Nei tuoi occhi rimbalza il canto del mio cuore, nella tua bocca c'è tutto il sapore dell'amore, nei tuoi capelli il fruscio del vento, ma nella mia anima ci sei tu, dolce regalo del destino, unica stella della mia vita. Auguri per uno splendido San Valentino.
È per me, fuori c'è il mio nome, è scritto con la tua mano e mi provoca un sussulto, mi pare di udirti, quando lo dici sussurrando, quando mi chiami cantando, scorgo i tuoi occhi seguire il nero tracciato mentre, lettera per lettera, componi il mio nome sulla busta bianca. Con cura la apro come un pescatore la conchiglia di una madreperla, rapida cerco all'interno come un bimbo con il suo regalo di compleanno. Guardo, come fosse un quadro, seguo le linee decise e i morbidi piccoli cerchi, percepisco le sfumature della tua anima, i moti del sangue che circola nel tuo corpo, i ritmo che anima il tuo cuore, le tue pause e i tuoi pensieri. Sono grata a questo foglio prezioso che porta con sé il tocco delle tue dita e il profumo della tua pelle. Magia della grafìa che va oltre i significati, m'incanto e ti ho davanti, sento il tuo calore. Ora sono pronta a sorbire le tue parole, una per una, come cucchiai di calda zuppa in una sera d'inverno, come ciliege mature che non ti bastano mai, come bocconi di un dolce prelibato, che mi danno piacere e che mi consolano della tua mancanza.
È un tocco gentile, una carezza calda e leggera, che conosce i miei segreti e le mie debolezze, percorrendo le sue strade apre le mie con un soffio leggero, mi turba e mi schiude conoscendo i percorsi, si ferma, mi aspetta, mi segue silenziosa, sento il suo sguardo che mi colora la pelle, mi disegna e mi modella il respiro, mi sfiora e scompare perché io corra a cercarla, guardo in alto e mi è fra le gambe, allungo la mano e lei vola via, la chiamo e lei canta, mi arrabbio e sorride, sorrido anch'io per la sua impertinenza, della mia debolezza.
Mi piacciono le ore della notte, un po' brille ed un po' assonnate, ti prendono la mano e ti raccontano bugie a cui è bello credere. Ogni bettola diventa una reggia, ogni letto caldo come un nido d'amore, ogni carezza dolce come il paradiso. In ogni sguardo puoi scorgere l'infinito. E forse non sono soltanto menzogne, sono solo un tempo speciale, è l'attimo di buio in attesa che si apra il sipario, e tu sai che su quel palco sarai la star, e il pubblico ti applaudirà commosso, si alzerà in piedi spelandosi le mani. E non sarà finzione, perché sono solo le ore più vicine ai sogni, così vicine da farti confondere.
Acqua salata scende sul viso, lo sapevi che un onda più forte sarebbe arrivata, e chiudi gli occhi e ti brucia, ma fai finta di nulla, eppure il mare è molto lontano, eppure nevica zucchero a velo sui fiori del balcone, ascolti la musica perché quella voce ti fa paura, fai rumore con i coperchi per non sentire quel battito, e danzi ma il cuore ti manca, ti sta portando via il respiro, e allora cammini adagio, riprendoti il fiato rubato, guardi per terra, convincendoti di essere sola, le mani in tasca per sentire null'altro che il rassicurante vuoto delle tue tasche.
Sul filo senza più nemmeno la paura di cadere, cammino, lentamente, impassibile, senza sicurezza e senza incertezza, nel silenzio, nell'immbilità, l'attesa è vuota e densa, senza meta, conosco troppo bene ogni oscillazione, ogni perdita di equilibrio, ogni insicurezza, ogni paura, la nausea non mi fa più vomitare, l'attesa è passiva, non sento bruciare la mia pelle dai raggi del sole troppo vicini, il vuoto non mi crea vertigine, il dolore è senza lacrime, il terrore non mi fa tremare, non percepisco il sorriso, non odo l'urlo, non incrocio lo sguardo, la rabbia non scuote i miei nervi….
Un giorno il destino incastrò in un breve alito di tempo, fra le sue pieghe, un fragile granello di sabbia, impaurito dal caldo soffio del vento che percorreva la tua mente e la mia pelle, si perdette.
Trasportato da vortici d'aria bollente, nei nostri affollati deserti vagò senza sapere dove fosse l'orizzonte, lo travolse la tempesta, scalfendolo con infinite linee, lo annegarono senza pietà violente onde dell'oceano, crearono misteriose volte al suo interno, lo bruciò il fuoco di immense foreste in fiamme, mentre poliedrici angoli si componevano in un agitato caleidoscopio
ma nel loro viaggio senza sosta i miei venti ed i tuoi s'incontrarono ancora, esausti, nell'immobile silenzio della bonaccia, il granello sussultò, le linee infinite si piegarono in angoli, si sentì forte, in grado di sfidare il cielo, un fragile lacrima lo accarezzò, rispecchiò il mare e il cielo, un prepotente raggio di sole lo penetrò la luce lo illuminò, divenne puro, divenne cristallo.
Amare è soffrire, amare è non dormire. Amare è un sogno amare è cercare e patire... Trovare e perdere lasciare andare e poi ripartire... come una stella alta e clemente non può fare a meno di notarci piccoli e insignificanti io ti imploro, perché un giorno il tuo sguardo possa incrociare il mio e allora tutto ciò che non ti ho detto resti tuo, mia stella bellissima che forse, dall'alto mi noti distratta...
A volte credi di non appartenere al mondo fuori tutti corrono come pazzi tutti pensano che tu sia pazzo perché non partecipi ai giochi dell'apparire.
E allora chiudo la porta lascio che tutto scivoli via vola ormai la mia astronave ora vedo piccoli puntini finalmente fermi sono i loro corpi inanimati non si sentono più non corrono più...
Silenti ed estasiati osservavamo il magico crepuscolo ed esso ci donava lo splendore del tramonto ed una lieve eccitazione che ci esaltava. Da li a poco lambivo con le labbra il tuo profilo che la parete proiettò nella penombra. Taciturni, c'intendevamo con gli sguardi avvolti nel mistero e nell'oblio che vi era in noi.