Fu, fu e fu per quasi trent'anni fu misconosciuto da parenti e amici ch'ognuno lo mena in su e giù e d'essere favoriti sono felici ché per poco, sempre, ben serviti da colui che parente e pur'amico attua il comando di lor'impettiti con animo devoto e sforzo fisico.
È dei tanti amici e suoi parenti, non per capacità ma sfortunata sorte, per quanti cattivi eventi, assoggettato vivere alla giornata e soggiace a volontà di questi, ora di quelli, mai gratificato, a soddisfar degli altri, sempre, i gusti ma di riconoscenza mai degnato.
Tiene una notte la sua mamma in sogno: che nell'orecchio tutto dona in dettaglio Non temere, figlio mio, per te son sveglia e scesa sono per te dall'altro Regno Chè darti buona nuova avea gran voglia. Domani, non tardare, fa quel ch'ò detto apprestati a curare ogni dettaglio: sei stato scelto quale figlio eletto,
attento! Non commettere alcun sbaglio. Seguita la via che t'hò donato, vai avanti dritto, non voltarti indietro; per te la prece è stata del Beato ch'è fatto Santo ed è nomato Pietro. Indi, il seguente dì, senza ritardo, segue quant'ebbe dalla mamma in sogno con diligenza del nostromo a bordo,
tessendo la tela qual'esperto ragno. Lo fa con fiducia e in speranza certo non potere esser fallace e che l'annuncio avuto è l'essenza di ciò che già vede quale verace. Avviene dopo poco, sabato sera, qualcosa che travolge ogni misura mentre il frinire di cical ciarliera
morendo se ne va entro il verziere. E la notizia è farina al vento così che ognuno sa dell'accaduto di quanto agiato cento volte e cento or è il miserando uomo sparuto. Parenti si moltiplicano e pure amici riandando ai trapassati, agl'antenati e per essi implorano i buon'uffici
ché di lor stessa stirpe sono nati. La mente gli ritorna ai patimenti, rivede gli anni tristi del passato quando bisognevole d'alimenti lo stato suo da tutti er'aggravato. Resta, però, paziente ad ascoltare gli altri la sfumata manna ad aspettare e con carezze e lodi ad acclamare.
Gli eventi non danno requie, si susseguono e per quanto cerchi di restarmi quieto mente e cuore impongono divieto ché molte cose l'una all'altra seguono.
Queste vicende molto mi conturbano e in luogo di tenermi l'animo lieto mi resto notte e dì tremante e inquieto e dentro il teschio ruota gran frastuono.
Se sol risolvere potessi mio dilemma l'alma riavrebbe la perduta flemma * e il cuore scaccerebbe lo tremendo duolo.,
il vivere sarebbe gran consolo, slegato dall'ingarbugliata massa le redini terremmo di matassa.
È tempo, mamma, ch'io riedo in cerca Della ragazza che m'ha preso il cuore, ricominciar conviene dalle suore della pieve di sul poggio della Merca
m'acquatto al solito posto accanto all'arca, * m'associo alle preghiere con ardore certo che spalanca sue porte mio Signore sapendo che braccia più non reggon barca.
Sono allo stremo, ormai, delle mie forze Perciò la Provvidenza a me accosta Cheti mia ansia e mi doni sosta.
Alta assai, capisco, è la mia posta Ma tante ho avuto già di sferze Che testa sta a cuore a parte opposta.
In mezzo a due filari d'alti tigli diparte ampia strada pianeggiante coverta di pietra calcarea biancheggiante che dritta mena ad ampi gradin vermigli.
Partonsi a lato due folti cespugli dal fusto e dal fogliame verdeggiante che a loco danno tono esilarante; intorno sprigiona odor di labili gigli.
Io son tremore tutto quanto intero giacché mi trovo in quel posto austero che dire non saprei per qual mistero.
Stretto per tremore al battistero m'accorgo sol'allor e parmi non vero d'essere in chiesa ai piè d'un monastero.
A riandar pel suo cammino presto comincia e tregua più non abbonda che per mesi ci ha lasciato a l'onda * Liberi e or rivuole quanto dato a impresto. ** prestito
Mai scomputa Scuola; tutto vuole e lesto così, com'essa di sapienza abbonda e mente tutta quanta ne inonda semplicemente, così, rivuole e tosto.
Spinger mi devo in contrada tosca e sfruttare lo poco tempo che mi resta e sia serenità per cuore e testa.
Voglia il buon Dio che non sia sol esca e speme possa ire a lieto fine diversamente, ahimè, qual è mia fine?
Gli eventi non danno requie, si susseguono e per quanto cerchi di restarmi quieto mente e cuore impongono divieto ché molte cose l'una all'altra seguono.
Queste vicende molto mi conturbano e in luogo di tenermi l'animo lieto mi resto notte e dì tremante e inquieto e dentro il teschio ruota gran frastuono.
Se sol risolvere potessi mio dilemma l'alma riavrebbe la perduta flemma * e il cuore scaccerebbe lo tremendo duolo.,
il vivere sarebbe gran consolo, slegato dall'ingarbugliata massa le redini terremmo di matassa.