il figlio del destino
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...divertita, sembrava aver vinto un trofeo e senza proferire parola si allontanò, abbandonandolo.
Sparita, dissolta tra la nebbia di quel fumo da sigaretta.
Chi diavolo era quella donna, ma soprattutto chi credeva di essere per aver un comportamento così singolare e capace di essersi fatta dare il suo nome?
Alberto si precipitò dal suo amico per ricevere maggiori dettagli.
"Si chiama Luisa Sinclair, è una giornalista. È una femmina di animale, la vera essenza, l'incarnazione del mistero: quando credi di averla in pugno è la volta buona che l'hai persa".
Alberto aveva ricevuto conferma di ciò appena cinque minuti prima.
Il tempo di quella serata riprese a scorrere, sembrava che, dissolto l'incantesimo, tutto si fosse fermato a un tempo non definito.
Il momento del congedo definitivo avvenne alla vista della vedova Arletti. Alberto, guadagnando in fretta l'uscita, frugò nelle tasche alla ricerca delle chiavi dell'auto. Non trovandole pensò di averle lasciate nel soprabito che prese al volo senza verificare, per paura di essere richiamato dall'attempata signora.
La strada, resa lucente da una sottile ma costante pioggia, faceva da specchio alle luci delle auto che sfrecciavano incuranti dei pedoni.
Alberto amava quell'odore che definiva fragranza per sensazione, emozioni, ricordi. La memoria olfattiva ... [segue »]
dal libro "Il figlio del destino" di Bartolo Fontana
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