il figlio del destino
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...totale abilità, lasciando Alberto inebetito, praticamente.
Si incamminarono verso l'auto mentre Alberto elargiva sorrisi idioti in mancanza totale di parole.
All'improvviso Luisa si fermò.
Alberto non sapeva che interpretazione dare alla cosa, in bilico tra una torre e la cima di una piramide. Doveva solo scegliere da quale delle due altezze cadere. Ma quale sarebbe stato il senso della preferenza non fu dato sapere.
"Non ho voglia di andare a teatro. Portami in giro per Roma, andiamo a cenare in una bettola. Ho voglia di passeggiare lungo il Tevere".
Inizio di serata prevedibile per una donna imprevedibile come lei.
Dall'altra parte della strada, due ragazzi amoreggiavano tra sghignazzamenti vari. Ricchi della loro età e di quell'amore che, in quel momento, era eterno.
Alberto li chiamò, chiedendo di raggiungerlo.
Stupiti ma incuriositi, si avvicinarono prudentemente. Alberto allungo il suo braccio con qualcosa tra le dita. I due temettero che si trattasse di un'elemosina.
Alberto intuì subito l'equivoco che stava per sorgere e sottovoce disse:
"Sono due biglietti per il Sistina, questa sera. Io e la signora preferiamo passeggiare. Ci farebbe piacere se una coppia, come la vostra, prendesse i nostri posti. Tutto qui".
Il giovane mi guardò interdetto cercando nello sguardo di ... [segue »]
dal libro "Il figlio del destino" di Bartolo Fontana
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