Poesie inserite da Nello Maruca

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Scritta da: Nello Maruca

Il cipresso

E fu Giuseppe per quarant'anni ed oltre
a far'inchini e salutar dappresso
finché trovossi un dì su stessa coltre *
accanto colui che prima era cipresso.
Parve, indi, con stupore immenso
d'avere inchino da sì alto fusto;
anchilosato fu, disse: Che penso?
No! Cervello mio: Sei vecchio e guasto.

E chiusi gli occhi, ch'era stanco assai,
la destra penzoloni giù dal letto
s'assopì pian pianino pensando ai guai
ed alla vision ch'oggi fu oggetto.
Così restossi: Tempo quanto nol seppe
ma parvegli poi da tocco essere scosso
mentre affettuosamente: Che fai o Peppe?
Sentì stanco quel dire, quanto commosso.

Per i suoi vitrei, da peso oppressi occhi
forza non ebbe di guardar chi fosse,
chi a voce lo chiamava e piccoli tocchi
e debolmente pensava chi esser potesse.
Fu il dì di poi, a mattino andato
che disteso a letto a lui di presso
scorge vetust'uomo, volto emaciato
che credere stenta ch'esser sia lo stesso

che per tant'anni ebbe ad inchinarsi.
Quello lo guarda e stancamente dice:
Ho, qui, nel petto di dolor dei morsi,
stanco mi sento e d'essere infelice.
Io non pensavo mai, Vossignoria,
un giorno di trovarmi accanto a Voi,
quest'oggi il cuore mio è in allegria
ch'ha la fortuna d'essere con Voi.

Prim'io voglianza avevo di morire
che sempre fui più stanco e tribolato
sper'ora, invece, manco di guarire
ch'accanto Vossignoria sono appagato.
Certo! Tu allato sempre sei vissuto
e ancorché steso resti consolato.
Non me, però, da nobil stirpe nato
sempre diverso fui, e non reietto.

Vossignoria restate tale e quale
con l'arroganza nelle vostre vene
ma l'altezzosità più a nulla vale
perché acuisce solo le vostre pene.
Da parte mia vi dico: Io vi perdono
e mi prosterno a voi per quella gioia
che il cuore mio ha ricevuto in dono
d'avere accanto a sé vossignoria.
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    Scritta da: Nello Maruca

    Ricordi

    Rosa il tuo nome e rosa eri di viso
    Ricordo, Mamma, il tuo bel sorriso;
    ricordo quell'incedere tuo lesto,
    ricordo radunati i capei a cesto.

    Ricordo gli occhi tuoi castano scuro,
    ricordo del tuo amore sempre puro;
    ricordo il tuo bel mento ovaleggiante
    su quel bel viso splendido, raggiante

    Ricordo, Mamma, quando al casolare,
    raccolti accanto al grande focolare
    raccontavi per noi fatti e romanze
    di principi e duchesse in grandi stanze.

    Principato, ducato e marchesato
    Quante fiabe per noi hai tu inventato!
    Altro dare di più non si poteva:
    in miseria di guerra si viveva.

    Ricordo i tempi degl'oscuramenti,
    i razzi a notte fonda rilucenti,
    ricordo le nottate fredde, io ignudo,
    quando il Tuo corpo a me facea da scudo

    per quei rumori forti ed assordanti
    di velivoli in cielo roteanti.
    Di gran paura si stringeva il core
    ma Tu coprivi tutto col tuo amore.
    .
    Allo scoppio di bombe a noi vicino
    stringevi a Te più forte il corpicino;
    lo facevi così, con tant'ardore,
    che risentirlo lo vorrei a quest'ore.

    E, mi ricordo, Mamma, le speranze
    che in quelle tristi, brutte circostanze
    trasmettevi nel debol cuoricino
    Dell'arrivo di Papà così vicino.

    Lo facevi con sì tanta fermezza
    che dissolvevi in me forte l'ebbrezza
    nella certezza di veder domani
    il Suo bel volto e le Sue grandi mani.

    Or più non sei, dolce mia Mamma
    cara, di Te solo ricordi in alma
    serbo, ricordi che mi servono a pensare,
    ricordi che mi portano a sperare.
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      Scritta da: Nello Maruca

      Randagi

      Fummo perch'eravamo quand'ancor
      erano vitali, focosi e fermi Lor;
      or più non siamo perché saremmo solo
      se confissi rimasti fossimo in suolo
      e fosse in noi presenza vista di Loro
      e nostre ovazioni al Ciel fossero coro;
      contenti ancor vivremmo com'allora,
      quel ch'eravamo allora saremmo ancora.

      Ma più non è e, più mai così potrà
      ch'ognuno disperso s'è dritto sentiero,
      colui che s'accompagna mai vorrà
      che si ritrovi quel sentiero primiero.
      China la fronte a ciò che a lor piace,
      imbelli seguitiamo l'altrui volere,
      ad altra volontà noi si soggiace.
      Non intelletto umano ma sol di fere.
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        Scritta da: Nello Maruca

        Pupillo

        Quinto di margherita fiore odoroso
        ritto cresciuto, bello e rigoglioso,
        fosti e tuttora sei grande gioiello
        ultima pietra di sì gran castello.

        Buono fosti sempre, rispettoso e quieto,
        alma sensibile, docile e mansueto
        d'arbusto sano, prosperoso e scuro
        da piccoletto già fosti maturo.

        Or che cresciuto sei null'hai mutato;
        dolce, sensibile e buono sei restato;
        solo un momento di tristezza in core
        scalfir voluto avrebbe il tuo spessore.

        Di quercia gran querciuolo ben nutrito
        della vita all'intemperie hai resistito
        e con la perspicacia che t'è nota
        t'aggrappasti alla mamma assai devota.

        Di me ti ricordasti, e ti son grato
        d'avermi posto pure all'altro lato,
        lesto come a padre si conviene
        ricorsi, tosto, all'opra pel tuo bene.

        Restar devi la quercia che sei nato
        mai giunco esser devi, in null'annata,
        né vento mai ti scuotono, pioggia o gelo,
        davanti agli occhi mai aver più velo.

        Quest'è l'augurio che ti manda mamma,
        mentr'io lo dico a mò di telegramma:
        Resta leone di ruggito feroce
        non fare che ti mettano alla croce.
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          Scritta da: Nello Maruca

          Potenza

          Sono credente, sì, ma non fervente
          e sublimante vedo il prepotente.
          Se fossi più credente e più fervente
          in alto vedrei solo l'Onnipotente.

          In basso, meno forte e simil niente
          vedrei l'essere duro e imponente;
          saprei per certo, ch'è essere indigente
          e che mai fu importante né potente.

          La fede incerta, poca e barcollante
          volge lo sguardo mio all'arrogante
          assiso in vetta grande, troneggiante,
          la mente a tal pensiero va vagante.

          Scritto in pagina di Libro rilevante
          è che l'essere umano è barcollante,
          il trono cui è assiso è traballante,
          nullo è, quello che pare, esser gigante.

          Torna il pensiero mio alle passate cose,
          torna ove veduto avea bocciol di rose;
          rincontra il pensier mio l'allegre spose
          ch'or le vede stanche e assai nervose.

          Quelle figure d'allora meravigliose
          agli occhi sono immagini dogliose,
          qualcosa son che cercano vogliose
          e di trovarla appaiono ansiose.

          Muta cani scorta cavaliere egregio
          a cavalcioni d'un destriero bigio,
          ognuno s'inchina a detto personaggio
          mentre sul cavallo è di passaggio.

          Rintocco di campana s'ode mogio
          in quella sera del mese di maggio;
          annuncia la fine del signore egregio
          e dice che grandezza è sol miraggio.

          Significa che di Grande ve n'è Uno
          e la potenza Sua non l'ha nessuno;
          chiunque può pensare esser qualcuno
          ma in fondo resta solo come ognuno.
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            Scritta da: Nello Maruca

            Porcara

            Vuoi per mola, per faccia ed andatura,
            per volgarità d'animo e costumanza,
            per trivialità di far la sua pastura*
            da porcara, dei porci ha stessa usanza.

            Il puzzo che sprigiona è come puzzola,
            più di vipera ha dente avvelenato;
            subdolo insetto al pari di tignola
            cui l'operare il male è gusto innato.

            Di cattiveria pregno il suo giaciglio,
            tutt'intorno l'aria puzza del Maligno
            e manco l'incenso dato a gran sparpaglio
            riesce a profumar quel volto arcigno.

            Spregevole più di Circe per tranelli
            ch'avea, però, un corpo snello e bello
            e tramutava in porci questi e quelli
            onde tenere Ulisse nel suo ostello.

            A differenza ha vita orripilante,
            maestra nel ferire esseri in norma,
            nessun per essa mai fu spasimante
            mancante essa di modi, d'arte e forma.

            Se maggiore uso dello specchio avesse,
            se riuscisse a contemplarsi dentro,
            se sol di coscienza a conoscenza fosse
            vedrebbe la lordura cui sguazza al centro.

            D'umano parmi sì, ch'abbia qualcosa:
            é un grave atteggiamento a lavandaia;
            no! Per la categoria è offesa a iosa
            in quanto oggetto dell'immondezzaio.
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              Scritta da: Nello Maruca

              La rondine e la rana

              All'apparire del solstizio estivo
              vaga la rondine per il ciel sereno
              e tutt'intorno inonda del garrir festivo.
              Ora repente in alto, ora s'abbassa
              or brevemente librasi, ora il terreno
              volteggiando lambe con scattante mossa.
              Nella belletta posasi per la materia
              del costruendo nido e alla rana
              che nella fanghiglia sguazza solitaria:
              Rotoli sozza e gracidi contenta
              e stai in cotanta puzzolente melma.
              In acqua, però, poi, mi rituffo attenta
              dice la rana; non tu che ne fai letto
              e giorno e notte ci rimani accolta.
              Mira il tuo sporco e ner'aspetto
              così t'accorgi che d'essa resti avvolta.
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                Scritta da: Nello Maruca

                Serenità

                Quale il motivo di serenità
                ampia sì tanto, per quanto l'intelletto
                sproni e affini intendere sol riesco
                che la Natività n'è causa sola.
                Intorno, pur al cospetto di giornate
                nebulose e fredde col sibilare
                Del vento che in altro tempo tristezza
                impone, vive nel cuore serenità.
                Quest'oggi, fitta torrenziale pioggia cade.
                Copre la nebbia tutto cose intorno.
                Plumbeo il cielo senza alcun spiraglio;
                pare sia notte mentre è mezzogiorno.
                Tutto contemplo dalla mia veranda
                col cuore colmo di tanta speranza
                e pare che al posto dell'inverno nero
                è la festosa, fiorita primavera.
                Indi mi chiedo ancora: Qual è motivo
                di sì cotanta speme? Una risposta sola:
                Natività.
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                  Scritta da: Nello Maruca

                  Omino

                  Nitido all'orecchio giunge suono
                  che dritto s'inserisce dentro al cuore;
                  arriva armonioso da lontano
                  e l'alma tutta inebria del suo odore.

                  È il saluto del picciol mio tesoro
                  d'ingenuità impastato e di bontà;
                  lucente alla mia mente è più dell'oro,
                  forte lo stringo al petto in lealtà.

                  Arriva tutti i giorni, ogni mattina,
                  rinnovasi ogni dì nei miei pensieri.
                  All'improvviso appare la personcina
                  come ogni giorno, come apparve ieri.

                  È la figura di quel dolce Omino
                  che nella mano mi dà la sua manina:
                  La tengo stretta lungo il mio cammino
                  e il gesto lo ripeto ogni mattina.
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                    Scritta da: Nello Maruca

                    CXLI

                    A passo leggero, cadenzato e lento
                    Monaco domenicano a veste bianca,
                    barba lunga e andatura stanca
                    movesi ver me in fruscio di vestimento.

                    I lenti passi a mala pena sento
                    e sol lo scricchiolio della mia panca
                    Fa sì che lo mio udito si rinfranca,
                    così ravviva in core lo lenimento.

                    Movenza delicata, fare cortese
                    La mia tra le sue mani va carezzando
                    e lievemente un sussurro manda:

                    Il padre priore, il frate venerando
                    Che il peso vive delle tue attese
                    Domani appagherà la tua domanda.
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