il figlio del destino
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...pareva che provenissero dalla tela. Accese la luce per potersi rendere meglio conto di ciò che stava accadendo. Il mare, prima calmo, ora sembrava agitato ed i ragazzi scappavano via per il mal tempo che si avvicinava impietoso. Tra le mani, tra quelle strane luci, la cintura di Luisa mostrava una parte cucita meno bene dell'altra. Forse era lì che Luisa aveva custodito la sua lettera.
E fu così.
La lettera
Alberto, con molta attenzione, cercò di aprire una parte della cintura. Una busta, accuratamente piegata, si svelò ai suoi occhi. Ne riconobbe subito la grafia, altalenante a tratti, precisa altre, con caratteri mai eccessivamente grandi o piccoli, comunque incostanti.
Le dita sudate, a quel freddo contatto, sembravano soffocare l'ultimo organo ancora vitale di Luisa. Una sensazione strana invadeva la sua anima, forse, ancora una volta, Luisa stava entrando nella sua.
Gli occhi iniziarono a scorrere sulle righe, con la lentezza di un vecchio treno a vapore che tra fumo, sbuffi e rumore di ferraglia, inizia lentamente a muoversi. Senza spere se si fermerà o inizierà a correre. Veramente.
" Ciao Alberto,
Se stai leggendo questa lettera, vorrà dire che non ce l'ho fatta a vederti.
Sono trascorsi tanti anni, troppi.... [segue »]
dal libro "Il figlio del destino" di Bartolo Fontana
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