Poesie inserite da Nello Maruca

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Scritta da: Nello Maruca

CXXXVIII

Pria che Diana s'involi all'umano
Occhio e ancora pria che la campana
Doni primo tocco serenità spartana,
Mentre lo sole innesca suo volano,

Trepidante acché porte spalancano,
Nella speme che l'amata non rintana
s'attenda ai piè d'antica fontana
Giovane d'amor sperso in pantano.

Lunga l'attesa, quanto mai snervante,
Pare che tempo perso abbia suo corso
e d'orologio guasto sia quadrante.

Ah! Comparisse caro sembiante
e a mie pene essere di soccorso
e, in un sussurro, dire: Spasimante.
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    Scritta da: Nello Maruca

    CXXI

    È altalena che sale, scende e risale
    e per poco l'alma acquieta e tace
    indi lo cor ritrova desiata pace,
    poscia timor l'avvolge e lo riassale.

    Quanto pria è giunto ora non vale
    Che sol pensiero è ma non verace,
    Soltanto il desiderio resta vorace
    Ma intorno tutto mi sussurra male.

    L'orologio del campanile antico
    Lento scandisce, qual suo abituale,
    Il tempo che sciorina sempr'uguale.

    I tocchi manda per lo spazio aprico
    e il vento mesce al suo sibilare
    mentr'io m'avvio per lo not'Altare.
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      Scritta da: Nello Maruca

      CXX

      Cotanto peso mai fu carco omero
      né mai lo core fu tanto doglioso
      né lo senno mai fu tant'angoscioso
      né lo vivere fu cotanto nero.

      Che tutte cose se dogliose, in vero
      furo tali, sì, ma fui coraggioso
      e scavalcar gl'inciampi fui voglioso
      e l'ostacolo scioglieva quale cero.

      Lo bandolo di matassa è ingarbugliato
      ché matassa non sussiste e bandolo,
      ché regna nell'oscuro anonimato.

      Una lucina lucente entra in garbuglio
      che l'alma solleva in alto volo
      e cheta lo core d'ogni subbuglio.
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        Scritta da: Nello Maruca

        CXIX

        Con l'animo disteso e più sereno,
        accanto la figura di quell'angelo
        m'appresso alla Madonna del Carmelo
        a reiterare preghiera del Suo seno.

        Dolce, la suora mi stringe, poi, al seno,
        un bacio in fronte dal calor del gelo:
        Per te prego Gesù nell'alto Cielo,
        avrai ancor di gioia il cuore ripieno.

        Timido un saluto, indi, le volgo
        un grazie e, poi, sussurro piano:
        Se piace a Dio domani qui risalgo.

        Io sono in Chiesa, prego, qui t'aspetto;
        prega tu pure, a Dio porgi la mano,
        Lo guardo umile volgi al Suo cospetto.
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          Scritta da: Nello Maruca

          CXVIII

          Alquanto scosta dal villaggio è posta
          salutare Pieve, in cima campanaria
          due campane ch'armonia spandono in aria
          e al suon dell'Avemaria viandante sosta.

          Il tocco bronzeo dona l'ora sesta,
          giovane, ardita suora missionaria
          prendemi mano e sciente miseria
          con voce gentile, dolce, quanto mesta:

          Qual pena hai fratel mio entro lo core?
          Vieni, prima dillo al tuo e mio Signore
          ch'Egli è Colui che lena ogni dolore.

          Docile la seguo fin sopra l'Altare
          e appresso a lei sono a recitare
          preci che l'alma fann'innalzare.
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            Scritta da: Nello Maruca

            Cxvii

            Così com'arduo è ritrovare l'ago
            nel pagliaio in tale misura puranco
            agevole pare che non sia manco
            rincontrare beltà per quanto vago.

            Tanti festeggiamenti: Io non svago
            che tutto dì e notte intera arranco
            per strade, vie, viuzze e, pure stanco
            l'andare mio avanza da girovago.

            Ad ogni bancarella faccio sosta,
            chiedo di beltà, se mai fosse accosta,
            spiego fattezze: No, è la risposta.

            Tornomi indietro col mio occhio veglio,
            più la ricerco più trovar la voglio,
            più il tempo passa più ricerca doglio.
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              Scritta da: Nello Maruca

              CXVI

              Se il caso fosse tangibile realtà
              sarebbe, esso, autore dell'incontro;
              ma essendo impalpabile, di contro,
              in altro alto Loco la veritate stà.

              Lesta passam'innanzi bionda beltà
              e lo suo guardo nel mio cuore è centro
              e imbrigliato il mio nel suo è dentro
              e anchilosato lo mio corpo stà.

              Qual fulmine ch'appare, colpisce, spare
              così quella beltà passa e s'invola
              e nella marea di folla si scompare.

              Ancora lo mio corpo rest'immoto,
              sol lo mio senno or s'è sveglio e vola
              nel buio, a inseguir lo biond'ignoto.
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                Scritta da: Nello Maruca

                CXV

                Perciò pure noi saremo all'abitato
                a seguir da presso festeggiamenti
                che del Patrono sono buon'eventi
                dacché è degnamente celebrato.

                Lasceremo 'n agosto 'l caseggiato,
                l'orto, li prati, l'asino e gl'armenti
                che a custodir saranno esperti aiutanti,
                noi riacquisteremo perduto fiato.

                Ancora tre giorni all'appuntamento,
                tempo per donare suggerimenti
                pure se superfluo è nostr'intervento.

                Buon'aiutanti vivono d'esperienza
                e, d'altronde, sono due buon'elementi
                ch'anno agir cortese e riconoscenza.
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                  Scritta da: Nello Maruca

                  CXIV

                  Il meglio dei mesi è l'agostano
                  ch'altro tempo dell'anno non uguaglia
                  che Santo Rocco nella fitta maglia
                  tutti e trentuno stretti tiene in mano.

                  Il primo dì comincia il gran baccano
                  che gente d'ogni loco a noi convoglia
                  e di persone e cose è parapiglia
                  ché scampanate portan da lontano.

                  Nessuno del villaggio penserebbe
                  starsene lontano volutamente
                  ch'anzi chi per necessità distante sta

                  a Santo Rocco mai torto farebbe
                  di starsene partito, ancor costà
                  ch'allor l'anima sarebbe penitente.
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                    Scritta da: Nello Maruca

                    CXIII

                    Iddio l'Onnipotente che in Cielo
                    dimora all'augelletto non disdegna
                    amore e lo beato Suo guardo degna
                    puranco chi d'amore tiene disgelo.

                    Se di cotanto affanno è tutto un velo
                    e tutto tiene in pugno e solo regna,
                    che tutto Lui soltanto opra e ingegna
                    e forma monte e piano, acqua e gelo

                    come vuoi tu, o donna, che non veda
                    lo languore calato entro lo core!?
                    Come pensare tu puoi che non ceda

                    a sincer prece d'anima sincera?
                    Sendo dolcezza, bene e tant'amore
                    già desiderio posa entro Sua sfera.
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