Poesie inserite da Nello Maruca

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Scritta da: Nello Maruca

CIII

Un ampio sorriso illumina la faccia
Di mamma stracca, cerea, tremebonda
Ch'all'orizzonte vede tempestos'onda
ma di timore, lettura, cancella traccia.

Rasserenata, allora, lesta m'abbraccia
Contenta che fortuna le rend'ammenda,
Mentre il dolce occhio di lacrime gronda
Speranzosa, fori tempesta, dop'è bonaccia...

Appena l'azienda riescono a piazzare
Lasciano la tribolata Terra d'argentina
e vengono, qui, da noi ad abitare.

Spero che tant'avvenga fuor d'inciampo
Ma meglio se teniamo a nostra dottrina
l'idea che palla rotoli fuori campo.
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    Scritta da: Nello Maruca

    CII

    Una voce conosciuta e amica
    giungeci gradita al pian di sopra;
    è il postino d'imponente tempra,
    facciona gradevole e simpatica.

    Postino il padre di casata antica
    giacché nonno e bisnonno l'opra *
    dal dì primo che posta è in opra
    casato sin da allor ancor la pratica.

    Tre lettere porto stamattina,
    vengono da lontano, da oltre mare,
    e recano il timbro di terra argentina.

    Una ha data di due mesi prima
    e di lor dice non volere, lì, oltre restare.
    L'una e l'altre attestano loro stima.
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      Scritta da: Nello Maruca

      CI

      Da tre notti, ormai, scivola il sonno
      Dagl'occhi stanchi e lacrim'assenti
      Mentre nel teschio ruotano gl'eventi
      Ch'anno ricolmo l'animo d'affanno.

      Lo rimescolare, però, genera senno
      e tutti quegli eventi sconfinanti
      In demarcazione sono stagnanti
      e, mai, la linea, più, supereranno.

      Ogni colpevolezza s'è dissolta
      Perché non veritate né certezza,
      sol fantasia della mia mente volta.

      Così, da ora, pure nel turbamento
      scarse notizie zii cui cas'avvezza
      serenerò quanto convien rimpianto.
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        Scritta da: Nello Maruca

        C

        Se già cervello turbina tempesta,
        e se roveto entro il petto pasce
        e pel malsana idea l'alma patisce
        Ancor maggiore danno serpe in testa.

        Se vuolsi, indi, tenere riconquista
        Necessitate vuole oltre non nasce
        spina, in core, che animo ferisce;
        così perduta pace senno riacquista.

        Non seminare oltre altro roveto
        e, fermi, volontà macchina ingrata
        Pria ancora che catapulta nel fossato.

        Scrolla di dosso il triste passato,
        e più a serenità non porre veto
        lacrimando vita che sarebbe stata.
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          Scritta da: Nello Maruca

          XCIX

          Cattivi pensieri inducono danno,
          avverso essi il cervello è inerme,
          li seguita, asseconda, n'è conforme
          e cede solo quando loro sen vanno...

          L'onde, donna, s'infrangono e rivanno,
          In seno tornano a volto difforme,
          mutate vesti sono d'altre forme
          finché a spiaggia, ancor, s'infrangeranno.

          A esse è natura che disfa e conforma
          perciò l'umano non capisce manco
          né come montano né come intanano.

          La mente umana tien ben alta forma *
          e di pensieri che lo corpo è stanco
          se lo comanda quale nebbia sfumano.
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            Scritta da: Nello Maruca

            CX

            È quasi giunta la desiata estate
            e nello spazio aleggiano gl'odori,
            e ansimano gl'innamorati cuori
            e pulsan membra a vista innamorate.

            Fiori e viole, e giornat'assolate,
            tutt'armonia di serenità e ardori,
            e incline tutto a coltivar gl'amori:
            le serenate, le lunghe passeggiate.

            Tra i tanti solo un giovane resta
            impassibile, s'evince dall'aspetto:
            strana condotta: la sua faccia mesta.

            Triste e dolente svela altrui cospetto
            quanta amarezza elabora sua testa
            pure in quel giorno di tripudio e festa.
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              Scritta da: Nello Maruca

              CIX

              Tra spiegazioni e interrogazioni,
              Tra lo trattar di storia e geografia
              e lo disquisire di lingua e filosofia,
              e tra greco e latino e traduzioni

              giungesi, finalmente, a deduzioni.
              Per alcuni buon'aria, da levante, soffia,
              per altri bufera il me ne frego sgonfia
              i meglio han gaudio, gl'ignavi frustrazioni.

              Spira così, puranco, il quarto anno
              e l'assenso s'aspetta per lo quinto
              ché chiudere lo corso tutti han voglia.

              Per quanto abbia sofferto turbamento
              Lo giovincello ha ben concluso l'anno
              Ed è già assiso su l'ultima soglia.
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                Scritta da: Nello Maruca

                CVIII

                Dell'anno in corso già metà è trascorso,
                col cuor languente e l'animo in subbuglio
                affronta lo studio in rinnovato piglio
                e a briglia tesa non allenta morso.

                Il tempo andato è ottimo corso,
                e se nell'ultimo ha fatto gran miscuglio
                per'avvenimenti ch'an scosso cipiglio
                è ora tornato qual tempo decorso.

                S'affretta notte e dì a dar di mente
                Traduce, sfoglia, legge e memorizza
                e a scrivania è costantemente.

                Il tempo perduto ultimamente
                Lo sprona ad avanzare velocemente
                Mentr'esigenze tutte armonizza.
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                  Scritta da: Nello Maruca

                  CVII

                  Tra quante necessitate in loco
                  e tristi notizie volate per lo cielo
                  Che l'alma hann'avvolto in nero velo,
                  risoluto riacchiappa lo sfuggito gioco.

                  E ricomincia a riattizzar lo foco
                  Al senno ch'è calato al freddo gelo
                  Mentr'altro pensier severo n'ha involo
                  e preparazione è posta in alloco.

                  Per quant'importanti altre ragioni
                  Non puote né vuol'oltre fuorviarsi
                  Ch'ogn'altra cosa è minor tenzone.

                  Al Cielo spesso rivolge orazioni
                  Chè sugl'amori cui vuole rincontrarsi
                  cali pietosa, divina benedizione.
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                    CVI

                    Certo la nuova di rivoluzione
                    d'Argentina non allevia l'ascesa
                    dal nero, fondo abisso cui è scesa
                    mamma Tina. Tale situazione

                    Induce la mente a riflessione
                    e, se buona sorte a un filo è appesa,
                    conviene tenere fede nell'attesa
                    che Dio può sempre dare benedizione.

                    Allora l'incubo frenetico è speranza
                    e si tramuta in paziente attesa
                    e dall'aspettativa ind'è essenza.

                    Perciò, quello che pare turbamento
                    trasformasi a manna inattesa
                    che sminuisce, nel tempo, svilimento.
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