Poesie inserite da Nello Maruca

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Scritta da: Nello Maruca

XCII

Riveli essere  nutrito di quanto
abbiamo, noi tutti, fin qui, operato.
Certo che tal dottrina hai palesato
pure nelle materie dell'altro canto.

Se di cotanta foga tieni manto
e l'altre discipline tanto amato
ogni commento viene commiatato *
che non si può conoscer più di tanto.

Per latino e greco son'appagato
avendo chiuso con buon contributo,
pur impietosamente tartassato.

Al docente che tanto m'ha spremuto
del suo lavoro donato a gran mercato
In fondo posso dire essergli grato.
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    Scritta da: Nello Maruca

    XCI

    Governatore, poi, di Garfagnana
    Regione dell'Appennino tosco –emiliano,
    la regge per tre anni a forte mano
    pur mai infierendo a condotta malsana

    di colpevoli per ignoranza umana.
    A Ferrara, indi, dell'orto a guardiano
    Della casetta dal sudore nostrano
    Coll'eloquente scritta, quanto strana.

    Non agogna toccar potere alcuno,
    lontan dal culto di lusso e ricchezza,
    solo necessità lo fa qualcuno.

    Pur'immischiato a malaffar di corte
    di tutta esistenza è una certezza:
    povero resta da nascita a morte.
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      Scritta da: Nello Maruca

      Il grande

      Se vuolsi propalar d'animo eccelso
      produrre non convien ch'à scarna mente
      ché da tal labirinto sarebbe insulso
      lo districar mancando lo previdente.

      Qui m'appropinquo a dir di galantuomo
      sfrontato qual son'io, senza ritegno,
      lungi da foggia di forzuto uomo
      così, dell'Insigne che scrivo, non son degno.

      Lo cor ch'è d'alto rango, in gentilezza,
      spinge la mente reietta a darsi vanto
      che bassa non è ma di mezzano razza;
      scuotesi, indi, e al cor pretende conto.

      Poscia la mente corre al prim'incontro,
      rivive i prim'attimi e al ricordo
      s'affaccia del viso al sorriso pronto,
      alla dolcezza del sincero guardo.

      Accline alla bisogna, protettivo,
      negazione mai proferisce verbo
      ché per altrui l'amor che porta è vivo;
      nel dir di sentimento nutre riserbo.

      Convive le tre virtù teologali:
      la Fede, la Speranza, la Carità.
      gli uomini, per lui, siam tutti uguali,
      e l'alma ha pregna di magna bontà.

      Parmi aver già scritto ch'è galantuomo
      Sconvenevole tacer ch'è anco gentiluomo.
      Composta giovedì 4 febbraio 2010
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        Scritta da: Nello Maruca

        XCV

        Avendo maggior quiete l'alma toccato
        Per dell'anno lo primo ciclo di studio,
        per sua determinazione e grazia di Dio,
        degnamente masticato e superato,

        di ritorno a casa, un poco affaticato
        e ancor turbato per continuo rodio
        da fort'ansia che nutrice nutre nell'io,
        pel grave presentimento palesato

        affretta il passo ad accorciar la via,
        per porsi accosto all'affettuosa
        donna di languido seno, in nostomania.

        All'apparire della campagna erbosa
        Chetasi l'esagitato, nobile core
        Scevro di colpa, colmo di calore.
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          Scritta da: Nello Maruca

          XCIV

          Se vero è che chi semina raccoglie
          Diversamente non può, quindi, porsi
          Avere i pomi e giammai i torsi
          Chi del dovere le fatiche sceglie.

          Se, poi, del bene l'indirizzo coglie
          l'intimo non è tocco di rimorsi
          è pensieri la mente nutre inversi
          Che se ribelli, annulla e scioglie.

          L'unità di misura è certo colma
          e, lo contenitore non è raso
          Se a fatica si dona corpo e alma.

          Indi temere non avere il colmo
          Lo può lo portoghese d'ozio invaso,
          non chi di pregio grande quanto l'olmo.
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            Scritta da: Nello Maruca

            XC

            Se di Machiavelli e Tasso hai tanto
            Detto scarsa mi pare la descrizione
            Dell'Ariosto, gradirei più spiegazione
            Perché, pur'egli, di grand'uomo ha vanto.

            Nella foga del dire, poi, di cotanto
            Senno m'è svanita dissertazione
            Ma ora ne fo ampia ricostruzione
            Pure declamando d'Orlando qualche Canto.

            Fu capitano della rocca di Canossa
            E s'innamora d'Alessandra Benucci
            Già sposa del mercante Tito Strozzi;

            Diviene poco dopo sposo d'essa.
            Di Satire due dirette ai Malaguzzi,
            nell'altre di curie dice fatti e pasticci.
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              Scritta da: Nello Maruca

              LXXXIX

              L'ansia è una iattura tante volte
              Strana che l'umanità tutta pervade
              E inesorabilmente sull'essere ricade
              Dando all'esistenza perverse svolte.

              Come dal ciel le nubi il vento ha sciolte
              Così l'ansia dal cuore ai piedi cade
              E l'animo qual miracolo l'evade
              E mente repentemente idee ha colte.

              Indi, lo giovane serioso e mesto
              Ove ha segato introduce innesto
              E dice di Tasso, Machiavelli e Ariosto.

              Del cinquecento, dei Grandi, linee traccia
              Spingendosi più avanti del richiesto
              E di disquisizione impronta lascia.
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                Scritta da: Nello Maruca

                LXXXVIII

                Non ti crucciare senz'alcun motivo
                E i pensieri cattivi scaccia da mente
                Ch'essi sono tignola invadente
                ad attristo di qualsivoglia viso vivo.
                Ogni casato possiede un distintivo
                Il nostro, nel mezzo, evidenzia niente
                E ancora peggio lo vedi, specialmente
                Se lacrima lo cuore ed è emotivo.

                Immane è la nostra disgrazia
                Ma è pur vero che nella sfortuna
                Dio ci ha omaggiato pure qualche grazia.

                Dalla vita prendiamo quel ch'è meglio,
                scacciamo le miserie una a una
                e teniamo lo spirito alto e sveglio.
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                  Scritta da: Nello Maruca

                  LXXXVII

                  Avendo sciorinato esperta dottrina
                  Pago e lesto s'accinge a rincasare
                  Che di buona nuova vuole spalmare
                  Colei ch'arrabatta tra campo e cucina:

                  Per tranquillità vuol dir come cammina
                  E non cantare di se e se vantare
                  E manco per pettegolezzo raccontare
                  Ma solo serenare di casa sua regina.

                  Sicura, figlio, del tuo buono andare,
                  forte serpeggiami un presentimento
                  che dire vorrei ma non so spiegare.

                  È come se in fondo a dritta via
                  Calasse un improvviso oscuramento
                  E ti smarrissi nell'oscura via.
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                    Scritta da: Nello Maruca

                    LXXXVI

                    Cinque interruzioni furon mirate
                    Quasi a ingarbugliare la matassa,
                    ma dolcier'esperto rammenta glassa
                    pur se mille di torte ha impasticciate.

                    Così le sospensioni indirizzate,
                    A modo e arte, restare repressa
                    Lingua e turbar del cranio la massa
                    Non han le braci spento m'attizzate.

                    La continuazione è lì ripresa
                    Trovando il professore sbalordito
                    Di cotanta dottrina sì tant'appresa.

                    La bronzeo viluppia (1)all'andito appesa
                    Avverte che lo tempo s'è partito,
                    indi, l'attività verrà doman riaccesa.
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