Poesie inserite da Nello Maruca

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Scritta da: Nello Maruca

LXXXV

È come se quell'aula fosse vuota,
nessuno sogna di dare disturbo
a rispetto ai docenti di gran garbo.
Comincia, allora, a dire donde ti ruota.

Con la perspicacia che lo connota
Entra a dir di Garibaldi senza conturbo
E ogni cosa racconta a tutto verbo
E nei particolari si tuffa e nuota.

Indi comincia col Rinascimento
E di civiltà letteraria e artistica
Ampio ridonda di ragionamento.

Qual'avvocato che accora arringa
E nel caloroso dir tien forma stilistica
Sciolta, così, è d'egli la sua lusinga.
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    Scritta da: Nello Maruca

    LXXXIV

    Vorrei avere da te l'impressione
    Di questi mesi dati a sgolamento
    Sperando aver dato sostentamento
    Dilla tu, ora, però, la lezione.

    Comincia a darci di Storia ogni ragione
    Di Garibaldi parla e del Rinascimento
    Dando, fin'oggi, il completamento;
    di quanto chiesto dona specificazione.

    La prima giornata è di torchiatura,
    ne saranno altre, ancora più dure
    alfin che non cadiate a bocciatura.

    Quanto, perciò, facciamo non è dispetto
    Ma arricchire voi di doti e culture
    Perché v'abbiamo a massimo rispetto.
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      Scritta da: Nello Maruca

      Il Portento

      Se davvero sei un portento
      E rimani sempre attento
      Restar devi ognor contento
      Pur se storto soffia il vento.

      Se invece, ahimè, t'ammosci
      E l'ardir non riconosci
      E il tuo io, indi, tradisci
      Sol perché non lo capisci

      Caro portento te lo dico:
      La corteccia hai del fico.
      Se t'incunei in questo vico
      Rimarrò comunque amico

      Perché inciso è nel mio cuore:
      tanta stima e fratern'amore.
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        Scritta da: Nello Maruca

        Il benessere

        Quando l'essere umano cullato
        è del benessere non tien nemico
        che lo sprezza o ingiuria. Tutti parenti,
        tutti cortesi amici, e ognun s'affretta
        a tessere artificioso plauso.
        Chiunque lo tratta da grande signore
        ancor più se fosse principe o duca.
        Largo si fanno insigniti e codardi
        per rimanere accosti a sua signoria.
        Se coincidenza vuole che fortuna
        allenti stretta della sua cintura
        allora perde quell'uomo amori,
        grazie ed onori e tutti quei parenti,
        amici e serventi non uno ne rimane
        a lui vicino ché veloci si squagliano,
        volan via, e non più saluti, inchini
        e reverenze ma maldicenza, perfidia
        e molta spregiudicata irriverenza.
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          Scritta da: Nello Maruca

          Discernimento

          Quando l'anima mia dal nero avello
          trasla entro il dantesco nono cerchio
          dell'inferno e consuma nell'attizzato
          fuoco rovente, entro lo tuo cervello
          luce tramuta qual'immagine l'occhio
          e solo allora discernimento avrai
          del peccator che t'ha curato e tanto
          supportato. Soltanto allora sprezzo
          terrai del velo che le pupille t'ha
          per tempo chiuso, scosta tenendoti
          e lontana da chi entro t'avea in cor
          dolente e nella sua anima piangente.
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            Scritta da: Nello Maruca

            La Leggiadria

            Dolce immago leggiadra donzelletta
            Da tondeggiante capo da lunghi
            coperto capei castano scuro
            appena cadenti su serena fronte,
            palpebre ondeggianti, cerulei occhi,
            greco nasuccio conferente stile
            a visino liscio, modellato
            da mento ovaleggiante,
            ben formato con su boccuccia
            da carnose labbra sorridenti,
            da prosperoso curvo seno
            a snella vita
            il tutto coronato vedo.
            È natural bellezza in esso
            affissa, al cui cospetto
            umanità resta perplessa
            e nell'opposto sesso
            in vena il sangue trilla.

            In luogo dei capei castano scuro
            teschio deforme è;
            laddove occhio ceruleo
            era favilla trapela buco nero,
            fondo, orrendo al par di sito
            cui pria era di spicco
            bocca da carnose rosseggianti
            labbra.
            Lungo quei ch'erano fianchi
            di crisma infusi penzolano,
            a lato, due ossei arti
            ch'orripilazione hanno
            su corpo tutto.
            Ov'erano due lunghe,
            tondeggianti gambe or sono
            due stinchi, disdegno
            dell'uman vivente.

            Questo d'ossume gli occhi
            della mente vedono allato.
            Ah! Dove finita è leggiadra immago!?
            Come divina natura oprare
            puote mutazione sì tanta?

            Alito è leggiadria che passa e va,
            non spirito che in corpo sta
            per proseguire, poscia,
            l'andar su le celesti vie.
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              Scritta da: Nello Maruca

              La bestia

              Il mese Mariano, a tutti è noto
              riempie le mangiatoie del loro vuoto;
              sia d'erba che di fiori e pur d'ortaggio
              avea scarsezza, però, quel mese di maggio
              assai pur'acqua quell'anno n'era poca
              ch'ogn'essere vivente averla invoca:
              E, allora Iddio ch'è bontà infinita
              avea dilemma: A chi non dar la vita?

              Aveva, Egli, già stabilito quanti
              viventi in terra esser presenti
              indi correggere specie potea di qualità
              senza, peraltro, muoverne la quantità.
              Fu così che nel fare degl'asini la conta
              alfine non rendere a nessuno onta
              una unità la trasformò d'aspetto
              lasciandogli di bestia l'intelletto.

              Nacque così quell'essere corrotto
              ch'accaffato posto d'elemento dotto.
              Mostra d'umano tiene sol la scorza,
              ogni suo atto è belluina forza.
              Porcara prima, yena fu di poi
              onta cosparge su ognun dei suoi
              ché sua esistenza pari è a bubbone
              tiranna come di Fère fu Giasone.
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                Scritta da: Nello Maruca

                Fuggiasco

                Col nodo in gola,
                spezzato il cuore,
                tremante di sconforto
                e di paura
                su incerto legno
                con acque minacciose,
                turbolenti
                sferzanti i fianchi
                esule desolato
                strascicante va.

                Trepidante alfin
                su sconosciuto suolo
                approda
                e pausa che generoso
                cuore ad esso va.

                Or se l'umanità
                Fosse men cruda
                E se un poco d'amor
                Tenesse in cuore
                Né tu, né io e nessuno
                Terremmo corpo
                E anima a digiuno.
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                  Scritta da: Nello Maruca

                  Prisma

                  Certo cosa non è gratificante
                  disfare tutto quel che pria è fatto,
                  imporre altro pensiero alla tua mente
                  quando concluso avea il primo atto.
                  Quarta è questa fatica che su foglio
                  appresto e che la precedente rende straccio
                  e della cosa assai molto mi doglio
                  ch'era lavoro caldo, non di ghiaccio.
                  Quella che prima era è cestinata
                  e la fatica tutta andò sprecata;
                  loco ha trovato nell'immondezzaio
                  perché scontrata s'è col ferro e acciaio.
                  Quando fu scritta curvo era il soggetto
                  ch'era stordito, stracco ed avvilito;
                  d'egli si parlava come d'oggetto
                  e ognuno lo credea spento e sfinito.

                  Perciò la mente mia che non è lesta
                  confusa fu a seguir quell'altre teste;
                  però l'ha fatto con la penna mesta
                  sapendo quelle d'innanzi poco vaste.
                  Ora sta qui a dettar quest'altro scritto
                  pensando onesto dire del rovesciato
                  perciò rinnega quel che pria avea detto
                  e della medaglia volta l'altro lato.
                  Di perspicacia ognuno esiti porta,
                  furbizia, capacità, ingegno e dote.
                  Pochi, però, quelli con mente accorta
                  trascinatori di carro senza ruote.
                  ardua appare di già detta condotta
                  che impossibile par tirare all'erto.
                  nemmeno il cane rimorchiator di slitta
                  e quanto lui trascinatore esperto.

                  Quando parea nei fondi abissi neri
                  avvolto in una nuvola volante
                  portassi innanzi a degli accesi ceri
                  e a muto appello sibilò: Presente.
                  Confusi furono tutti quegli astanti
                  all'apparir di sì tale fantasma
                  che con felino sbalzo passò avanti
                  sviando le lor menti, come luce prisma.
                  Posto occupa, ambito, alla Provincia
                  e della cosa è fatta risonanza.
                  Guai se qualcun s'accosta, se lo lincia
                  a scapito di pazienza e d'eleganza.
                  contestatori in loco ne son tanti;
                  inermi sono i più, imberbi e mosci.
                  Pensansi grandi e scarsi sono talenti,
                  se sol li guardi tal li riconosci.
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