il figlio del destino
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...più. Lo avevo previsto. Ora però, devi ascoltarmi attentamente: tu sei l'unico che potrà fare il riconoscimento del mio corpo. Quindi, quando sarai accanto a me, dovrai prendere la mia cintura, senza che nessuno lo noti. All'interno troverai una lettera che ti riguarda. Dopo che l'avrai letta, capirai molte cose".
Alberto ebbe l'impressione di aver commesso più errori in quelle ultime tre ore che in tutta la sua intera vita: avrebbe dovuto insistere di più durante quella sua breve telefonata e, forse, non sarebbe morta. Si era mosso con lentezza, aveva dato priorità a cose futili. Luisa non poteva e non doveva lasciarlo così. Ancora una volta, Luisa aveva avuto l'abilità di mischiare le carte in tavola, eppure era Alberto a sentirsi il croupier.
Momenti, ricordi, attimi, sapori.
Il corteggiamento.
Quella sua voce squillante al rientro in albergo accompagnata dai movimenti sinuosi di quel corpo felino, elargendo classe, fascino, femminilità a chiunque la sfiorasse.
Luisa era la classica persona, ancor prima che donna, che possiede qualcosa di vitale, indescrivibile.
Ma sarebbe stato Alberto all'altezza di gestire questa situazione?
Di lei continuava a non sapere ma, soprattutto, non capire nulla. Di lui, invece, numero di telefono compreso, lei sapeva già tutto.
Rientrò ... [segue »]
dal libro "Il figlio del destino" di Bartolo Fontana
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