il figlio del destino
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...peculiarità, il cosiddetto attimo.
Si avvicinò con garbo alla donna, ponendo in avanti il suo petto per raggiungere un tono più confidenziale ma attento. Impostò il diaframma affinché la voce acquisisse una maggiore dolcezza nei suoni senza apparire stridula, fastidiosa. Il suo tono non era implorante, tanto meno supplichevole, eppure donava all'ascoltatore molta enfasi:
"Signora - iniziò con la lentezza di un antico locomotore a vapore - io capisco bene che lei non sia in grado di fare miracoli, purtroppo, ma sappia che da lei dipende l'inizio o la fine di un amore, di un grande amore.".
A quel punto, la donna alzò, per la prima volta lo sguardo dal tabellone che sembrava incollato al suo viso. Iniziò a guardarlo con aria truce ed Alberto intuì che avrebbe dovuto continuare a parlare prima di essere schiacciato da quella figura informe quanto misteriosa. Anch'ella.
"Sono follemente innamorato di una donna. Sono timido e non so come fare per farglielo capire. Mi sembrava carina l'idea di mandarle dei fiori accompagnati da due biglietti per lo spettacolo. Le musiche mi avrebbero aiutato a creare un'atmosfera. Ci saremmo stretti la mano, avrei potuto farle sentire i battiti del mio cuore ma soprattutto farle capire ... [segue »]
dal libro "Il figlio del destino" di Bartolo Fontana
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