il figlio del destino
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...fila, sbaragliando quella massa di nuvole che, fino a pochi minuti prima, sembravano un muro impenetrabile.
Era così forte la sua luce che Alberto avrebbe potuto guidare anche a fari spenti.
Luisa continuava con le sue divagazioni, ma era difficile comprendere il senso delle sue espressioni. Loquace ma ermetica, estroversa ma solo in apparenza. Come tutti i veri estroversi, forse.
L'auto raggiunse in un baleno l'albergo, tanto che Alberto si stupì anche di questo. Sembrava essere davvero una serata stregata.
"Grazie, Alberto" congedandosi.
"Come restiamo, scusa?" Chiese l'uomo, sempre più interdetto.
"Vorrei rivederti" aggiunse con voce flebile.
"Tu credi ai colpi di fulmine, Alberto?" Chiese inaspettatamente, ancora una volta, da cogliere di sorpresa anche il più esperto dei toreri.
"Credo che sia sempre la donna a scegliere" ma già presagiva, per usare un eufemismo, l'osservazione di Luisa.
"E cosa c'entra? Io ti ho chiesto un'altra cosa, sto parlando dell'irrazionale. Quello che non puoi spiegare ma sai che è così e basta. Ma il bello è che sai che, volendo, puoi crederci".
Alberto sembrava un pugile suonato nell'angolo del ring e senza più forze rispose flebilmente:
"Non mi è mai capitato, se è questo che vuoi sapere, quindi non lo so".
"Bravo! ... [segue »]
dal libro "Il figlio del destino" di Bartolo Fontana
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