il figlio del destino
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...giocavano a palla, parevano essersi quietati, quasi fermi a riposarsi.
Il mare del piccolo porto, poco distante dal vecchio marinaio, ondeggiava progressivamente lasciando presagire un inatteso vento di maestrale. Da un comignolo, nascosto tra le case, sembrava uscire un sottile filo di luce, in preparazione di una misericordiosa cena. In quella tela tutto stava nascendo, sebbene tutto sembrasse morire.
Ma non è un caso se una fine, a volte, può rappresentare solo l'inizio.
Una cosa, comunque, era certa, su quella tela, tra quella tecnica mista tra olii, tempera e acquerello, una vita stava nascendo. Di chi fosse non era dato sapere. Per il momento.
Alberto decise di andare in commissariato per chiedere di poter fare il riconoscimento della salma. Lo avrebbero accompagnato, poi, al vicino ospedale per la procedura di rito.
Doveva anche studiare una diavoleria per riuscire ad entrare in possesso di quella benedetta cintura di cui Luisa aveva fatto cenno.
Dopo un discreto, quanto comprensibile, interrogatorio, l'ufficiale di polizia acconsentì affinché Alberto potesse procedere al riconoscimento.
Era preso dall'agitazione più totale ma, nonostante questo, sapeva bene che doveva rimanere calmo, freddo, soprattutto lucido.
I passi lenti ma decisi in quel tetro corridoio, emanavano un odore acre confuso al ... [segue »]
dal libro "Il figlio del destino" di Bartolo Fontana
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