Le migliori poesie inserite da Nello Maruca

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Scritta da: Nello Maruca

VIII

Cheta tuo pianto, Maria, io son risorto
ma asceso ancora non sono in Casa
augusta e or, che tu di tanto persuasa,
dona di tuo sapere agli altri apporto.

Corre la Santa Vergine ver l'orto
ma di brillanza nobil Figura invasa,
a passo lesto ed andatura decisa
appare vivo e non con viso morto.

Abbraccia Mamma con affetto il Figlio,
stringe lo Figlio al petto la sua Mamma
indi Giovanni cinge Madre e Figlio.

Tornate o Voi cari ai vostri affari,
Io salgo lesto da Colui che infiamma
e che bontate spande senza pari.

Piange la Santa Vergine e s'affligge
e tra le sante braccia Egli la regge:
Vai santa Donna, ritorna a tua arte;
lo sai, non son di qui, ma d'altra parte.

Il Padre mio m'attende in alto Loco,
non posso rimaner nemmanco un poco,
presto sarò di nuovo in questo luogo
onde lenir l'umano dal suo giogo.
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    Scritta da: Nello Maruca

    Il biondino

    Al biondino, al mio piccino
    gli dono un bel bacino;
    glielo do sul bel visino
    mentre dorme sul cuscino.
    Lo faccio dolcemente
    per lasciarlo ancor dormiente
    ché se dorme è santarello
    ma se sveglio è monello.
    Quando un piede mette a terra
    ricomincia già la guerra.
    Indi, fo, la ninna nanna
    per rifargli fare la nanna.
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      Scritta da: Nello Maruca

      Lo stravolgimento

      Fu, fu e fu per quasi trent'anni fu
      misconosciuto da parenti e amici
      ch'ognuno lo mena in su e giù
      e d'essere favoriti sono felici
      ché per poco, sempre, ben serviti
      da colui che parente e pur'amico
      attua il comando di lor'impettiti
      con animo devoto e sforzo fisico.

      È dei tanti amici e suoi parenti,
      non per capacità ma sfortunata
      sorte, per quanti cattivi eventi,
      assoggettato vivere alla giornata
      e soggiace a volontà di questi,
      ora di quelli, mai gratificato,
      a soddisfar degli altri, sempre, i gusti
      ma di riconoscenza mai degnato.

      Tiene una notte la sua mamma in sogno:
      che nell'orecchio tutto dona in dettaglio
      Non temere, figlio mio, per te son sveglia
      e scesa sono per te dall'altro Regno
      Chè darti buona nuova avea gran voglia.
      Domani, non tardare, fa quel ch'ò detto
      apprestati a curare ogni dettaglio:
      sei stato scelto quale figlio eletto,

      attento! Non commettere alcun sbaglio.
      Seguita la via che t'hò donato,
      vai avanti dritto, non voltarti indietro;
      per te la prece è stata del Beato
      ch'è fatto Santo ed è nomato Pietro.
      Indi, il seguente dì, senza ritardo,
      segue quant'ebbe dalla mamma in sogno
      con diligenza del nostromo a bordo,

      tessendo la tela qual'esperto ragno.
      Lo fa con fiducia e in speranza
      certo non potere esser fallace
      e che l'annuncio avuto è l'essenza
      di ciò che già vede quale verace.
      Avviene dopo poco, sabato sera,
      qualcosa che travolge ogni misura
      mentre il frinire di cical ciarliera

      morendo se ne va entro il verziere.
      E la notizia è farina al vento
      così che ognuno sa dell'accaduto
      di quanto agiato cento volte e cento
      or è il miserando uomo sparuto.
      Parenti si moltiplicano e pure amici
      riandando ai trapassati, agl'antenati
      e per essi implorano i buon'uffici

      ché di lor stessa stirpe sono nati.
      La mente gli ritorna ai patimenti,
      rivede gli anni tristi del passato
      quando bisognevole d'alimenti
      lo stato suo da tutti er'aggravato.
      Resta, però, paziente ad ascoltare
      gli altri la sfumata manna ad aspettare
      e con carezze e lodi ad acclamare.
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        Scritta da: Nello Maruca

        Il Natale

        Suono giunge indistinto in lontananza
        e poco a poco parmi che s'avanza.
        M'accosto lentamente alla finestra,
        le flebil note annunciano un'orchestra.
        Dal cielo a fiocchi lenta cade la neve
        e su ogni cosa posa piano, lieve
        Mentre l'orchestra sempre più vicina
        Di Cristo ci ricorda e di Maria Regina.
        Le dolci note sono della zampogna
        Che a valle scende giù dalla montagna,
        accompagnata dal suon della chitarra
        ci dice che Gesù è sceso in terra.
        Il manto bianco a vista si disperde
        e tutt'intorno ha ricoperto il verde.
        Il vento porta il mugolio del cane,
        il tocco festoso delle bronzee campane.
        La mamma ruota in casa indaffarata
        a preparare frittate e pignoccata,
        a friggere baccalà nella padella
        e lenticchie a condire nella scodella.
        Per la famiglia questa è la gran festa;
        tutti siam dentro: Il nonno in testa.
        Nella modesta casa a due stanzette
        Siam tutti intorno al fuoco: i diciassette.
        Ora si sente il sibilo del vento
        Quasi fosse dell'orchestra altro strumento;
        la zampogna prosegue il suo cammino
        e noi contenti intorno al tavolino.
        Quel che di questa festa è più importante
        è la serenità che intorno spande.
        Nel cuore d'ognuno cessa ogni doglianza
        Poiché pervaso di dolce speranza.
        Di tutte le ricorrenze è la più grande
        Ed è per l'Universo la più imponente
        Giacché di quest'oggi è la lieta novella
        Del Redentore nato in una stalla.
        Richiamati dai delicati canti,
        Degli Angeli dal cielo scesi gaudenti,
        Lo venerano i pastori trepidanti
        e i re magi del lontano oriente.
        Composta martedì 30 novembre 2004
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          Scritta da: Nello Maruca

          La rosa profumata

          Là, nell'angolo più bello
          dell'orto del mio ostello,
          sprigionata da una rosa
          che profuma ogni cosa

          un odore inebriante
          da più tempo è vagante.
          Son'ott'anni ch'è costante
          e non cede mai un istante.

          Al pari del suo odore
          è perenne pur l'ardore
          e così m'ha preso il cuore
          che ridonda pel suo amore.

          Tanti beni ho al cospetto
          e a ciascuno don'affetto;
          notte e dì, però, al mio petto
          uno solo ne tengo stretto.

          È quel fiore inebriante
          che rubato m'ha cuore e mente,
          mai potrà esserm'assente:
          Morirebbero cuore e mente.

          Questa Rosa bella e fresca
          porta il nome di Francesca.
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            Scritta da: Nello Maruca

            Invito

            Io intuisco, amore, quant'è doglioso
            l'affetto aver perduto dei più cari,
            quant'attristato s'è il cuor voglioso
            per quegl'amori fattisi assai rari.

            L'animo nobile tuo avea creduto
            ch'avrebbe sempre avuti e mai perduto.
            L'illusione è grande, assai penosa
            e accresce lo pensare chi in ciel riposa.

            Colei che vesti d'Angelo ha indossato
            stretta tienti la mano in ogni ora.
            Guarda, ti dice: Il capo com'è ornato
            dei più bei fiori e come giglio odora.

            Di me non t'attristare: Sono beata,
            vivo il riposo eterno: Dissetata;
            Un posto accanto a me t'ho riservato
            di luce luminosa tutt'ornato.

            Intanto resta lì, tra le tue perle
            alfin che la tua luce ancor le lustri,
            in ansia più di tanto non tenerle,
            a chi t'ha tolto affetto amor dimostra.

            Angoscia tanta e tanta n'hai provata;
            ascolta ora me, la tua adorata:
            Resta distesa ognor ch'io son felice,
            tale sarò ancora se tu stai in pace.
            Composta sabato 30 novembre 2002
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              Scritta da: Nello Maruca

              I piccoletti e la befana

              I piccoletti in fila vanno verso
              Il camino, lo fanno cheti cheti
              a sera zitti, seri, sereni e lieti.
              Composti, con fare assai diverso

              dall'usuale, congenita movenza.
              In mano ognuno tiene un piccolo
              calzino stretto sul cuoricino, solo
              Il più piccino è fuor di contingenza.

              Ciascuno la calza lascia accosta
              al focolare certo che l'indomani
              balocchi, chissà quali, avrà infra le mani.
              Già la vecchia Befana vedono che sosta

              accanto ai loro calzini da vuoti
              a farli pieni. La vedono volare,
              col sacco in spalle, la sentono parlare,
              la scopa tra le mani: sono estasiati.

              I piccoletti cuori carchi son di candore
              sognano di vedere, vedono davvero.
              Credono alle favole, amano l'amore.
              Quest'è candore puro, è candore vero.
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                Scritta da: Nello Maruca

                Fiore

                Dettami o mio Signore parole alate che superi
                Il lor suono di capinera il canto ond'io imperi
                In versi corta esistenza di sì cotanto splendido
                Gran Fiore. Descrivere vorrei suo volto candido
                Col garbo e maestria del sommo Dante ma in povertade
                Di pensieri m'accingo ad affrontare in umiltade
                Ardua impresa con mente mia che flette e non connette
                Chè al cospetto d'Anima sublime, stanco, non permette
                Ravvicinar divario frapposto in povertade di pensieri
                Miei e magnitude di grandezza Sua.
                Dea, che di Latona figlia e del gran Giove dio degli dei,
                a somma vetta dell'Olimpo assisa che al Dio di luce
                Apollo fosti sorella, di ninfe circondata, in castitade,
                degl'Inferi, del Cielo e della Terra Triforme venerata,
                di caccia assai devota, dei boschi protettrice, peristi!

                Stella che brilla di mattino e all'apparire del sole
                Corre e va via; Viola di prato di delicato odore,
                fragile e bella inebiatrice dei campi tutt'intorno,
                Garofalo rosso di profumo intenso, candido
                E di purezza intriso Giglio; peristi! E vuoto
                Intorno a Te molto lasciasti.

                Ma nello spiccare lo volo nei luminosi Lochi
                Che agli Angeli di Dio son riservati, seme lascasti
                In terra a germinare che sviluppò e in luce crebbe
                Di luminosa luce e di bellezza a simboleggiar
                La Tua figura eletta. Un Fiore fosti, come tal peristi;
                Fiore altro come tale in terra non è che ognuno
                Al Tuo cospetto affievolisce; nessun paragone degno
                è esserTi posto.
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                  Scritta da: Nello Maruca

                  Appello

                  In rimembranza del passato affanno
                  da mente mai trascorsa ricordanza
                  ricordoti le pene d'anno in anno
                  e che l'amor per te mai m'è abbastanza.

                  Perciò restiamo l'uno all'altra accanto,
                  non disdegniamo nostr'opinioni,
                  stiamo stretti ancora avanti andando
                  a tutti d'affetto diamo dimostrazioni.

                  Altri trasporta ogni alito di vento
                  A giungo somiglianti fluttuante;
                  di quercia siamo fusti d'anni cento
                  ogni uragano è sol per noi fuggente.

                  Loro sen vanno ad altro focolare
                  dimentichi chi soffre e chi sospira;
                  così è da sempre: È storia secolare;
                  ignorano chi l'ama e chi l'ammira.

                  Portiamo pure affetto ad ogni caro:
                  Figli, nipoti, generi e quant'altri
                  mai sia, però, tra noi boccone amaro,
                  mai pene a noi per secondare altri.

                  Aperti sian agli altri i nostri cuori,
                  con slancio diamo senza null'avere
                  godino d'affetti e nostri amori
                  e procediamo oltre quel ch'è dovere,

                  Però, ciò fatto, noi si pensi all'io
                  senz'egoismo e pur nell'altruismo,
                  dopo profuso bene a macchia d'olio
                  doniamo a noi un poco d'egocentrismo.

                  Bello mi pare quel che qui è detto:
                  Che a tutti si usi bene e male mai
                  affetto regni e massimo rispetto
                  e il bene sia presente, il mal giammai.
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                    Scritta da: Nello Maruca

                    VITA

                    Dei giorni dell'agosto passati di mia vita
                    Solo uno ne ricordo raggiante e luminoso:
                    Quello che fu d'Angelo il giorno della vita.
                    Già all'alba, quel mattino, splendeva luminoso.

                    Intorno era profumo di rose e di viole,
                    i prati tutt'interi coperti eran di fiori.
                    La terra era ammantata di luminoso sole
                    E noi contenti, allegri, noi s'aspettava fuori.

                    Di gioia e di sorrisi tutto quel giorno
                    È intriso giacché dal Paradiso calava
                    In veste bianche, in terra a far soggiorno,
                    colui che tutt'intero nel cuor mi si poneva.

                    In quel luogo nascosto, scaldato dal mio amore,
                    fissa dimora ha posto e più non lo distacco.
                    Se un giorno ne uscisse sanguinerebbe il cuore;
                    verrebbe il mio cervello molto malato e stracco.

                    Febbraio 1999 Nonno Nello al suo Angelo
                    Con un abbraccio.
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