Dal chiarore delle stelle, nella notte fredda e buia nel fetore della stalla s'è calato il Redentore. adagiato sul giaciglio, ricoperto fu di paglia ché quell'era il focolare attizzato dal respiro di quegl'esseri viventi che al peccato erano assenti. Gli era accanto, un po' tremante per stanchezza e di paura, quella Donna mesta e pia che più avanti prende il nome di Santissima Maria. Cereo il volto, stanchi gli arti per cammin di lunga via, aggravata dal gran parto, mal reggevano i suoi occhi ma l'evento era sì grande che le pene poco sentia. Ad un lato, inginocchiato, era in umile preghiera quel brav'uomo falegname che d'averi superava un qualunque alto reame. Era fredda quella notte, era neve a fiocchi a fiocchi, v'era turbinio di vento, era buio tutt'intorno. S'aspettava il nuovo giorno. Una stella rilucente si partì dall'Oriente rischiarando dal gran buio il cammino ai viandanti ch'erano i tre grandi re magi. Da dimora dei lor luoghi carchi ivano d'omaggi alla grotta di Betlemme onde rendere ovazione d'ogni cosa al Creatore che pur piccolo com'era l'universo gli soggiaceva. Cielo e terra, mari e laghi, acqua e vento, monti e piani, neve e nebbia, sole e stelle, luna e buio, grandine e gelo tutto quanto gl'apparteneva. Tutto suo era il creato ma, poi, l'uomo vile e ingrato Tutto quanto gli ha negato. Solo il bue e l'asinello con Giuseppe e con Maria i re Magi e l'Angioletto gli rimasero vicino mentre Erode già pensava come farlo eliminare. Dai re Magi s'aspettava di sapere ove cercare ma dal cielo appare un Angelo ch'altra strada fa lor fare. Ampie ali, vesti bianche dalla Reggia del Divino con un tuffo s'avvicina a Giuseppe che dormiva Messaggero, che il Buon Dio giù spedito avea al Messia e, accosto all'orecchio gli sussurra: Presto, presto per il ben del Pargoletto svelto, giù, salta dal letto, corri via con Gesù e la Santissima Maria. Questo è loco non adatto, questo è loco di misfatto. La Santissima Maria pur se stanca non dormia, indi, stretto tiene in braccio il Figliolo benedetto. Quindi al bue dolce e buono danno in testa una carezza e in fretta dalla stalla menan fuora lo somarello e la Donna benedetta, la Santissima Maria, stretto in braccio il Bambinello, si sistema sulla sella del docile asinello e, intraprendono il cammino per il loro nuovo destino.
Parrà strana di certo nostra presenzia Altero preserva, però, significato e ond'intuirne appieno lo stato * *motivo Necessita ritornar pregressa scienzia
Bisogna far ritroso a tua puerizia Rispecchiarsi entro tuo verde stato* giovane età Quando bel fiore eri appena sbocciato e quando bolliva* in te prim'amicizia. * nasceva
Bel fiore troneggiava nel nostr'orto Alla ricerca del tuo grand'effluvio Finché la sorte lo porta alla morte.
Allora il mondo ci pare contorto e da quel dì piangiamo amara sorte Che non è giorno che non è diluvio.
Quando ch'ancora il latte mi donava persi l'aggrappo a lauta mammella di quella nobile figura dolce e bella che sopra al core suo mi dondolava. Un dì per smisurata malasorte in fretta si partì per luminosa via lasciandomi di nettare desiosa alfin di Dio venire a maestose Porte.
Inver con me voleva ella restare ma divin Forza al ciel la fa carpire e a nulla valser lo suo reagire né le suppliche mie per fer voltare. Troppo piccina per attaccarmi a Te, Madre Divina, che se possanza avessi avuto per'amore Tuo, e gl'eccessi pianti, per caritade, mi sarei gaudente.
Qual uccelletto io ancora implume restar volevo nel mio caldo nido ma lo destino tristo quant'infido non volle lì mettessi le mie piume. Pregarti, allora, Madonna, non potevo ché ancor lo cervel mio non connetteva né la mia lingua verbo ancor diceva né di mie gambe passo alcun movevo.
Ma ora che lo cervello s'è ingrandito e lo cuor mio per malor si è spanso e molto a ragionar riesco e penso a questa preghiera l'ascolto Tuo invito: Se darmi non vuoi ancor l'amata mamma perché poss'io toccarla e abbracciarla, se in Cielo vuoi Tu ancora trattenerla privandomi ognora della mia fiamma
fa ch'io giunga almeno ai Tuoi piè santi, fa che alla scala dell'empireo approdi, lascia almeno lì che la mia mamma godi e di sospiri la copri e di miei pianti.