il figlio del destino
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...sul pacchetto di sigarette, aggiungendo una parola illeggibile, quasi un geroglifico, volutamente.
Lei, donna, non riuscì a nascondere la sua curiosità.
Alberto stava diventando nuovamente padrone della situazione e mentre stava assaporando il sapore di questa apparente vittoria, la voce di Luisa era già lontana mentre gli augurava la buona notte.
Il suono di una sirena di un'autoambulanza lo riportò bruscamente alla realtà del momento: Luisa lo stava aspettando alla Stazione Termini e lui era molto in ritardo.
La mattinata, con tutti quegli imprevisti, stava trascorrendo alla velocità della luce, fuori da ogni spazio e tempo. Il sole scaldava l'abitacolo dell'auto ed un senso di disagio opprimeva ogni cosa che si muovesse attorno. Uno strano sudore traspirava dalla sua pelle e provò ad asciugarsi il volto con un piccolo fazzoletto refrigerante. Come un'oasi nel deserto, ebbe la sensazione di tornare a vivere.
Il telefonino riprese a squillare, era Carla:
"Ha chiamato la signora di questa mattina, voleva avere notizie, sapere da quanto tempo lei fosse partito. Mi è sembrata molto in ansia, mi ha chiesto il numero del cellulare e spero di non aver commesso una stupidaggine nel darglielo. Ovviamente mi sono fatta dare anche il suo numero, così la può ... [segue »]
dal libro "Il figlio del destino" di Bartolo Fontana
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