Poesie inserite da Nello Maruca

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Scritta da: Nello Maruca

La sfortuna

Se di palazzi, case e appartamenti,
se di ville e terreni ubertosi
e di estesi, proliferi prati erbosi,
di greggi e mugghianti armenti
avessi di tal possidenza poca contezza
e se di seno fossi d'altra razza
or non potrei qui dire di mia stanchezza
ché alcuno dire mai avrebbe osato
cosa che male avrei poi sopportato
e avrebbe al mio cospetto ebbrezza
non certamente per sua contentezza
ma per lo stato della mia altezza.
Di ciò la dea bendata non mi fè dono
indi sul dorso m'ho fulmine e tuono.
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    Scritta da: Nello Maruca

    L'indifferenza

    Era d'inverno il dì che mi fu luce,
    lungi il papà mio a servire il Duce
    che portò guerra là, dov'era pace
    con avidità d'uccello rapace;
    In quella Terra D'Africa Orientale
    che per l'italica gente fu fatale.
    Era di venerdì l'infausto giorno,
    lenta la campana dava il mezzogiorno,
    poi, il vento sibilava acutamente
    mentre la sera avanzava lentamente.
    Di fulmini brillava il cupo cielo
    e tutt'intorno era freddo e gelo.

    Era carestia totale, la più profonda.
    Indotta dalla circostanza immonda
    per quella guerra sciagurata e dura
    che cacciò la gioventù dalle sue mura.
    In questo clima squallido e miserando
    la vita mia s'incamminò arrancando.
    Man mano che m'avanzava io negl'anni
    piangere vedea mamma per gli affanni,
    mentre mi carezzava il volto dolcemente
    mi ripeteva, stanca, tristemente:
    Nato sei in miseria e nell'inferno
    chissà se pace avrai, tu, qualche giorno!

    Era lo stato che da marmocchio vissi,
    precari i giovanili anni pregressi,
    e ora che m'affaccio all'età vetusta
    anche la vecchiaia appare guasta.
    Perché mi si domanda? È presto detto:
    L'epoca cui viviamo l'uomo ha corrotto
    per cui pur quelli che ti stanno in petto
    di stima, pure loro, fanno difetto.
    Così gli affetti che mi stanno a fronte
    Pur'essi, mio sangue, sono indifferenti.
    Degli altri se ne faccia un fascio solo:
    tutti d'accordo, man lasciato solo.
    Morrò con dolore dentro il cuore
    per mancanza d'affetto e loro amore.
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      Scritta da: Nello Maruca

      La forza dell'afflizione

      Se di male e di tormento nel percorso
      di sua vita non avesse conoscenza
      lui, di certo, l'uomo dico, non saprebbe
      cosa e come è la pazienza. Per mancanza
      d'essa, quindi, corto pure d'esperienza
      ma ancor peggio, maggiormente, di speranza.
      Or si sa, il patimento è qualcosa
      d'avvilente ma anche, e par non vero,
      dona in dono la virtù della pazienza.
      Indi, allor si concatena l'esperienza
      alla speranza che dà forza e resistenza
      nel periglio, nel tormento e nel travaglio.
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        Scritta da: Nello Maruca

        La fiammella

        Con lo sguardo del pensiero
        il remoto ho visitato
        del tuo cuore innamorato.
        In un angolo sta scritto
        quel ch'è noto nel di fuori:
        Il bel sogno ho coronato
        con l'amico e con l'amato.
        Son felice, son contenta,
        sono piena di speranza.
        È profonda del mio amore
        la radice nel mio cuore
        e mai alcuna circostanza
        tal'affetto incrinerà.
        Solo l'ultimo respiro
        la fiammella spegnerà.
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          Scritta da: Nello Maruca

          La forza dell'amore

          Quando ch'avvenne ch'eri nel patibolo
          e più da presso starti ti dovevo
          fu allora che caddi da sul trampolo,
          forza non ebbi e al male soggiacevo.
          Pur negli sforzi che mal custodivo
          cercavo apparire quieto e disteso
          ma dolce, più sovente, la tua voce udivo
          che mi spronava ad essere men teso.

          Tu domandavi, quasi non sentivo,
          con gli occhi m'imploravi: Io fremevo,
          volevo in quei momenti esser non vivo;
          in cuore avevo te e te vedevo
          nel grand'affetto che per te portavo.
          Un attimo e spariva il delirio,
          per poco, quasi, calmo ritornavo
          e s'imponeva d'abbraccio il desiderio.

          Ma nel cercare di formular lo slancio
          l'incubo dentro al cuor rigenerava,
          l'animo ribolliva, mi bloccava
          e nel dispero ancor lo trainava.
          Nell'impotenza a discostar pensiero
          dentro qualcosa mi struggeva il cuore
          e nella finzione e non nel vero
          sforzo teneva a dimostrare amore.

          Vero quel sentimento sincero e puro
          fu lo supporto a ritrovar la via
          a rivedere nel venir futuro
          quant'ancor dolce il vivere dolce sia
          e la cagione ch'era del malore
          fu pian pianino a margine riposta
          e l'amore il posto prese al dolore
          donando al male, indi, ferma risposta.
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            Scritta da: Nello Maruca

            L'amico

            Se in disgrazia per sfortuna cadi
            E aita chiedi a quello ch'è tuo amico
            Allora conoscere puoi quant'è sincero.
            Se alle tue necessità dona calore
            Di certo è sincero e amico vero
            Ma se, di contro, si squaglia e cerca
            Scusanti mancando del suo aiuto
            Non è amico vero ma bacato
            E somiglia a mela ch'è lucente fuori
            Ma dentro è marcia e d'invertebrati
            Laidi succhioni è popolata.
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              Scritta da: Nello Maruca

              L'abbandono

              Nelle tristi passeggiate estive
              solo mi trovo presso quel ruscello
              laddove era tutto lustro e bello
              mentr'ora appare sterile e brullo
              per la tua assenza, mia soave stella,
              e pure le foglie che son verdi e vive

              paiono mosce, penzolanti, smorte.
              Ti dipartisti e più non ritornasti,
              provocato in cuore m'hai enormi guasti.
              Sono certo, non a male lo facesti
              se dentro tieni quei sentimenti onesti
              d'allora che amore giurasti fino a morte.

              Certo è la sorte che ti tien discosta,
              non scema, però, la pena dell'abbandono
              giacché sognato sempre avea in quel dono
              ch'avere la donna amata spera ognuno;
              sentirsi gratificato, essere qualcuno
              d'aver seco l'amata di carezze desta.
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                Scritta da: Nello Maruca

                L'abisso

                In vetta mi restavo all'alto monte
                dalle pareti lisce, strapiombate
                e tutt'intorno v'era un fosso nero
                per quanto che potea vista mirare.
                Solo mi stavo lì, senza speranza
                tremante per lo freddo e di paura;
                le membra anchilosate, solo tormento,
                il corpo mal reggevano le gambe
                e la vista si spegneva lentamente.
                Il cuore, di vita, in petto dava
                segnale per forte, velocissimo pulsare.
                Tremante, stordito, impaurito per tempo
                mi restai quando, qual fulmine, aprironsi
                le porte del cervello e dolce, soave
                di luce luminosa a braccia aperte
                avvolte dal Divino, azzurro Manto
                la Celeste Maria m'appar di fronte.
                In un abbraccio mi stringe dolce e caldo
                e mi riporta per lo sereno cielo,
                a braccia aperte a mò di rondinella
                oltre l'abisso periglioso e nero
                in pianeggiante, odoroso, erboso prato.
                Mi giro, non è più,. Nel nulla s'è dissolta.
                ed io all'alto Cielo volto lo guardo
                per lo scampato periglio e la serenità
                che dentro m'ero, così, pregai: Veneranda
                Madre! O Divina!. Un respiro vicino:
                Era mia moglie: Tutto fu un sogno.
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                  Scritta da: Nello Maruca

                  Il denaro

                  Mai grand'amore per il denaro ebbi
                  tanto che poco e male lo conobbi;
                  m'accorgo, ora, però, che mancando esso
                  nemmanco il necessario t'è concesso.
                  Vero che la felicità non la precetta
                  ma di piaceri, sì, fa grand'incetta.
                  Indifferente gli resta la morte
                  ma dona garanzia di buona sorte.
                  Non assicura, no, la vita eterna
                  ma dona ricchezza ed agio sulla terra.
                  Certo, beato non è chi lo possiede
                  ma il misero ginocchioni, lui in piedi.
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                    Scritta da: Nello Maruca

                    Stranezza

                    Costantemente in terra l'uomo è vilipeso
                    perciò, ahimè, chi vive su questo Pianeta
                    tosto, spesso, tiene voglia di giungere alla meta
                    giacché più il tempo scorre più la vita è peso.

                    Vuole il buon Dio, però, che in alto è altro Loco
                    laddove si vive eternamente in piena pace
                    dov'è quiete perenne; è luce, e tutto tace.;
                    contrario di quanto si ha in questo fuoco. *
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