il figlio del destino
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...senza lasciare il tempo, dall'altra parte, di fare nessuna domanda.
La donna fu più veloce, conoscendo i tempi del suo capo:
"Non le ho lasciato nessun messaggio, dottore. Comunque stia tranquillo, penserò a tutto io. Mi dica piuttosto se c'è qualcosa che possa fare per lei".
Alberto ringraziò e mentre la congedava, dall'altro capo del telefono, tornò nuovamente a guardare il display dell'apparecchio.
Un pensiero scosse violentemente il suo animo ed un sudore freddo si impossessò della sua fronte.
Avvicinò la cornetta all'orecchio per ascoltare il messaggio.
Anche le mani erano bagnate e la tensione gli fece perdere il controllo tanto da far cadere il telefono tra le pieghe della poltrona.
Si sentiva in preda al panico, aveva bisogno di un bicchiere d'acqua. Così come un pesce quando ha bisogno di respirare. Appoggiò il grosso bicchiere sul tavolo poco distante da lui e tornò a sedersi nuovamente.
Ora il telefono era ben saldo tra le sue mani. Osservò, ancora una volta, il quadro. Cercava tempo, aiuto, una risposta logica quanto diversa da ciò che si aspettava ma, soprattutto, temesse.
La figura di quella donna nel dipinto, appariva più nitida. Si riusciva, quasi, a intravvedere il colore del vestito, rosa molto tenue,... [segue »]
dal libro "Il figlio del destino" di Bartolo Fontana
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