il figlio del destino
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...fretta si slacciò una scarpa e si appoggiò ad un muro per tenersi in equilibrio e a provare di riallacciarla. Di fronte al suo viso, sulla parete, l'impronta di un'insegna, conservava i caratteri ancora del suo tempo, nonostante gli anni trascorsi: "Hostaria da Cesare".
La vita, certe volte, è davvero strana.
Quello era il locale della loro prima sera, del loro primo appuntamento, la sera del Sistina.
Il Destino aveva deciso di divertirsi ed Alberto accettò, di buon grado, la sfida.
Individuò una vecchia cassa da frutta e provò a sedersi, poi con lo sguardo, cercò di ricostruire il luogo esatto di dove, quella sera, lui e Luisa, si trovassero esattamente. Non era molto distante, forse neppure mezzo metro. Alberto spostò l'incerta cassa immaginando di sedersi di fronte a Luisa.
"Sei mai stato innamorato, Alberto?", chiese lei.
Credo di sì, anche se facevo fatica a rendermi conto di ciò che stavo vivendo, provando. Almeno in quel momento ".
" Risposta spontanea ma poco chiara "sentenziò.
" Quando vivi una storia, tu pensi di amare e poi, dopo, quando finisce, scopri che non era amore. Allora adotto un metodo per capire se è stato vero amore ".
" Questa è bella,... [segue »]
dal libro "Il figlio del destino" di Bartolo Fontana
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