Sortilegio
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...nel farlo la sua bocca assunse la forma di un cuore:
"No".
Rimasi immobile osservandola mentre proseguiva da sola. Però vedendo che si allontanava e che ero sul punto di perderla, dopo tutto quello che avevo fatto per trovarla, provai una specie di rabbia che mi spinse a raggiungerla di corsa:
"Dimmi almeno il tuo nome" supplicai.
Eravamo all'inizio del viale dei tigli. Questa volta le sue labbra si mossero in un impercettibile sussurro: "Loretta".
In questo modo iniziai la conversazione con lei.
Percorremmo tutto il viale, fino a una villetta dove ella entrò per pochi minuti. Uscì insieme ad una bambina di quattro o cinque anni e le accompagnai di ritorno fino alla chiesa, felice di starle accanto, di poterle parlare.
Non era un dialogo vero e proprio; lei rispondeva a monosillabi senza guardarmi, ma sembrava prestare attenzione a ciò che dicevo.
Poche volte riuscii a farla sorridere. Quando ciò accadeva lei si voltava verso di me. I capelli lunghissimi frusciavano, le labbra piegate verso il basso assumevano la forma di un cuore. Intorno a noi la penombra azzurra, il silenzio, il profumo intenso del gelsomino.
Questi semplici avvenimenti mi procurarono una voluttà per la quale provo, anche a distanza di ... [segue »]
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