Poesie inserite da Nello Maruca

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Scritta da: Nello Maruca

CXII

Portano tal nuove buon'ossigeno
capace di scacciare ogni tristezza
e svuota l'alma di tant'amarezza
e di speranza, pare, faccia il pieno.

Non un giorno che non stringa al suo seno
la Vergine Maria che in tenerezza,
col dialogar dolce e silente, in gaiezza,
m'allontana dal petto ogni veleno.

Poi, però, la tema rinvigorisce
e il turbamento prende il sopravvento
così speme dal cor si ripartisce.

Pensa l'implume uccello che pipisce,
Incapace di darsi nutrimento:
unica fede: Mamma che lo pasce.
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    Scritta da: Nello Maruca

    CXI

    Disanimato raggiunge l'erboso spiazzo
    e stringesi lo petto a più sconforto
    allorquando dal lussureggiante orto
    compare mamma con più triste vezzo. * Atteggiamento

    So che al mio tormento sei avvezzo,
    vorrei poterti essere di porto
    di contro, ahimè, sono peso morto
    ma di serenità non trovo mezzo.

    Il tormento, vedrai, che tosto passa,
    godi, intanto, la mia affermazione
    che condivisa teco parmi più grossa...

    Buona nuova quanto a lontana ressa
    giacché promotori di contestazione
    opransi acché rivoluzione è cassa.
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      Scritta da: Nello Maruca

      Punti di vista

      Scrive un Nobel che pur stando in punta
      di piedi mai vide il Signore Iddio
      passare per le vie.
      E allora bisognerebbe arrampicarsi
      in cima al sicomoro per vedere
      il Signore se mai passi.
      Di contro, posso dire, inchinandomi
      umilmente al Grande del novecento,
      che pur senza sforzarmi di stare in punta
      di piedi o arrampicarmi sugli alberi
      l'Onnipotente lo incontro tutti i giorni
      e in ogni luogo, nelle grandiose
      opere da Lui compiute e nei miracoli
      che perpetua, da sempre, ogni giorno.
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        Scritta da: Nello Maruca

        All'amato

        Quando su prato il fiorellin germoglia
        e il sole di primavera scalda e accresce
        così, per te, l'amore mio arde e si pasce
        e ingigantisce di te più la mia voglia.

        Il fiorellin che spoglio nasce su prato
        al sole che lo scalda, però, fa voto
        sciente che a carità è da ignoto
        così lo calor ch'il nutre lo fa grato.

        Io t'ho dell'amor mio gratificato
        avendoti al core la porta schiuso
        e l'essere tutto mi resta confuso
        e pure un poco, ahimè, amareggiato.

        Poiché lo foco ch'ò arde e consuma
        e ogni dì di più s'innalza e avanza
        purtuttavia non scuote tua coscienza
        e al grand'amore mio non si costuma.

        L'amore m'ha invaso anima e corpo
        e gli occhi mi costringe a lungo pianto:
        Nemmanco tieni un poco di compianto
        e lasci incolto il rigoglioso orto.

        Non fare che si trasformi a malasorte
        e cingi l'amor mio a forte abbraccio,
        non far che per un misero capriccio
        trasformi tant'ardore a triste sorte.
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          Scritta da: Nello Maruca

          CLXIV

          Così, m'appresso al medico di bordo,
          All'Ammiraglio dal viso radiante,
          a loro comincio a dir della mia gente
          e dei passati anni il mio ricordo.

          Racconto del rumoreggiare sordo
          Di quella notte di vento ruggente
          Dei natali, di me adolescente,
          del mio paesino presso Medfordo * Medford

          Immediati furono i riscontri
          e tutte cose furono veritiere
          e tosto, ancora prima dello scadere

          Del dì di poi, tutto quanto mio dossiere * Dossier
          Già pronto prima dell'accender di lumiere
          e ebbi coll'Autorità ben tre incontri.

          Riconosciuto degli usa cittadino
          Ricomincio il doveroso cammino
          Per essere tra voi, onesta gente
          a dar notizia di gent'eminente.
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            Scritta da: Nello Maruca

            CLXV

            La triste nuova ci trafigge i cuori
            e traboccar fa l'alma di tormento
            Che solo di Maria lo Santo Manto
            Lenire pote barbarie e siffatti dolori.

            Tua giovinezza tiene dentro e fuori
            Il segn'eterno di vil avvenimento
            Ch'uomini crudi, spogli in sentimento
            Han messo in atto a mò di traditori.

            Scrolla di dosso lo pesante cruccio
            Chè sofferenza tanta n'hai passata
            e libera lo cor da tanto peso.

            Cristo, lo giusto, fu in Croce appeso
            Da mano umana di sangue assetata
            mentre nientar potea movendo braccio.
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              Scritta da: Nello Maruca

              CLXIII

              Quando ai miei occhi il molo si para
              Tutte cose, tosto, cervell connette
              e ognuna al posto giusto rimette
              e quel di prima e quel di poi separa.

              Di dosso si scrolla ogni residua tara,
              mentre occhio contempla, mente riflette
              e d'ottobre mi porta a quella notte
              e a nonno steso in quella fredda bara.

              La tormenta annienta uomini,
              animali, alberi, case e cose
              e sono lutti miseria e sofferenza.

              Ma Carità che non tiene confini
              pietosa, il manto della sua clemenza
              sul nostro capo, per pietate, pose.
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                Scritta da: Nello Maruca

                CLXII

                La nave che m'accoglie in alt'oceano
                degli usa è Ammiraglia militare
                al cui comando, d'aspetto nobiliare,
                espression'onesta, occhi vispi castano

                è elegant'uomo di possente mano.
                Nemmanco avea, mai, visto da lontano
                un sì grande naviglio mare squarciare
                e manco sua complessità potea pensare.

                Al trentesimo dì appare San Francisco
                tra la patente gioia dell'equipaggio
                pago che nave si resta all'ormeggio.

                Pur'io il mio mutismo lì finisco
                che la mia mente s'apre a largo raggio
                e mi vien netto l'esser mio randagio.
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                  Scritta da: Nello Maruca

                  CLXI

                  Quando l'animo riconquista pace
                  La mente fine di quell'uomo divino
                  Spacciandomi qual figlio del vicino
                  Cile m'affida a capitan'audace

                  Di peschereccio di bandier mendace
                  Acché mi sbarchi, poi, oltre confino
                  e m'accompagni, sua persona, infino
                  In Montevideo, a villa Treverace.

                  Tempesta ci sospinge in alto oceano
                  sferzando violente onde su fiancate
                  ch'ogni nostro sforzo riducon vano.

                  Tre giorni dura, ahimè, l'immane lotta
                  e vicina è ormai nostra sconfitta;
                  speranze e nostre forze son'andate.
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                    Scritta da: Nello Maruca

                    CLX

                    A conoscenza del vile misfatto
                    per nostra casa innata simpatia
                    e anche perch'io caduto in apatia
                    danno d'amicizia grande rispetto.

                    Tre mesi resto steso dentro un letto
                    e solamente Dio sa quant'io patia
                    che mente da dritta e storta si dipartia
                    non rispondendo più alcun concetto.

                    Dì e notte m'accudiva la buona donna
                    e mi cantava pure la ninna nanna
                    come faceva la dolce mia nonna.

                    Per otto mesi mi danno lor cure,
                    finché mia mente sconfigge condanna
                    ridando riso a quell'anime pure.
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