Poesie inserite da Nello Maruca

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Scritta da: Nello Maruca

Il ricordo

Mai prima m'eri apparsa sì diversa
Giacché la mente mia di ricord'arsa
Ti avea inglobata ancora giovinetta
E mai avanti osò: restò dormiente
Ai bei ricordi della fanciullezza
Allorquando ridondavi di gaiezza.
Immutata, nel tempo, nella mente
Restava la tua imago adolescente,
il dolcissimo guardo avviluppante
e i lunghi, biondi, bellissimi capelli
e il viso dai tratti snelli e molto belli.
L'andatura sensuale e fluttuante,
la voce carezzevole e suadente,
le rosee, carnose labbra sorridenti,
le affusolate mani e i candidi denti.
I fiorellini della chioma adorni
E il serpeggiante ruscello schiumeggiante,
che all'ombra della grande pietra,
accanto al faggio gigante e verdeggiante
i piedi ci baciava la limpid'acqua tra
un innocente bacio e una carezza.
Snello lo corpo d'elegante gazzella
L'insieme tutto di mattutina stella.

Tutto rimasto è là, com'era allora
Quando serenità elargiva ed allegrezza
Mentr'io mi resto nella speme, ancora.
Né quella pietra d'immensa grandezza
Alcunché mutato ha del suo aspetto;
sol'io ho perso la dolce giovinezza:
Lo dice il viso dal mutato aspetto.
Quest'oggi t'ho incontrato in via Verdisca
ove passammo la nostra etate fresca;
gli occhi celesti ancora ma alquanto
tristi, lo guardo dolce sì, ma simil spento,
non più la soffice chioma dal colore biondo
ma crine che di biondo ha solo un fondo.
Il passo incerto, ahimè, e assai lento,
la voce dolce ancora ma tremolante
il labbro assottigliato e penzolante.
Poco di quanto in mente è somigliante
Giacché in essa rimasta er'aitante
Ed ora m'appari, invece, assai cadente.
Sol'ora mi sveglio dal lungo torpore
E nella realtà m'immergo di quest'ore
Che tutta m'appare nell'interezza
E mi dice che l'allegra giovinezza
Volutamente rimasta era presente
A dar sollievo alla mia stanca mente.
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    Scritta da: Nello Maruca

    Il rimorso

    Ogni mattina allo spuntare del giorno,
    all'apparire dell'attesa aurora
    sorgesse il sole o spirasse bora *
    o ch'estate fosse o piovoso inverno

    senz'alcun'indugio al campicello
    sperando mettere qualcosa nel paniere
    t'incamminavi per la ricerca giornaliera,
    con chissà qual'altri pensieri nel cervello:

    Quante volte, però' fu la ricerca vana,
    quante volte il ritorno fu triste e deluso
    che vuota fu la cerca quotidiana
    e altro giorno in fame s'è concluso.

    Nel desolato teterrimo abituro,
    sfumata la speranza del mattino
    tutt'intorno t'appariva ancor più scuro
    ma la speranza non avea confino.

    In quegl'anni di epidemica carestia
    puranco d'affetti, nonna, fosti scarsa.
    Povera in tutto, o nonna, io nol capia
    perciò lo cuore me lo stringe morsa.

    Grande, se solo poco avessi riflettuto
    t'avrei qualche sospiro, forse, lenito.
    nol feci, più nulla or posso, t'ho perduto!
    Il rimorso mi rode all'infinito.
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      Scritta da: Nello Maruca

      Pensiero

      Se maggiore serenità avessi avuto
      tant'altre idee avrei su carta impresso.
      Ma lo star quieto, disteso e spensierato
      non son cose che l'io detiene in dote:
      sono gli altri, se sensibili e veraci,
      rendere l'uomo in posizion di quiete.
      Ma se caparbi, capricciosi e infidi
      la mente di color che stanno a tiro
      triste la fanno e di pensiero priva.
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        Scritta da: Nello Maruca

        Nonna e il tugurio

        Vivevi sola con le tue galline
        In un locale buio e fatiscente
        Indegno posto a ospitar la gente
        Ma miglior loco sol per gente fine. *

        Eri scarsa di soldi e d'ogni bene,
        non possedevi il becco d'un quattrino,
        di tanto in tanto due uova nel cestino
        ma non per te, per lenire le tue pene

        ma per meglio nutrire i nipotini
        ch'erano tanti e, tutti piccolini.
        Ti sei involata in Ciel da quarant'anni
        E tristi ripensiamo ai tuoi malanni.

        Ora rivediamo la faccia tua patita
        E la mente ci riporta a quel tugurio.
        Se potessimo, nonna, ridonarti vita
        ti doteremmo d'una reggia qual tugurio.
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          Scritta da: Nello Maruca

          La stoltezza

          Sol d'amarezza abbonda l'esistenza
          giacché ogni dì travalica in sconvenienza,
          il tuo distacco, la tua alterigia
          dogliosa rendemi l'alma e molto bigia.
          Io ti perdono per le offese avute
          E tante, tante n, ho dimenticate
          Ma l'alma in duolo tutta, tutta brucia
          E pace non si dà per la persa fiducia.
          Soltanto il tempo ch'è maestro in tutto
          Cancellare può del male il nato frutto
          All'anima donando la perduta pace
          E facendo sì che finalmente tace.
          La mente si domanda e non risponde,
          si sforza, si contorce e non comprende
          qual è il motivo di tale noncuranza
          allo troncare della gran buon'usanza.
          Il filo che ci unisce resta sottile
          Forte, però, dello stesso ovile
          Ove restammo cellule viventi,
          embrioni e, indi, feti palpitanti.
          Mai zuffa fu, mai paroloni furo,
          affetti ci avvolgeva vero e puro
          quando raccolti accanto al focolare
          le fiabe si restava ad ascoltare.
          Di botto, al male forte t'aggrappasti
          E dal bene con furia ti scostasti
          Donando all'infestante erba ristoro
          Preferendola al sempre verde alloro.

          L'esempio di Giuda a fondo seguitasti
          Svendendomi come fece egli di Cristo.
          Fu vile egli per pochi sporchi denari
          Tu, corrosa dal verme degl'avari.
          Se alcuno ti domanda di tale scenario
          Rispondi che regista sei di tal calvario
          E ribadisci essere causa prima
          e degl'intrighi e della persa stima.
          Se, poi, tincalza per la stolidezza
          Rispondi: Causa ricamo è su una pezza.
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            Scritta da: Nello Maruca

            Lo scoramento

            Solo mi sento e desolato pure
            dacché a mancare mi vennero le cure
            di quanti nutro affetto e amore puro
            e dall'or lo tempo m'è amaro e duro.

            I vecchi affetti tutti in cor li tengo,
            spiritualmente tutti a me li stringo
            che se puranco, son fuggiti via
            parte son sempre della carne mia

            Di mamma l'immago tengo avanti
            che mi consola per i tanti assenti;
            papà mi dice col sorriso mesto
            sii negl'affetti ognora vigile e lesto.

            Ma anche stamane mi fui ancor deluso
            notando al fratel mio lo cuore chiuso
            giacché incontrato accennai un sorriso
            ma lui restassi fermo e tetro in viso.

            Allor bruciommi il petto tutto quanto
            e mesto restommi e deluso alquanto
            poiché l'alma si ravvivò al tormento
            ed ogni speme persi in quel momento.

            La voce mi venne dell'amata Mamma
            che muta sussurrommi flemma, flemma:
            non dare peso a quanto capitato,
            sia il fratello ch'ai da sempre amato.
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              Scritta da: Nello Maruca

              L'asilo

              Quante volte passando in vicinanza
              Nel cuore s'appressava la speranza
              Di riveder quel loco * a vecchia usanza
              E di Dio invocavo, così, l'onnipossenza

              Avanzando, però, nel mio andare
              Cominciava a scemar il lucernare **
              E l'alma ritornava a rabbuiare
              Mentre lo core prendeva a lacrimare.

              Iva il pensiero al Nobile Fondatore ***
              Uomo d'ingegno, grande facitore
              Che con l'ausilio di fratelli e Suore
              Da sacerdote è insigne costruttore.

              Tanti furono, invero, uomini rei
              Che piacque imitar Sansone e i filistei
              Così lo sacrificio del grand'Uomo
              Sfalda e tramuta in lacrimoso fumo.

              Però l'Onnipotente Dio che mai delude
              Le preci nostre in Suo Seno racchiude
              E giungere fa da lontano loco
              Suora Giovanna a attizzar lo foco.

              Innesca perspicacia e perseveranza
              E con l'aiuto della Provvidenza
              Riacquista l'uso di quel loco andato
              E lo ridona a noi bello e lustrato.
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                Scritta da: Nello Maruca

                L'augurio

                Per quanto la vita è dono divino
                Pur tuttavia cosparsa è di periglio,
                trova nel corso guai e scompiglio
                e spesso è trafitta da pungente spino.

                Colpa spesso del crudel destino,
                A volte anche per umano sbaglio
                che non capisce quando dare taglio
                E spesso la linea varca del confino.

                Non sia la bellezza, indi, d'affanno
                Né la sincerità mai sia d'inciampo
                E non sia di vita il percorso invano.

                Sia la sincerità immenso campo
                Ove esistenza scorra sempre a piano
                E la bellezza non ti sia d'inganno

                Quest'oggi per volere del Somm'Iddio
                Varchi la soglia degl'anni diciotto,
                l'augurio che ti fò: Varca i centotto
                in salute, pace e nel timor di Dio

                Godi l'amore e il patern'affetto
                E al bisogno sii al materno petto,
                allato l'amore dei vetusti nonni
                senza sdegnare quello dei bisnonni.

                Sii serena nei pur certi affanni
                E nei travagli che la vita dona
                Ch'essa, giammai, a nessun condona
                Pene, sospiri e puranco inganni.
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                  Scritta da: Nello Maruca

                  Piccola stella

                  Fulgido fiore al pari di violetta
                  Candida più del candor di giglio,
                  profumatissima qual fiore di tiglio;
                  e tant'altre qualità hai pargoletta.

                  Quanto profumo e qual da giovinetta
                  Custodirai nel tuo diletto petto?
                  Quanti steli piegheranno al tuo cospetto
                  Se già cotanta ricchezza hai piccoletta!?

                  Se in terra ubertosa è allignato
                  Querciolo che sviluppa dritto e robusto
                  Qual in altro terreno può dirsi arbusto
                  Meglio o al par di quello là maturato?

                  In fronte a esso ognun s'affloscia
                  E reggere non può al suo cospetto
                  Chè se un arbusto già splendido nasce
                  Già tutte qualità racchiude in petto.

                  Scarso è lo mio dir per te, o bella
                  Ilenia, perché dire di splendida Stella
                  Non può chiunque a tavolo s'accosta
                  Ma chi ha cervello assai e niente crosta.
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