Poesie inserite da Nello Maruca

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Scritta da: Nello Maruca

VIII

Cheta tuo pianto, Maria, io son risorto
ma asceso ancora non sono in Casa
augusta e or, che tu di tanto persuasa,
dona di tuo sapere agli altri apporto.

Corre la Santa Vergine ver l'orto
ma di brillanza nobil Figura invasa,
a passo lesto ed andatura decisa
appare vivo e non con viso morto.

Abbraccia Mamma con affetto il Figlio,
stringe lo Figlio al petto la sua Mamma
indi Giovanni cinge Madre e Figlio.

Tornate o Voi cari ai vostri affari,
Io salgo lesto da Colui che infiamma
e che bontate spande senza pari.

Piange la Santa Vergine e s'affligge
e tra le sante braccia Egli la regge:
Vai santa Donna, ritorna a tua arte;
lo sai, non son di qui, ma d'altra parte.

Il Padre mio m'attende in alto Loco,
non posso rimaner nemmanco un poco,
presto sarò di nuovo in questo luogo
onde lenir l'umano dal suo giogo.
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    Scritta da: Nello Maruca

    V

    In croce al posto di essere spergiuro
    Quei ch'affossar pote mondo sotterra,
    umil soggiace a man crudel che sferra
    frusta su corpo gentil, docile e puro.

    E tutt'intorno annerisce: È scuro.
    Assordante boato scote la terra
    qual più mille cannon tonanti in guerra
    e squarcio corre per lo cielo oscuro.

    Ed Ei spirò, e l'Alma da Suo petto
    uscio; trema lo Cielo ed è tremor
    di terra. Centuria tutta è terror.

    Centurione, pur ei, ghiaccio da timor
    destra man porta su gelido petto
    e per malvagità di pria mostra terror.
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      Scritta da: Nello Maruca

      IV

      Comincia allo scoccar dei Suoi trenta
      anni l'ammaestramento itinerante
      e ovunque la folla è esultante
      ché sciancato al Suo dir dritto diventa.

      Vento non è o alt'onda turbolenta
      che temi, né alcunché d'altro esuberante
      giacché cosa non è su Lui imperante
      ma tutto è qual neve che lo sol paventa.

      I pani e pure i pesci centuplicava,
      sulle acque dei laghi e mari camminava
      e furia d'acque e venti tacitava.

      In Cafarnao, loco d'opera messianica
      di Galilea, e storpi e ciechi risanava
      con amor grande e bontate unica.

      Gl'afflitti ver Lui amor nutrivano
      e d'intense benedizioni lo colmavano
      ma avea contrari a Se scribi e sinedrio
      con Pilato e tutto il suo imperio.

      Indi insultato, malmenato e vilipeso,
      da sommario giudizio condannato
      ai carnefici senzadio viene affidato
      e al legno ch'è aggravato rest'appeso.
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        Scritta da: Nello Maruca

        Il Fiore

        Mese mariano di bei fior'ornato
        che pei profumi suoi resta invidiato
        e tutto quanto in se è generato
        e dal letargo ogn'essere è svegliato.

        Mese di amore, mese di speranza
        ch'ogn'anno rinnova la vecchia usanza
        di ridonare al sole risplendenza
        a seguito d'inverno di doglianza.

        L'animo mio quest'anno ha spalancato
        ché dolce fior un dì l'ha visitato
        e di tutto l'odore suo ha inebriato
        così lo core mio ver se ha portato.

        Candor, quel fiore, tien di bianco giglio,
        l'odore è di viola e fiore di tiglio,
        riesce, per amore, dare scompiglio
        lungi di cattiveria e di periglio.

        La bianca sua manina ho carezzato,
        un bacio sulla guancia m'ha donato,
        la sua dolcezza il cuore mi ha segnato
        e l'alma tutta quanta m'ha turbato.
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          Scritta da: Nello Maruca

          Clxxx

          Se di tremore tutto quanto movo
          veloce subentra palpitio in core
          e fronte è bagna di freddo sudore
          e grande fobia in alma mi ritrovo.

          Ancor più forte gran bruciore provo
          che serpeggiando avvolge dentro e fore
          mentre le tempie scoppian di dolore,
          gambe e ginocchia, pure, a stento movo.

          Tutto quanto lo corpo ora è fremente
          che d'improvviso vien febbricitante
          tanto che vista perdo e conoscenza.

          Nessun conforto vien dalle prestanze
          di mani di delicate movenze
          che oprano a ridarmi persa coscienza.
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            Scritta da: Nello Maruca

            CLXXXI

            Inebetito, steso mi fui cheto
            per nove dì che tutto ardea di foco
            e membra consumommi poco a poco
            e lo pensare al cranio fummi veto.

            Lo cinquettar d'uccello del vigneto
            fecemi intraveder dond'ero il loco
            e a fiato fioco la mia mamma invoco
            ché dal cald'affetto ancora non desueto

            Giovane suora che a mio canto siede,
            flebile e dolce voce sì mi dice:
            Mamma ch'invochi tosto qui riede

            Ch'affiancata dalla madre Badessa
            siede al cospetto di Signora Contessa
            ch'è di colei che ami generatrice.
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              Scritta da: Nello Maruca

              CLXX

              Pensa, perciò, quanto noi s'è detto
              e se convinta stilerem rogito,
              così tutto sarà ben definito,
              sperando gesto ti sia ben'accetto.

              Quanto mi date non è un oggetto
              ma gesto, signora, che mai avrei capito
              se non fosse da voi, puro spirito
              e per spirito, signora tutt'accetto.

              Domani, se vuoi, sarai in Azienda,
              avrai di che vedere e imparare,
              cominci a districarti nel da fare.

              Verrò, ch'ò voglia di prest'imparare
              certa ch'è poco agevol seguitare
              conduzione di sì grand'Azienda

              Questo, figliolo, quanto con Bonconto
              e consorte donna Maria del Ronto.
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                Scritta da: Nello Maruca

                CLXIX

                Tale motivo, indi, a te ci porta
                Che nel vedere te vediam figliolo
                e n'abbiamo da sempre gran consolo
                e sol l'amore è che ci trasporta.

                Accetta, indi, questa nostr'offerta
                e accedi lesto a tuo alto ruolo
                Né ti crucciar di ciò, né darti duolo,
                guida l'Azienda con man forte e certa.

                Terrai a tuo fianco noi e maestranza
                Fintantoché farai l'esperienza
                e d'ogni cosa avrai piena coscienza.

                L'Azienda, come sai, gode prestigio
                Ch'amministrata è in mod'egregio
                Perciò convien seguir la vecch'usanza.
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                  Scritta da: Nello Maruca

                  CLXVI

                  La mente è travagliata e il cuore
                  spezzato ma tutta quanta la vita,
                  pur degl'avvenimenti indebolita
                  innanzi tieni e vuol da te vigore.

                  Non declinare no, giammai, il fervore
                  le membra, il cuor, la mente incita
                  al trotto e di fè sia la pena nutrita;
                  solo così riavrai lo perduto amore.

                  In nostra casa tu sei figliolo
                  e resti con noi ad amministrare
                  i beni che dal Ciel ci son piovuti.

                  Poi, quando gli zii saranno qui venuti
                  deciderai restare oppure andare
                  a esplicare d'arte giusto ruolo.
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                    Scritta da: Nello Maruca

                    CXXXIX

                    Tra tutto il dolor mio speme m'appare
                    Al pensar ch'oggi tutto si conclude
                    e fine lung'odissea che occhi schiude
                    Pur quando palpebra sonno fa calare.

                    Inginocchiato ai piè del casto Altare,
                    fisso lo guardo a Chi non mai delude
                    prego che la Sua carità me non esclude
                    e che lo cup'affanno faccia chetare.

                    Par che mia mente ritrova sollievo,
                    Ma poi lo core torna a lacrimare
                    Chè lo passar del tempo è altalena

                    e sopportare non può cotanta pena
                    che appena ch'ardisco traversare
                    Ricado in fondo e torbid'acqua bevo.
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