Un ragazzo calabrese

Capitolo: La mia Calabria.

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...mia madre mi seguiva, attraversammo in silenzio il cortile ed entrammo in casa.
Mi sentivo impazzire! Avevo voglia di distruggere tutto! Mia madre aveva ingannato la mia adolescenza, mi aveva fatto perdere la mia dignità personale! Mi aveva trattato come un bambino. Avevo voglia di suicidarmi, non volevo più vivere. Non potevo guardarmi allo specchio e non vedere il volto di Rossella ella mortificato, bagnato di lacrime mentre mia madre con estrema crudeltà la chiamava puttana.
Che diritto aveva di giudicare e calpestare i mie sentimenti e quelli degli altri.
Mia madre era rimasta nella sua era, l'era dell'analfabetismo. Quasi tutti gli italiani erano analfabeti, l'analfabeta, non è istruito, quindi ragiona d'istinto, come le bestie. La madre doveva proteggere i suoi cuccioli. Ma non aveva capito che io non ero più un cucciolo. Avevo una dignità, a 18 anni non potevo sopportare ancora le angherie degli adulti e le punizioni. Mia madre non se nera accorta che io ero diventato un uomo e come tale avevo la mia personalità e la mia dignità.
Non potevo continuare a vivere in quella famiglia che come sempre vive alla giornata in una Milano che non era la Calabria.
Il furto

Io avevo perso la ... [segue »]
Composto sabato 17 dicembre 2016

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