il figlio del destino
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...crea misteriose magie, si sa. Una grande energia si impossessava del suo corpo fino a conquistarne la mente e il passo che lo avrebbe condotto in uno stato d'estasi sarebbe diventato naturalmente breve. Una droga dello spirito a costo zero, ripeteva a se stesso.
L'auto, fedele oggetto di ferro, era lì che pazientemente attendeva il suo padrone.
Alberto riprese la ricerca delle sue chiavi e mentre continuava la sua caccia al tesoro, si accorse che i vetri dell'abitacolo erano inspiegabilmente appannati.
Proprio non capiva quello strano fenomeno e, per di più, le sue chiavi erano introvabili.
Poi, improvvisamente ma lentamente, uno sportello si aprì come per magia. Una mano lunga e affusolata lo accompagnava, emanando un profumo intenso ma che si accostava stranamente bene a quello della pioggia.
Alberto rimase immobile, paralizzato. Sembrava che stesse iniziando a capire ma lo spavento era stato più forte della sorpresa e doveva, dunque, resettare quello stato d'ansia e provare a recuperare la sua proverbiale lucidità.
"Accomodati, prego", era Luisa.
Alberto incominciava a comprendere che quella donna non avrebbe, in futuro, mai smesso di stupirlo. Questa fulminea considerazione gli fece sentire il peso e l'importanza del momento.
"Ma come hai fatto a salire?".
"Semplice,... [segue »]
dal libro "Il figlio del destino" di Bartolo Fontana
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