il figlio del destino
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...verdi.
Cosa bisognava scrivere, a questo punto, sul bigliettino?
Certi uomini sono come quei marinai che si temprano alla salsedine, al vento, alle burrasche, alle notti senza luna: "Passerò a prenderti questa sera alle 20,30. Alberto".
Questo scrisse.
Luisa
La sua camera, il suo quadro.
La realtà lo riportò violentemente a quel momento. Alberto non aveva mai sottovalutato il fascino di quella tela e non a caso era il suo dipinto preferito.
Era il periodo in cui si rincorrevano firme note, nomi che dessero prestigio a quelle pareti di una casa fin troppo vuota.
Il pittore di quel dipinto era invece ignoto, di lui non si sapeva assolutamente nulla.
Eppure la maestria usata nel destreggiare il pennello era tale da infondere allo spettatore una calma, una tranquillità che approdava in una mistica saggezza.
Come certi oggetti, impregnati delle nostre stesse molecole, pareva far parte della vita dell'uomo. Finora rendersi protagonista in determinate scelte di vita.
L'abito della donna, efficacemente colorato da un rosa tenue diventava di volta, in volta, sempre più scuro. Tendente quasi al rosso.
Sarà stata la luce del pomeriggio, forse col suo oro, che si spandeva come lenzuola al vento nella silenziosa camera.
I ragazzi raffigurati che prima ... [segue »]
dal libro "Il figlio del destino" di Bartolo Fontana
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