Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie personali)
Si dice ti amo
Si dice ti amo
con la bocca,
lo si fa col cuore,
ci si aggiunge la passione.
Lo si dimostra coi gesti,
così diventa poi amore.
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Si dice ti amo
con la bocca,
lo si fa col cuore,
ci si aggiunge la passione.
Lo si dimostra coi gesti,
così diventa poi amore.
Udite udite
stan scendendo gli angeli su questa terra
porteranno parole sagge
regaleranno le proprie ali a chi vuol veramente imparare a volar
Udite udite
C'è qualcuno che conosce qualche diavoletto che vuole anche imparare ad amare?
A volte sono triste.
A volte ci sei tu
che mi prendi e mi fai volare.
Ci sei tu nei momenti cupi,
mi guidi e mi fai sperare
in un amore strepitoso.
Come un faro nella notte,
diffondi la tua luce
ad ogni passaggio.
Godo del tuo splendore.
È una boccata di ossigeno.
È una goccia di vita
Però la dose che ricevo
è discontinua ma costante
Stella Stella se non ci fossi tu!
Madre dei miei occhi verdi,
mi accudisci anche se, perdi
i tuoi più cari,
in tempi brevi.
Madre del cuore
del figlio con amore.
Madre di un cigno
con ali di fango.
Madre per tre,
vive uno solo per te.
Madre della paura
di un figlio coraggio.
La madre migliore
del figlio peggiore.
Madre sconsolata,
da un marito imbavagliata.
Sei la madre più bella che ci sia,
potessi ricambiarti una cortesia.
L'anima mia rifiuta
questa cupa galleria che sto attraversando
schiacciato dalle parole che vorrei dirti
e che mi sfrecciano accanto come treni in corsa,
travolgendomi,
mentre percorro a piedi questa lunga strada
che mi divide dal tuo sguardo.
Il tempo passa
ed io ho imparato ad amare
queste braccia
che si stringono a me
e mi danno la forza di camminare
lungo questi freddi binari.
Ho imparato ad amare
questa croce
che stringo fra le mani
e che non mi lascia cadere.
Ho imparato ad amare
queste parole
che per un attimo
mi danno un po' di luce in questa oscurità.
Ho imparato ad amare
le persone che camminano con me
sotto questa volta
che mi hanno fatto capire
quanto sia affollato questo posto.
Ed ho imparato ad amare te
che mi hai dato la possibilità
di rivederti
dove il buio di questa galleria si dirada
sperando di ritrovarti a braccia aperte
pronte a perdonare
quest'amico che ti ha fatto soffrire
e non lo avrebbe mai voluto.
Ti ho lasciato nella notte dei sogni
e mi sveglio con un sol pensiero
la mia mente si invade di te
Sento il tuo profumo
sento il tuo respiro
semto le tue mani
Circondo il tuo sguardo
sogno che tu sia presente
Buongiorno a Te.
Eccola adagio sopraggiungere
oltre le propaggine dell'occaso
la lenta camminante sera:
il suo manto cala sul cadente giorno;
ove non giunge ancor scalpita
qualche morente scaglia di luce.
Tra poco verranno le tremule stelle,
la luna, l'immoto insondabile buio.
Oltre le cimase, troverà un finestra
il cuore per una scorreria nel cielo:
lì, solitario, valicherà fiumi immaginari
tra valli immerse in arcani silenzi.
Dal margine di un lembo di infinito
frugherà il cuore nel luccichio turchino
alla ricerca di figurati affetti perduti.
L'armonia silente di celeste sfere
riporterà l'eco di voci tacitate
voci più non udite, voci nientificate.
Eh... molti sono stati i partenti forzati;
e indietro nessuno è mai tornato!
Anch'io, pure, dovrò salutare un giorno.
L'oltrevita, l'assurdo eterno inganno,
ciascuno se lo inventa come vuole
e a piacimento lo colloca dove crede
popolandolo di accreditati fantasmi.
Ma nessuna allucinazione vissuta
integro riprodurrà miracolosa
i lineamenti le fattezze e i visi
dei vivi da tanto spariti.
Ah quale fatiscente bolla il vivere:
un soffio la esplode e nessuno saprà
mai chi, volubile, quel soffio mortale emise.
Come una nomade
profuga del mio tempo
inseguo forme di nuvole
tra venti spietati
dentro deserti,
rincorro piogge
in distese aride
tra nubi pesanti
e tempeste violente.
Come una nomade
profuga del mio tempo
confusa a spostarmi
in altre frontiere
sperando di trovare
quei sempre pretesti
a non prendere
strane amicizie preste
a deliranti sorprese.
Come una nomade
profuga del mio tempo
dentro un vulcano
che non ammette tragedie
e riguarda mesta
falsi sorrisi stranieri.
Il profumo di una mamma
sa un po' di biscotti
e anche di Natale
Di legna che brucia nel camino,
di ragù domenicale.
Di fiori nel giardino,
di un saluto dal balcone,
di lenzuola pulite,
di acqua e sapone.
Di giorni lontani,
con la febbre, nel lettone...
di caffè pronto al mattino.
Di una mano leggera,
affettuosa e sicura
che improvvisa compare
quando tu hai paura.
E di occhi che vedono
fin dentro il tuo cuore.
Il profumo di una mamma è fatto d'amore...
Quante volte lo ricordo!
Quante volte lo celo!
Quante volte lo desidero!
Quante volte lo soffro!
Quante altre volte, invece, lo deludo!
È tempo di essere consapevole.