il figlio del destino
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...gli era sempre più irrespirabile. Si accorse, controllando il telefonino, che il segnale aveva ripreso e provò a chiamare Luisa. Il telefono finalmente squillava, ma senza risposta.
Pensò, nell'agitazione, di aver composto male qualche numero e lo rifece. Nuovamente nessuna risposta.
Ancora pochi metri e quell'incubo sarebbe terminato, avrebbe rivisto la sua Luisa. Ancora una volta si rese conto di quanto questa donna fosse stata importante nella sua vita.
Nuovamente ritornò quell'assordante suono di sirene ma stavolta le autombulanze erano diventate tre. La folla aveva mutato il passo, iniziò a correre. Si iniziava a respirare uno strano senso di paura, di panico.
Le voci della gente avevano cambiato il tono, sembravano concitate, eccitate, impaurite.
"C'è stata una rapina!" Urlò una donna.
"No, hanno tentato di rubare un'auto ed il proprietario ha sparato al ladro!".
Oramai era inutile per Alberto cercare di capire, la Stazione era a pochi metri.
Intanto la confusione cresceva e la gente pareva che stesse impazzendo, tutti correvano alla disperata senza un'apparente meta. Tutti che seguivano tutto. Il solito branco.
Le auto della polizia fecero irruzione all'interno della stazione, alcuni poliziotti iniziarono a correre.
Si aggiunsero due autoambulanze ed Alberto decise di sfruttare la scia di queste ... [segue »]
dal libro "Il figlio del destino" di Bartolo Fontana
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