l'insieme dei miei errori.
Dimmi che non vuoi che io smetta di cercarti, anche quando inizierai ad odiarti. Dimmi che vuoi che ti faccia sentire importante più dell'acqua e dell'aria, anche quando morirò soffocato. Dimmi che mi dimenticherai e che non mi ricorderai come la bestia che sono diventato. Dimmi che continuerai a vivere come hai sempre voluto vivere. Libera di essere come sei.
Con il mio silenzio riscriverei la storia di tanti uomini che con spavalderia hanno imbrattato le vie delle città con il sangue. Con il mio silenzio darei luce a tutte le anime che vivono nei posti più tetri del nostro mondo. Con il mio silenzio donerei giustizia alle persone che ne hanno abusato. Con il mio silenzio potrei soltanto non parlare e non dirti quanto amore vive in me grazie a te. Con il mio silenzio sono e sarò solo.
Seduto in riva ad un fiume, ti scrissi una poesia.
Ora l'ho persa, non la ricordo più.
Forse perché non credevo di scriverla, e non immaginavo di cantarla. Era bella, la poesia. Parlava di vita, e di vita, di vita e d'amore. Com'era strano vedere fluire la penna su un foglio, imprimere quello che non sapevo.
E ora l'ho persa, non la ricordo più.
La musa che mi ispirava, capricciosa e sbarazzina, saltava e ballava, senza pensieri, come queste rime, che rime non sono, ma solo l'accorato appello di un uomo.
La musa è andata via. Forse ha scoperto che la sua libertà non era ispirare un uomo che non bramava lei, ma amava ciò che gli dava. La sua libertà era lontana dallo scrittore, che come un pennello di Dio dipingeva in parole di un cosmo in poesia.
Ma ora l'ho persa, non la ricordo più.
Forse parlava dello scrittore, che quando la musa lo abbandonò, la amò, la odiò, abbandonò se stesso, per indossare un manto di indifferenza che lo schiacciò.
O forse narrava della musa, che, sorda a tutto ciò, si allontanò continuando a saltare, e ballare, e ispirare, ma nient'altro che la propria vita?
L'ho persa, non me la ricordo più.
E allora tornai al fiume. Cercavo le rime, cercavo la musa. Mi sedetti là dove, incantato da lei, scrivevo di sogni e d'amore, e cercai tra i flutti del fiume.
Il fiume mi parlò, e tra il cristallino e lo spumeggiare mi disse che non mi potevo ingannare. Ora ricordo. Ricordo che niente scrissi, ma soltanto che la persi.